Un immobile ristrutturato rispettando le sue caratteristiche originali, con una torre dalle supercifi vetrate che riflette il cielo e il correre delle nubi. Stiamo parlando dell'edificio di via Rossini a Milano, progettato da Mario Asnago e Claudio Vender nel 1962 e recentemente riadattato alle nuove esigenze d'uso di ManpowerGroup, leader mondiale nelle innovative workforce solution con alle spalle 65 anni di esperienza nel mondo del lavoro per creare modelli, disegnare pratiche e attingere ai talenti di cui i clienti avranno bisogno in futuro.
Mi hanno coinvolto il dinamismo delle linee, l'equilibrio della composizione e il gioco dei colori: lentamente mi sono sentita all'interno del loro mondo e poi di uno più vasto. I loro schizzi con colori primari e complementari forti e luminosi trasmettono la positività, il fermento e la grande vitalità culturale di cui era impregnata Milano negli anni cinquanta e sessanta; i tratti decisi a mano libera indicano la fiducia nella libera espressione. Hanno la capacità di far affiorare l'ambiente e l'atmosfera di quel periodo e per questo là loro valenza trascende il campo della sola architettura.
La tecnica mostra con immediatezza il connubio tra arte e architettura, la carta da lucido, a cui siamo soliti associare linee a riga e squadra, china e matita, dialoga con i tratti marcati del carboncino, solitamente usato, da artisti e madonnari, sfumato a mano per creare chiaroscuri ed effetti pittorici su carta ruvida o su asfalto. Il supporto molto liscio e il tratto netto del carboncino sono un adattamento forzato di due pratiche artistiche divergenti che cercano di mettersi l'una al servizio dell'altra e di relazionarsi, palesando l'importanza della pittura nel loro fare architettura. La pratica della pittura è da ricondurre agli anni giovanili della loro formazione all'Accademia di Brera, dove si incontrano e dove scoprono quella passione per il mondo e la pratica dell'arte che li accomunerà sempre e a cui entrambi si dedicheranno in maniera assidua in tempi diversi della loro esistenza. Nella vita privata, inoltre, dichiararono di prediligere più le frequentazioni dei pittori che quelle degli architetti. Interessante è relazionare gli schizzi con gli edifici realizzati che appaiono. di primo acchito, molto distanti tra loro per la diversità dei linguaggi espressivi; in realtà, una analisi più attenta ci mostra la connessione diretta con il progetto esecutivo.
Il confronto tra gli schizzi della facciata su viale Majno e la soluzione di progetto della stessa facciata datata 20 gennaio 1961 è immediato e molto chiaro. I materiali, gli allineamenti e il ruolo delle differenti componenti della facciata ci appaiono spiegati nello schizzo che ci aiuta a comprendere il processo progettuale. Nel progetto esecutivo, il cui scopo è quello di comunicare alle maestranze i dati tecnici per la realizzazione, è più difficoltoso rintracciare le leggi compositive che hanno dettato il progetto. La pratica dello schizzo iniziale di facciate e di piante costruite come un quadro è il loro modo gestuale e istintivo per fissare con rapidità e forza l'ispirazione. l'idea, la legge compositiva e il linguaggio dei progetti. La valenza cromatica dei colori sostituisce negli schizzi i materiali della facciata (marmo e vetro) che si contrappongono con pesi diversi; i tratti decisi del carboncino nero marcano gli allineamenti e gli slittamenti delle aperture e visualizzano la trama e l'ordito della facciata. Questi disegni astratti che sembrano eseguiti di getto contengono già la consapevolezza dell'inserimento dell'edificio nel tessuto urbano e della funzione che dovrà svolgere.
All'interno della Biennale 2012 Fulvio Irace indaga il tema del "Common Ground" nelle facciate della Milano della ricostruzione. I curatori della mostra, dopo aver visionato vario materiale d'archivio, colpiti dall'impatto emotivo dei disegni scelgono i due schizzi di facciata su viale Majno per mostrare il modus operandi di Asnago e Vender. Da un discorso più generale sulla valenza degli schizzi nell'opera dei due architetti passiamo ad analizzare più approfonditamente il materiale relativo a questo progetto. I primi schizzi di piante risalgono al novembre 1959, mentre gli schizzi per la facciata su viale Majno non sono datati ma sono conformi alle piante del 1959.
In soli tre mesi, dai primi di gennaio ai primi di aprile 1961, Asnago e Vender trasformano radicalmente il linguaggio delle due facciate su strada e dell'atrio d'ingresso. Le piante, i prospetti interni e la distribuzione rimangono sostanzialmente invariati, mentre viene cambiata l'immagine della parte rappresentativa dell'edificio, la pelle esterna.L'ingresso sulla strada si struttura con un'apertura centrale più ampia e due aperture laterali divise da colonne. La trabeazione sopra le colonne, che nel palazzo romano nasconde balconcini pieni e dentellati, è riproposta con una fascia frastagliata di balconcini impraticabili in cui il ferro è usato sia per la ringhiera che per l'effimero piano di calpestio, realizzato con piatti in ferro molto distanziati tra loro che visualizzano l'inconsistenza del balcone.
Anche l'atrio d'ingresso ha dei rimandi 'diretti all'antico palazzo: le quattro colonne che disegnano il secondo cortile le ritroviamo all'ingresso; le pareti laterali dell'atrio compaiono in alcuni schizzi come nel progetto originale; il piano curvo della facciata che non poteva essere riproposto su strada lo ritroviamo nel loro edificio in una soluzione in pianta dell'ingresso.
Vale la pena spendere due parole per descrivere il carattere degli schizzi a carboncino e a carboncino colorato su lucido da cui si è sviluppato il progetto definitivo realizzato. La pianta dell'atrio in carboncino sfumato rievoca le piante di architetti rinascimentali mentre i colori degli schizzi degli alzati, che hanno perso la luminosità di quelli della prima versione di progetto, sembrano complessivamente denunciare una sorta di oscurantismo.Questo edificio potrebbe apparire a prima vista un'opera meno riconoscibile, ma i documenti originali e l'edificio realizzato ci regalano ancora una volta un'avvincente lezione di architettura e di professionalità".









