Lugano – Apre un ampio ventaglio di riflessioni “Prampolini Burri. Della Materia” la mostra a cura di Gabriella Belli e Bruno Corà, in collaborazione con Fondazione Burri Città di Castello e progetto di allestimento di Mario Botta, in corso negli spazi della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati.
L’elemento che accomuna i due artisti consiste nella materia. Osservando gli oltre 50 capolavori provenienti da collezione pubbliche e private, si coglie la comune tensione creativa.
Futurista eclettico e in costante contatto con le avanguardie europee Enrico Prampolini (Modena 1894- Roma 1956) sperimenta, a partire dal secondo decennio del secolo scorso, l’accostamento tra differenti materiali,
dando vita a composizioni alimentate da provocazioni estreme.
Pur aderendo al Futurismo, Prampolini si è sempre sentito libero di sganciarsi dalle regole dettate dalla corrente di appartenenza.
Ne è evidente esempio “Venere meccanica” del 1930 e l’eccentricità di “Geometria aereodinamica” (1934-1935) sino all’esplosione polimaterica di “Automatismo poliedrico F” del 1941.
Sensibile alle mutazioni sociali e politiche, Alberto Burri (Città di Castello 1915-Nizza 1995) vive un travaglio, nel corso del secondo conflitto mondiale, che lo vede coinvolto in prima persona come ufficiale medico prigioniero in Africa, poi a Herenford in Texas.
Nelle sue opere convivono materiali come catrame, sacchi di juta, gesso, pietra pomica e il
cellotex, composto usato in ambito industriale, poi lacerato con la fiamma ossidrica, rivelazione di vere e proprie combustioni interiori mai placate, sino ad arrivare a comporre nel 1993 “Nero e Oro”; un insieme di pieni e vuoti dove domina l’idea di silenzio.
Mauro Bianchini
Lugano – Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, Lungolago Riva Caccia 1. Orari: giovedì-domenica 11-18. Fino l’ 11 gennaio 2026.









