{"id":70058,"date":"2023-05-03T17:26:21","date_gmt":"2023-05-03T15:26:21","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=70058"},"modified":"2023-05-05T17:44:18","modified_gmt":"2023-05-05T15:44:18","slug":"fotoromanzo-testori-immagini-di-una-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/fotoromanzo-testori-immagini-di-una-vita\/","title":{"rendered":"“Fotoromanzo Testori. Immagini di una vita”"},"content":{"rendered":"

\"\"Novate Milanese – Il passeggero che da Saronno raggiunge la citt\u00e0 con le Ferrovie Nord, si ritrova, dopo una serie di fermate impensate in luoghi sino ad allora sconosciuti, in una stazione di recente costruzione, ben tenuta sebbene piuttosto anonima.<\/p>\n

Potremmo essere ad Amburgo o in una cittadina olandese, penso. All\u2019uscita mi assale l\u2019ansia del disorientamento. Chiedo a un passante dove si trovi la Casa di Giovanni Testori e prontamente mi d\u00e0 le indicazioni e ci appiccica alla fine un sorriso. Cosa strana perch\u00e9 dalla pronuncia non mi pare italiano. Sono i soliti pregiudizi, chiedo perdono. Costeggio un parco pubblico e imbocco il sottopassaggio per recarmi sul lato opposto perch\u00e9 la ferrovia taglia in due la cittadina. Ancora un po\u2019 di verde che costeggia la strada a fianco della strada ferrata e mi appare, come mi era stato indicato, la fabbrica Testori, l\u2019azienda di famiglia, con l\u2019ingresso dalla struttura arrotondata, a mattoni a vista. L\u00ec accanto, come si usava nelle fabbriche lombarde, vi \u00e8 la residenza della famiglia.<\/p>\n

\"\"L\u2019entrata \u00e8 sbarrata da una porta-cancelletto di metallo. Suono e mi viene ad aprire una ragazza alta e graziosa. La guardo e le dico se sono aperti, mi risponde di s\u00ec e alla mia perplessit\u00e0 riferita alla porta sbarrata aggiunge con un sorriso che \u00e8 un fatto normale dal momento che quella \u00e8 una casa privata. S\u00ec, ma \u00e8 anche pubblica, penso, visto che si tiene un\u2019esposizione intitolata Fotoromanzo<\/strong>, omaggio all\u2019esistenza per molti versi straordinaria del poliedrico Giovanni Testori<\/strong> (1923-1993), di cui ricorre il centenario della nascita.<\/p>\n

Sono l\u2019unico visitatore in questa fredda mattina di vacanze pasquali. Confesso che, al di l\u00e0 della mostra, ci\u00f2 che pi\u00f9 mi attrae \u00e8 la possibilit\u00e0 di visitare la casa dove Testori ha vissuto quasi tutta la sua vita. In effetti il carattere privato e famigliare domina ovunque, nonostante la risistemazione dei locali ad uso dei visitatori e dell\u2019Archivio qui depositato. Mi inoltro nell\u2019abitazione. Diversi video collocati nelle stanze trasmettono la voce di Testori, cos\u00ec particolare e piena di una vibrazione interna, che a volte tradisce la fatica di collegare il cuore \"\"e il cervello; ragione e sentimento, se volete, ossimoro che Giovanni riesce quasi sempre a fondere mirabilmente nella sua voce riconoscibile tra mille per l\u2019impasto vocale. Mi sorprendo a osservare con attenzione i caloriferi d\u2019epoca, i pavimenti originari, la lunga scala che porta al primo piano.<\/p>\n

Immagino Testori spostarsi nervosamente da un locale all\u2019altro alla ricerca di qualche testo o di qualche catalogo che non riesce a trovare nel suo tavolo ingombro di volumi. \u00c8 qui, in questa consuetudine apparente, che si pu\u00f2 intuire, non certo definire, lo scarto fra genio e normalit\u00e0. Da molte finestre si scorge il giardino, pensato da un architetto, deduco, vista la disposizione delle piante e delle aiuole che rispondono a un preciso disegno.<\/p>\n

Ci sono parecchie foto che ritraggono la famiglia Testori in quel medesimo giardino, con Giovanni che se ne sta sempre vicino alla mamma Lina, l\u2019affetto pi\u00f9 intenso della sua esistenza. Non a caso la mostra Fotoromanzo Testori\u00a0 inizia con alcune immagini che ritraggono lo scrittore con sua madre, figura chiave nella sua vita, che tante volte torna nelle sue opere letterarie e teatrali. Dalle recenti ricerche archivistiche sono emersi materiali di famiglia sorprendenti, come un album di fotografie scattate il 6 gennaio 1957 a Lasnigo (in provincia di Como), paese natale di Lina. Oltre che dalle fotografie esposte, la vita famigliare \u00e8 documentata da alcuni video in super 8 proiettati nel salone della Casa. L\u2019immersione \u00e8 totale e di grande fascino.<\/p>\n

