Marinellia Pirelli e Giuseppe PanzaMarinellia Pirelli e Giuseppe Panza

Curiosità, preoccupazioni e assenze – Carlo Bertelli, Philippe Daverio, Guglielmo Mozzoni, Giuseppe Panza di Biumo, Luigi Zanzi. Questi i signori dell'arte seduti ad un tavolo di fronte ad una platea inaspettata. Non che l'argomento non meritasse l'attenzione di un pubblico vasto, ma trattandosi al momento di pura virtualità, è la dimostrazione che la sola idea stimola curiosità, attese, preoccupazioni dei più. Ma dentro quella virtualità ideale, tante sono le argomentazioni emerse, a partire dalla prima, dovuta forse, ma non troppo; quella di Giuseppe Panza, che ne ribadisce, oltre alla virtualità, anche la paternità non sua. "Il progetto non è di Panza, ma del sindaco, nella sua testa", asserisce. Virtuale o meno, il Conte, che conferma il pieno appoggio del Fai, avrebbe già in mente, quello che potrebbe essere "un innesto silenzioso, quasi invisibile, di altissima spiritualità ma in grado di proiettare Varese in una dimensione definitivamente internazionale". Cose, che l'amministrazione sottoscriverebbe, se solo in mancanza del sindaco avesse delegato qualcuno a sostenerne le tesi.

Luigi ZanziLuigi Zanzi

Il caso Varese nel caso Italia – Non solo l'amministrazione, ma nessuno dei presenti alla conferenza stampa di febbraio quando l'amo venne gettato in pasto alla stampa e alla città, si è preoccupato di venire. Tanto da far dire a Philippe Daverio: "Ma qui chi è il committente? A chi interessa? Non al sindaco, evidentemente; sarebbe qui. Probabilmente al solo Panza, l'unico a difenderne senso e ragione". Daverio allarga i confini del dibattito, inserendo la questione in una dialettica che ha similitudini con le vicende romane dell'Ara Pacis e della teca di Richard Meier o della pensilina di Isozaki per gli Uffizi:  "Non è questione varesina, è un problema più complesso, è un problema italiano. Un paese che si è trovato addosso un eredità tremenda, ma non sa ancora con chiarezza se poterla solo subire o modificare. Un paese che subisce. E subisce soprattutto gli americani e la loro mercanzia di Soho", conclude durissimo.

Cautela conservativa – Relatori, nella loro maggioranza, e pubblico tendenzialmente, si ritrovano in una posizione non conservatrice in senso deleterio, bensì conservativa; ma è una posizione che poggia su sfumature e toni diversi. Bertelli, Mozzoni, Zanzi, lo stesso Daverio

Carlo BertelliCarlo Bertelli

partono da unica certezza: la già perfetta macchina artistica, storica, cultuale del sito. Che non necessita di aggiunte alcune, di nessuna appendice, neppure se ammantata di nuove valenze liturgiche. "Un conto è aggiungere una preghiera, un altro sommare monumento a monumento", dichiara Zanzi. Per l'ex sovrintendente Bertelli, poi, la questione da focalizzare sarebbe tutto l'apparato logistico attuale, ed eventualmente quello futuro: sistemare quello che impedisce o limita la corretta fruizione del sito, piuttosto che ingolfarlo d'altro, ribadendo le sue preoccupazioni paesaggistiche oltre che storico-artistiche. Rilancio e studio del Sacro Monte, seguendo l'esempio didattico di Mario Botta, così com'è senza aggiungere elementi di discontinuità.

La cultura della montagna
– Cultura della Montagna Sacra e cultura montana tout cour. Luigi Zanzi volentieri travalica i due ambiti, da studioso di lungo corso di entrambe le discipline. "E' venuta totalmente meno – ammonisce lo storico – l'attenzione per la montagna ed il degrado del Campo dei Fiori è evidente. Prima di pensare ai nuovi misteri contemplativi, ai quali non sono pregiudizialmente contrario, se non nella ubicazione prevista, occorre ritrovare sinergie dentro la nostra stessa comunità per ridare dignità, attenzione e rispetto ai nostri boschi e ai nostri giardini. Giardini misterici, in linea con la tradizione rinascimentale; opere ambientali, di pura land art, che operino dentro la natura, con gli stessi elementi della natura, anche con valenza spirituale, potrebbero ugualmente dare a Varese risonanza internazionale, senza intaccare il Sacro Monte".

Philippe DaverioPhilippe Daverio

Il Cardinale è morto, viva il Cardinale – Una posizione condivisa e corroborata dall'architetto Gugliemo Mozzoni, "avvenirista in pace e in guerra, in ogni suo progetto", che chiede per alzata di mano di conoscere il parere della platea. "I cinque misteri luminosi – tuona – sono stati una trovata di Giovanni Paolo II; ma ancor peggio è che qualcuno li abbia tirati in ballo per una operazione che sa di turistico e di marketing". Sullo sfondo del dibattito, fa capolino,  intanto la parola Expo, l'appuntamento che potrebbe portare anche a Varese inusitate comitive di turisti in visita. Sullo sfondo di questa promessa-minaccia, la domanda di fondo rimane. Chi è il committente e quali sono le ragioni di questa proposta. Per Zanzi, dovrebbe essere la comunità, quella varesina a stabilire la rotta. Per Daverio, invece, quello che manca è il Cardinale. Un altro reggitore che scelga e motivi la creazione di un altro opus magnum conforme per necessità storica e compiutezza artistica a quello dell'illustre predecessore borromaico. In flagranza di assenza, almeno nel contesto della tavola rotonda, il critico televisivo sentenzia. "il committente e dunque il sindaco della città è Giuseppe Panza: che non ha paura, alla sua età, di credere al nuovo".