Monza – LeoGalleries il 9 novembre  inaugura una mostra dedicata Cesare Andreoni (1903-1961), figura poliedrica e ancora poco conosciuta del Futurismo milanese. L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Archivio Cesare Andreoni, con interventi critici di Massimo Duranti e Andrea Baffoni, riunisce 15 opere tra olii e chine, molte inedite, databili agli anni Venti e Trenta.

Un artista totale nel cuore del Futurismo

Pittore, grafico, scenografo e designer, Andreoni vive nella Milano in fermento degli anni Venti, aderendo ufficialmente al movimento nel 1924, in occasione del Primo Congresso Futurista. La sua visione abbraccia l’idea di arte totale teorizzata da Balla e Depero nella Ricostruzione futurista dell’universo (1915), estendendo la creatività alla moda, all’arredo e alla grafica. Nel 1928 fonda a Milano la sua Bottega d’arte, dove realizza arazzi, scialli e oggetti decorativi, dimostrando una precoce sensibilità per il design.

Parallelamente si afferma come pittore, partecipando alle Biennali di Venezia del 1930 e 1940 e alle Quadriennali di Roma del 1935, 1939 e 1943. Nel 1931, anno della sua adesione al Manifesto dell’Aeropittura, tiene la prima personale a Genova, presentata da Raffaele Carrieri, che coglie nella sua pittura “la vibrazione dei fasci di nervi metallici” e “l’eleganza delle fusoliere”.

L’eredità di Andreoni

Come sottolinea Massimo Duranti, nel Futurismo degli anni Venti e Trenta «il gruppo milanese ebbe un ruolo centrale, e in esso spicca la figura multiforme di Cesare Andreoni».
L’artista rappresenta uno dei “luoghi del Futurismo”, secondo la definizione di Enrico Crispolti, per la sua capacità di coniugare arte e vita in una ricerca coerente con i principi marinettiani. Nonostante ciò, la sua figura è rimasta a lungo marginale nella storiografia, “incredibilmente dimenticata” perfino nelle grandi rassegne dedicate al movimento.

Tra guerra e silenzio

Il 1941 segna una svolta drammatica: la partenza per il fronte interrompe la sua attività e lascia tracce profonde nella sua opera. Nei “quaderni di guerra” l’artista descrive con lucidità la violenza del conflitto, riconoscendo la sofferenza condivisa di vinti e vincitori.
Nel dopoguerra la sua pittura si apre a suggestioni metafisiche e surreali, ma la sua figura resta quella di un isolato. Muore nel 1961, lasciando un’eredità di sperimentazione e coerenza.

Una riscoperta necessaria

Con questa mostra, LeoGalleries e l’Archivio Cesare Andreoni propongono una rilettura critica di un artista che ha saputo declinare l’utopia futurista in chiave personale. Nei suoi dipinti la modernità non è soltanto esaltazione della macchina, ma esperienza sensoriale e poetica, dove luce e velocità diventano linguaggio del tempo.
Un percorso che restituisce a Cesare Andreoni il posto che gli spetta nella storia del Futurismo e nella memoria dell’arte italiana del Novecento.

L’inaugurazione è prevista per domenica 9 novembre alle 18, mentre il 14 dicembre alle 17 si terrà una conversazione con Anty Pansera e Mariateresa Chirico. La mostra proseguirà fino al 21 dicembre. Orari di apertura: martedì – sabato 10/13 – 15/19.

Cenni biografici

Cesare Andreoni (Milano, 30 giugno 1903 – Milano, 1 luglio 1961). Sostanzialmente autodidatta, si forma di fatto “sul campo” seguendo il Futurismo di Marinetti, con il quale stringe un rapporto di sincera amicizia. Nel 1927 realizza il primo dipinto futurista e da allora è presente in numerose rassegne con gli esponenti del gruppo, tra cui le Biennali di Venezia (dall’edizione del 1930 a quella del 1940) e le Quadriennali di Roma del 1935 (citato nella presentazione), 1939 e 1943, nonché a rassegne in Italia e all’estero. Nella produzione legata al Futurismo, Andreoni si avvicina dapprima alla cosiddetta estetica meccanica; in seguito elabora forme morbide, vicine alle coeve ricerche dell’amico Prampolini, con il quale collabora in più di un’occasione. Infine nel 1931 sottoscrive con il gruppo dei Futuristi milanesi – Munari, Manzoni, Duse, Gambini e Bot – il Manifesto dell’Aeropittura, proponendo nelle sue opere una visione dall’alto improntata a una certa liricità, cui segue una quarta fase nella quale i dipinti si caratterizzano per la rappresentazione di temi bellici, molti di carattere aviatorio. Fondatore nel 1928 dell’unica bottega milanese, negli anni si dedica anche alla grafica, alla pubblicità, all’illustrazione, alla progettazione. Dopo aver partecipato come corrispondente di guerra al Secondo conflitto, sul fronte balcanico prima e su quello russo poi, Andreoni rientra a Milano molto provato fisicamente, ma continua a  lavorare, elaborando disegni che testimoniano l’esperienza al fronte, ma anche paesaggi dei luoghi in cui soggiorna, progetta allestimenti, e realizza infine opere pubblicitarie e illustrazioni.

Archivio Cesare Andreoni

Nato nel 1989, si è costituito come associazione nel 1992. L’attività è volta alla conservazione, alla tutela e alla promozione dell’opera dell’artista, raccogliendo negli anni le informazioni relative alla sua vicenda artistica e umana e divenendo quindi un punto di riferimento per studiosi, collezionisti, galleristi e case d’asta. https://www.cesareandreoni.com/; cesareandreoni.archivio@gmail.com