La mostra, in prevalenza fotografica \u00e8 divisa in sezioni. Mi ha interessato quella intitolata \u201cCitt\u00e0 culla\u201d legata a doppio filo a Il dio di Roserio e poi al ciclo de \u201cI segreti \u00a0di Milano\u201d. Gli scatti fermano lo scrittore in maniche di camicia sul ponte della Ghisolfa e in via Mac Mahon, oppure mentre \u00e8 in posa tra le case di ringhiera insieme a Franca Valeri, che nel 1960 aveva portato in scena per la prima volta \u201cLa Maria Brasca\u201d. Sono i luoghi di periferia che la scrittura ha reso mitici, ma sono anche luoghi reali, a poca distanza da dove mi trovo, bastano poche fermate del treno che scorre a cento metri (ne avverto il passaggio), oppure pochi minuti di auto. Inedite, per quanto ne so, sono le fotografie di Renato Grignani e Giorgio Soavi che ci mostrano l\u2019interno dell\u2019atelier milanese del pittore Testori, situato al numero 8 di via Brera, vale a dire a pochi passi dalla Pinacoteca o dalla fucina di idee d\u2019avanguardia che era allora il Bar Jamaica. Ho solo il tempo per ricordare di sfuggita la parte de \u201cLe mie vacanze\u201d, dove si scopre un Testori \u201cmontanaro, in compagnia delle sorelle, dei nipoti e degli amici.<\/p>\n

\"\"Come si legge nell\u2019opuscolo che fa da guida, la sezione \u201cMes amis\u201d, che si dipana sulle scale della Casa, \u00e8 il racconto delle amicizie pi\u00f9 care e durature, a partire da quella fondamentale con Roberto Longhi; ma l\u2019elenco degli amici \u00e8 lungo: Ennio Morlotti, Renato Guttuso, Eduardo De Filippo, Ermanno Olmi, Domenico Porzio, Giorgio Soavi, Ornella Vanoni, Mario Soldati, Alberto Arbasino e l\u2019elenco potrebbe continuare, comprendendo le \u201cRegine\u201d, ossia le attrici che hanno portato in teatro i suoi testi: da Franca Valeri a Rina Morelli, da Pupella Maggio fino a Lilla Brignone e Mariangela Melato, da Luisa Rossi a Francesca Benedetti e Adriana Innocenti. Oltre ad essere testimonianze preziose di legami affettivi e professionali, queste immagini confermano indirettamente la straordinaria capacit\u00e0 dell\u2019intellettuale in grado di utilizzare contemporaneamente pi\u00f9 linguaggi (teatro, cinema, pittura), piegandoli di volta in volta alle sue esigenze espressive, e dunque utilizzando all\u2019interno di ogni disciplina (per esempio la scrittura) tipologie e registri differenti, mescolando lingue e dialetti, alto e basso. Il termine di paragone novecentesco pu\u00f2 forse essere solo Pasolini, a cui Testori \u00e8 stato in effetti pi\u00f9 volte accostato.<\/p>\n

\"\"La mostra prosegue al piano superiore della casa, dove si aprono anche degli uffici. A dominare qui \u00e8 l\u2019impegno teatrale di Testori in qualit\u00e0 di autore, ma anche di scenografo (e costumista) ed attore. Sono gli anni dell\u2019intensa collaborazione con Franco Branciaroli e con Franco Parenti. Getto uno sguardo veloce alle altre stanze, convinto di ritornare ancora e con maggiore agio. Mi preme ricercare un quadro appeso alle pareti che ho studiato di recente, quello per me enigmatico della Crocifissione, dipinto nel 1949. \u00c8 un quadro potente, non privo di violenza sanguinaria, con in primo piano il sacrificio dell\u2019agnus dei, il capro espiatorio (con tre occhi) sgozzato, secondo l\u2019usanza del vecchio Testamento. E poi attira l\u2019intero spazio dominato dall\u2019horror vacui: qui Testori affolla una sorta di enciclopedia simbolica, con gli evangelisti (ne manca uno, Matteo, ma forse si cela in qualche anfratto bianco), le sette candele, i libri sacri, il divino calice che contiene il sangue della redenzione, la passione di Cristo evocata attraverso altri oggetti (la scala, la pertica con la spugna, la lancia, la croce di spine), secondo un metodo che richiama la poetica di Montale.<\/p>\n

\"\"In un altro ufficio ritrovo i pugilatori, un ciclo di lavori che affrontano il tema della boxe, lo sport pi\u00f9 fisico e violento, dove il sangue e frequente e ogni tanto il velo scuro della morte asciuga il sudore del perdente. Qui sorprende l\u2019uso del colore gettato a spatolate sulla tela o addirittura direttamente col tubetto e poi assemblato con le mani a creare come un bassorilievo, per rendere pi\u00f9 vive le pieghe della carne. Dalla finestra sento il rumore di un treno che passa veloce, in direzione di Milano. \u00c8 anche per me il tempo di raggiungere il capoluogo. Ciao Giovanni, ci rivediamo tra un po\u2019.<\/p>\n

Alberto Brambilla<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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