{"id":69861,"date":"2023-04-13T16:17:25","date_gmt":"2023-04-13T14:17:25","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=69861"},"modified":"2023-04-14T17:58:37","modified_gmt":"2023-04-14T15:58:37","slug":"nuovi-sguardi-alla-cascina-roma","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/nuovi-sguardi-alla-cascina-roma\/","title":{"rendered":"Nuovi sguardi alla Cascina Roma"},"content":{"rendered":"

San Donato Milanese – La rassegna Cascina Roma Fotografia quest\u2019anno torna con sei\u00a0 mostre, quasi tutte inedite in Italia, di altrettanti giovani fotografi internazionali. Sei percorsi espositivi che dal 22 aprile al 4 giugno si aprono al pubblico con storie inusuali, racconti da terre e culture lontane dalla nostra. Una serie di scatti che si articola tra le sale della Cascina e gli spazi pubblici outdoor, firmata da Chiara Negrello, Mikkel H\u00f8rlyck, Ian Cheibub, Stephan Lucka, Laure Andrillon e Jana Mai.<\/p>\n

\"\"Chiara Negrello<\/strong> con Like The Tide<\/em> (Come la marea), racconta le storie di un gruppo di donne pescatrici nel Delta del Po, in Emilia Romagna. La parit\u00e0 di genere in Italia varia da regione a regione e in base alla linea di demarcazione tra la vita che le donne conducono a casa e nei luoghi di lavoro. In questo groviglio di cultura, tradizioni, politica e patriarcato le donne del Delta sono state per tre generazioni parte integrante del motore economico che ha sollevato le loro famiglie e la regione intera. Sembrano trovare con naturalezza un equilibro tra un lavoro fisicamente impegnativo come quello di pescare vongole, portato avanti in un clima non certo gradevole, e uno straordinario impegno nel prendersi cura delle proprie famiglie e l’una dell’altra. Cos\u00ec come l\u2019acqua riflette i cieli dal colore azzurro-grigio, queste donne si presentano a noi\u00a0 in doppia veste con un fisico provato dalle intemperie, ma che che brilla di gentilezza e cura. Questo racconto fotografico insegue le vite di queste donne mentre infuriava la pandemia di Covid-19 e il loro stesso settore stava affrontando l’incertezza del futuro. Attraverso l’obiettivo, che ci ha regalato questa straordinaria sorellanza di donne ambientata in un piccolo villaggio remoto, il progetto spera di annullare alcune delle idee stereotipate di femminilit\u00e0 e dell\u2019essere donna.<\/p>\n

Mikkel H\u00f8rlyck<\/strong> con Last Stronghold<\/em> (L\u2019ultima roccaforte). “I rifugiati non si arrendono facilmente. Sono pienamente consapevoli del rischio che corrono e di ci\u00f2 che li attende in Croazia, ma sono determinati ad attraversare il confine”, afferma Nata\u0161a Omerovi\u0161, 47 anni, operatrice umanitaria che coordina l\u2019International Organization for Migration (IOM). Nella Bosnia nord-occidentale rifugiati e migranti subiscono una sconfitta dopo l’altra quando tentano di attraversare il confine per entrare nell\u2019Unione Europea e in Croazia, dove ci sono circa 6.500 poliziotti pronti a respingerli. Le condizioni di vita per rifugiati e migranti bloccati in una condizione che perdura sono difficili. Subiscono violenze e umiliazioni da parte della polizia di frontiera croata che \u00e8 molto potente e si appropria del poco denaro che i migranti possiedono o distrugge i cellulari che portano con s\u00e8. L’ONG Border Violence Monitoring Group e diversi organi di stampa denunciano la violenza degli agenti ormai da diversi anni. Dal 2015 l\u2019Unione Europea ha concesso alla Croazia 150 milioni di euro per rafforzare i controlli alle frontiere e tenere migranti e rifugiati fuori dai propri confini. I migranti hanno lasciato i loro paesi d’origine a causa delle condizioni di vita precarie o insostenibili, a causa di conflitti, povert\u00e0 o disastri naturali che impediscono loro di tornare.<\/p>\n

Ian Cheibub<\/strong> con There\u2019s a Hole Inside Us<\/em> (C\u2019\u00e8 un vuoto dentro di noi). Sotto terra ci sono i nostri morti e la nostra ricchezza. Aerei, automobili, frigoriferi, edifici e gran parte del materiale che ci circonda proviene da Carajas, la pi\u00f9 grande miniera di ferro del mondo, situata nel cuore della foresta pluviale brasiliana. Oggi genera miliardi di dollari di profitti per le aziende, ma una volta era il centro del pi\u00f9 importante movimento di guerriglia in Brasile. Nel 1982, 10 anni dopo la cessazione dei combattimenti, il progetto Great Caraj\u00e1s fu lanciato dal governo brasiliano, con l’assistenza degli Stati Uniti. Questa operazione ha portato con s\u00e8 un’eredit\u00e0 di cancellazione storica poich\u00e9 le violazioni dei diritti umani sono state seppellite lungo i 900.000 km\u00b2 della regione. Questo progetto si propone pertanto di ricercare sia i vuoti lasciati nella terra a causa dell\u2019attivit\u00e0 mineraria, che quelli nelle persone che vivono a Carajas e che conservano nella loro memoria la complessa storia di questa regione. Si tratta di un racconto alternativo dove il fotografo indaga come miti e sincretismi siano strumenti di sovversione allo status quo, guardando all’intersezione tra cultura, dipendenza e sfruttamento. L\u2019obiettivo \u00e8 quello di creare una narrazione che ritragga queste persone come protagoniste della societ\u00e0, riaffermando la loro centralit\u00e0 nel complesso rapporto tra l\u2019ambiente che si abita e la storia di un luogo.<\/p>\n

