Ci sono almeno tre lati in Vittorio Pieroni : c'è l'artigiano specializzato, il soffiatore di vetro. Quello che di giorno soffia, con la perizia di un mestiere raro, lo stesso praticato a Murano, nel vetro a temperatura di più di 1000° per creare insegne commerciali. C'è, poi, in lui il ragazzo che ha smesso precocemente la scuola, perché primo figlio di una famiglia numerosa e "bisognava dare una mano a casa" e si è dato da fare ma adesso è di fatto un interlocutore di riferimento in ambito paleontologico per i Musei di Storia Naturale di Malnate e di Venegono.

E poi c'è il pittore; quasi naturale, viene da dire, un figlio d'arte come lui. Autodidatta in questo senso, senza aver appreso i rudimenti del disegno sui banchi di scuola ma solo seguendo fedelmente fin da piccolo gli insegnamenti del padre Mariano, una lunga carriera alle spalle e una fiorente attività fabrile attività di pittore, ceramista tutt'oggi, soprattutto nel campo della ceramica.
Vittorio, fisico minutissimo, sguardo timido, ma lo vedi dalla volontà ferrea, ha la capacità di mettere insieme, con armoniosa semplicità queste tre anime, sopratutto nella sua arte. Che mostra e descrive con compiaciuta dovizia di particolari e ricchezza descrittiva.

Le sue opere non sono facili da comprendere di primo acchito al di là della freschezza narrativa e del raccontare spesso favolistico. Rivelano un desiderio molto preciso, al contrario, di andare oltre la normalità della tecnica e cercare possibilità nuove, invenzioni nuove su materiali di scarto spesso. Ma sopratutto è il repertorio iconografico quello che contraddistingue l'opera del giovane Pieroni.

Forme, soggetti, idee, che desume primariamente da due fonti: dalla passione per la paleontologia e dal medioevo.
L'assunto è che il "mondo sia un mistero assoluto, che il tempo, prima ancora della vicenda umana, storica, sia un immenso vocabolario di forme cui attingere. E che sopratutto nel Medioevo si sia creato una sorta di linguaggio misterioso, fatto di mostri spaventosi, mostruosi da cui emanano una grande forza comunicativa ben più suggestiva di quanto ne avessero i miti dell'antichità".

Eccolo allora armarsi di album e matite e andare alla scoperta dei minuti dettagli delle cattedrali romanico o gotiche, trasferirli sui fogli con sorprendente facilità mimetica, fissarne nella memoria gli aspetti più bizzarri e appropriarsene nelle sue opere, ricostruendoli con le colle, i vinavil, le argille, i cartoni.

E in queste paesaggi, che a volte sembrano immergersi nelle atmosfere dei viaggi di Marco Polo, compaiono i misteri dei gasteropodi o dei cefalopodi, creature fossili così poco misteriose che lo stesso substrato geologico del varesotto ne è ricco, ma solo gli esperti come Pieroni, e i sognatori, possono trasformare in creature vive, significanti, in alcuni casi, quasi stilemi  formali ripetuti in una stessa opera. Questo è il mondo di Vittorio Pieroni, dal 17 settembre in mostra a Gallarate.