Una sottile trama ironica pervade l’antologica dedicata a Vincenzo Agnetti (Milano 1926-1981), in corso presso Palazzo Reale a Milano con il titolo “Agnetti. A cent’anni da oggi”, a cura di marco Meneguzzo e l’Archivio Vincenzo Agnetti.

Le oltre cento opere in mostra tracciano l’itinerario della ricerca compiuta dall’artista e intellettuale milanese tra il 1967 e il 1981.
Prima di osservare il mondo, è necessario conoscere se stessi, in alcuni casi rifacendosi il verso, autoapplicandosi necessarie dosi di autoironia, dopodiché si può aprire lo sguardo verso l’esterno.
Tale pare essere la vena portante del lavoro di Agnetti.
Elegante, irriverente, arguto, a volte raffinatamente malinconico, Agnetti, si rivolge all’altro di se stesso con ricercatezza semiologica, come in “Quando mi vidi non c’ero”, e “Quello che ho fatto, pensato e ascoltato l’ho dimenticato a memoria”.Tutto, arte e immagini, parole e materia fanno parte dell’intera opera di Agnetti, ne è esempio “La lettera perduta” del 1979; sei foto affiancate a alcune sculture in ferro raccontano con intensa spaesata arguta comicità’, l’imbarazzo di un individuo avvolto da infinite scartoffie entro le quali risulta quasi impossibile trovare l’utile documento, vero rimando alla mimica di jacques Tati.
Ciò che emerge dell’intero contesto espositivo, è la coerenza e l’unitarietà del lavoro di Agnetti che, nonostante i numerosi riconoscimenti a livello internazionale e l’apertura di uno studio a New York, ha sempre alimentato legami con artisti quali Manzoni, Gianni Colombo, Melotti, Parmeggiani e Castellani che nel 1968 gli disegnò la copertina del romanzo “Obsoleto”.

Agnetti. A cent’anni da oggi
Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
Fino al 24 settembre
Orari: lunedì 14,30-19,30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9,30-19,30
giovedì-sabato 9,30-22,30
Ingresso libero.