Una visita a Paris Photo è certamente un’occasione privilegiata per capire dove sta andando la fotografia – e il mercato che le ruota attorno – a livello internazionale. La prima constatazione, tuttavia, è piuttosto amara: la fotografia italiana risulta quasi del tutto assente, un vuoto che pesa soprattutto in un contesto così rappresentativo e che interroga sulla capacità del nostro sistema culturale di sostenere, promuovere e valorizzare i suoi autori.
Colpisce invece la forte presenza di opere vintage e stampe alla gelatina d’argento, insieme a una rinnovata attenzione per tecniche antiche e processi lenti, materiali, meditativi. Non si tratta di un ritorno nostalgico, ma di un confronto necessario con la storia e con l’essenza fisica dell’immagine. In un’epoca di sovrapproduzione visiva, la scelta di processi più consapevoli ribadisce la centralità del pensiero progettuale, della costruzione lenta e ragionata, del percorso che conduce un autore a dare forma alle proprie immagini.
Meno soddisfacente è la consueta assenza dei prezzi esposti, che rende difficile orientarsi sulle valutazioni economiche attuali e alimenta l’opacità di un mercato che continua a operare secondo logiche poco trasparenti.
Accanto ai lavori storicamente radicati emergono i progetti dei giovani autori, impegnati in percorsi di ricerca personale e identitaria. Si tratta spesso di opere concettuali, dense di riflessione, costruite su stratificazioni narrative o visive. Tuttavia questa complessità rischia talvolta di tradursi in una non immediata leggibilità, complice un sistema che tende a privilegiare l’idea rispetto alla forma, il discorso rispetto all’immagine.
In parallelo cresce la quantità di immagini decorative, lavori che imitano la pittura o la grafica, e persino fotografie di gusto pubblicitario presentate come arte. È una tendenza che riflette un mercato sempre più ibrido e fluido, nel quale linguaggi diversi convivono, ma non sempre con un reale radicamento nella ricerca o nella cultura visiva.
A questo quadro si aggiunge la crisi del settore giornalistico, che ha ridotto drasticamente gli spazi destinati al fotoreportage. Molti fotografi, privati delle tradizionali committenze editoriali, hanno dovuto ripensare il proprio ruolo e orientarsi verso forme narrative più autoriali o ibride. Il racconto del reale continua a esistere, ma si trasforma: si frammenta nei social, si contamina con nuovi linguaggi, e perde la solidità sistemica che caratterizzava la stagione d’oro della stampa illustrata.
In questo scenario avanza anche la sfida dell’intelligenza artificiale, che ridefinisce il concetto stesso di immagine e apre a possibilità tecniche e concettuali inedite. La fotografia contemporanea risponde muovendosi lungo due direttrici complementari: da un lato l’esplorazione di nuove tecnologie e forme espressive, dall’altro una rinnovata attenzione alla materialità, alla cura del gesto, alla costruzione consapevole del pensiero visivo.
Il Grand Palais conferisce all’evento un respiro ampio e autorevole, così come la Ville Lumière offre un contesto ideale per una manifestazione di tale portata. Il prezzo del biglietto, a partire da 35 euro, non è certo popolare, ma la visita permette di toccare con mano lo stato della fotografia contemporanea e di confrontarsi direttamente con le sue diverse traiettorie. Si esce forse frastornati, ma sempre più consapevoli dell’importanza di seguire il proprio percorso, senza lasciarsi guidare da mode passeggere o da dinamiche imposte dal mercato.
Relazione sulle attività dell’Archivio Fotografico Italiano
In un panorama internazionale in continua evoluzione, l’Archivio Fotografico Italiano prosegue il proprio lavoro con determinazione, consapevole dell’importanza di custodire, valorizzare e rendere accessibile un patrimonio visivo che appartiene tanto alla memoria collettiva quanto al presente della fotografia.
Negli ultimi mesi sono proseguiti i programmi di digitalizzazione e catalogazione dei fondi storici, accompagnati da un aggiornamento dei criteri descrittivi per allinearli agli standard internazionali. Parallelamente è in corso l’ampliamento della sezione dedicata alla fotografia contemporanea, con l’obiettivo di documentare le nuove forme dell’immagine, la varietà dei linguaggi e la pluralità delle ricerche in atto.
Si consolidano inoltre le collaborazioni con festival, istituzioni e giovani autori, nell’intento di costruire un dialogo costante tra archivio, formazione, ricerca e sperimentazione.
Il lavoro prosegue nella convinzione che un archivio non sia soltanto un deposito della memoria, ma un organismo culturale attivo, capace di generare conoscenza, riflessione e nuova progettualità.
Claudio Argentiero/AFI
Siti di riferimento:
www.archiviofotograficoitaliano.it
www.archiviofotograficolombardo.it
www.europhotofestival.com
www.legnanofotoindustria.it