Stephan Lucka<\/strong> con The Feeling We Only Know<\/em> (Il sentimento che solo noi possiamo capire). Se chiedi a uno scout cosa c’\u00e8 di speciale nell’essere scout, spesso la risposta che ti viene data \u00e8 la seguente: “\u00c8 difficile da descrivere, una sensazione che probabilmente solo gli scout comprendono appieno”.\u00a0 Stephan Lucka conosce bene questa sensazione, perch\u00e9 lui stesso \u00e8 stato uno scout in giovent\u00f9. Con questo progetto ha voluto cos\u00ec avvicinarsi fotograficamente a questo “indescrivibile” e lo ha fatto tornando tra i Boy Scout, immergendosi ancora una volta in quel mondo a lui familiare. I Boy Scout e le Girl Scout sono il pi\u00f9 grande movimento giovanile del pianeta: sono circa 46 milioni in tutto il mondo, 260.000 in Germania. Gli scout formano il proprio microcosmo socioculturale, un piccolo mondo che riflette sempre un contesto sociale pi\u00f9 ampio. Cosa rende ancora oggi attraente l\u2019ambiente degli Scout agli occhi dei giovani in una societ\u00e0 cos\u00ec accelerata, consumistica e high-tech? Le immagini cercano di dare una risposta visiva alla domanda a cui \u00e8 cos\u00ec difficile rispondere per la maggior parte degli scout e restituiscono un racconto fedele di crescita, amicizia e intimit\u00e0, ma anche di rispetto e considerazione, su come vogliamo trattarci gli uni con gli altri e su come possiamo vivere insieme.<\/p>\n

\"\"Laure Andrillon<\/strong> con Fountain of Youth<\/em> (Fonte della giovinezza). Gli Harlem Honeys & Bears sono una squadra senior di nuoto sincronizzato fondata nel 1979 nel cuore di Harlem, a New York. I membri hanno attualmente un’et\u00e0 compresa tra i 64 e i 100 anni. Alcuni componenti della squadra nuotano da quando sono nati; altri hanno superato la paura dell’acqua dopo i sessant’anni. Nel febbraio del 2022 questa comunit\u00e0 ha ripreso a riunirsi in piscina, dopo aver trascorso quasi due anni lontano dall’acqua a causa della pandemia e della conseguente chiusura delle piscine pubbliche. Ogni marted\u00ec e gioved\u00ec, gli Honeys & Bears trasformano il centro ricreativo St Mary’s, situato nel Bronx, in un gioioso parco giochi. Alcuni lasciano i loro bastoni e deambulatori sul ponte della piscina. Quando scivolano in acqua, la gravit\u00e0 sembra scomparire, le malattie e le ferite passano inosservate: si sentono di nuovo giovani. Per questi nuotatori parte della minoranza afro-americana, la piscina \u00e8 diventata un luogo di guarigione fisica ma anche psicologica, poich\u00e9 alcuni di loro hanno vissuto in prima persona l’era delle piscine segregate negli Stati Uniti. Ricordano com’era quando potevano andare in piscina solo nei giorni \u201dcolored\u201d e quando la piscina doveva essere svuotata il giorno successivo perch\u00e9 i bianchi erano troppo disgustati per nuotare nella stessa acqua dei neri.<\/p>\n

Queste cinque mostre saranno visitabili nelle sale espositive di Cascina Roma Fotografia nei seguenti orari: dal luned\u00ec al venerd\u00ec 8.30-18.30.<\/p>\n

Jana Mai<\/strong> invece ci porta nella Repubblica Moldova, dove c\u2019\u00e8 una piccola regione autonoma conosciuta come Gagauzia. Qui vive una popolazione in gran parte sconosciuta ma che preserva antiche tradizioni. \u201cThe Descendants of the Wolves\u201d<\/em> (I discendenti dei lupi) sono una minoranza turca di fede ortodossa cristiana che cerca orgogliosamente di preservare l\u2019identit\u00e0 di un popolo, le tradizioni e soprattutto la lingua per raggiungere, un giorno, l\u2019agognata indipendenza a lungo sognata. La mostra \u00e8 allestita al parco Laghetto Europa.<\/p>\n

Il progetto<\/strong><\/p>\n

\"\"CASCINA ROMA FOTOGRAFIA \u00e8 un progetto realizzato dal Gruppo Fotografico Progetto Immagine, ideatore del Festival della Fotografia Etica, in collaborazione con il Comune di San Donato Milanese. A partire dall’autunno 2018 fino a dicembre 2024, Cascina Roma si trasforma in un centro internazionale dedicato alla fotografia, un luogo in cui approfondire la cultura dell’immagine. Importanti mostre per tutto l\u2019anno a cui si aggiungono workshop fotografici con frequenza semestrale, corsi di fotografia, incontri tematici e un progetto \u201cEducational\u201d, che punta a coinvolgere la cittadinanza e, in particolare, le scuole secondarie di primo e secondo grado.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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