Una immagine recente di Liliana BianchiUna immagine recente di Liliana Bianchi

Si considerava all'avanguardia, ancora pochi mesi fa presentando i suoi ultimi lavori allo Spazio Zero. All'avanguardia, tenace e forte. Parlava tenendo la mano della sua intervistatrice, quasi con tenerezza, nonostante il carattere, leggendario quasi come quello del marito, diretto, franco. Liliana Bianchi, decana dell'arte varesina, si è spenta nella sera di venerdì 5 dicembre all'età di 87 anni. Dopo una degenza in ospedale, era da qualche tempo ritornata a vivere nella sua casa di sempre, stretta nell'affetto e nelle cure della figlia Emma e dei figli Giulio e Angelo.

Gallaratese doc, gallerista prima, animatrice poi della vita artistica locale, a fianco del suo compagno di vita e di passioni, Silvio Zanella che già lasciò un vuoto difficilmente colmabile con la sua scomparsa nel 2003.
Insieme hanno costruito pezzo per pezzo il Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate da cui nascono le attuali civiche collezioni della Galleria di Arte Moderna della città. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, oltre a proseguire le sue lezioni di storia dell'arte all'interno del museo, divenne responsabile dell'Atelier Arti Visive dell'Università del Melo concretizzando ulteriormente la sua vocazione alla didattica.

Ma soprattutto, pittrice, con una lunga vicenda espositiva che comincia, in quanto a personali, nel 1964. Ne seguono diverse, così come le collettive, in Italia e all'estero. L'ultima personale, allo spazio Zero, nella sua città, all'inizio del 2008, le cui opere nuove, inedite dicevano ancora di una voglia non dimessa, di un rapporto ancora fervido con il colore, tra cieli tempestati di nuvole, nei suoi mari mai meno che infuocati. Opere, ci disse in quella occasione, "che sono un passaggio tra tradizione e avanguardia" sentendosi però più sul crinale della seconda che comodamente adagiata sulla prima.