Forse non manca molto tempo a quando potremo ritornare a godere dei nostri paesaggi, incantevoli meravigliosi e per noi unici. Intanto però possiamo accontentarci, e non è poco, di ammirare qui e presto ai musei civici i dipinti che li ritraggono.

E come non cominciare da questo Veduta del Sacro Monte del 1934 di Domenico De Bernardi.
Lo scorcio è quello del Sacro Monte, della cui vista si può godere dal borgo di Velate. La figura che sale è solo abbozzata con pochi colpi di pennello in una giornata primaverile. La stesura pittorica è molto leggera tanto da far apparire in alcuni punti la tavola sottostante. Ciò restituisce un senso di vibrazione cromatica che caratterizza la produzione degli Anni Trenta. Il dipinto ha avuto un esordio espositivo di rilievo in occasione della IV Mostra Nazionale del Paesaggio del 1934 ed ebbe così successo da essere pubblicato sulla copertina della rivista “Le vie d’Italia”, mensile del Touring Club Italiano.

De Bernardi, insieme a Montanari, indiscusso protagonista della pittura tra le due guerre a Varese, dopo gli studi in ingegneria iniziò a frequentare un grande maestro dell’epoca come il pittore Aldo Carpi da cui derivò la passione per il grafismo e Lodovico Cavaleri che portò il nostro artista a prediligere la veduta paesaggistica.

Sempre di De Bernardi è la tavola Aprile sul Bardello del 1937, dedicata e donata all’amico Domenico Bonazzola che poi lasciò questo dipinto, insieme a numerosi altri, ai musei varesini. Il trattamento della superficie e la pennellata sono molto simili alla Veduta del Sacro Monte e il quadro risente dei primi insegnamenti di Lodovico Cavaleri.

Inevitabile appare dunque il confronto con Sorgenti del lago di Ganna del 1913 di Lodovico Cavaleri che raffigura uno scorcio naturalistico dei dintorni di Varese. Studente di medicina, Cavaleri iniziò a dipingere come autodidatta, dedicandosi esclusivamente al tema della veduta. Il paesaggio della Valganna, dove il pittore soggiornò a lungo, è tradotto in un linguaggio brillante e materico:qui ha saputo cogliere una giornata nuvolosa, forse un inizio di primavera, illustrando un paesaggio tutto giocato sui toni freddi del grigio e del verde. Una “bella pittura” che gli garantì un discreto successo commerciale e numerose commissioni pubbliche, oltre agli acquisti ufficiali del re. Nel 1893 l’artista vinse anche la medaglia d’oro alla Mostra Nazionale della Società di Belle Arti a Milano. Interessante ricordare che Cavaleri fu anche un importante pubblicitario: a lui si devono infatti i notissimi manifesti per la Birra Poretti del 1900 e nel 1918.

Cristina Pesaro