{"id":66922,"date":"2022-08-28T09:00:54","date_gmt":"2022-08-28T07:00:54","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=66922"},"modified":"2022-08-23T17:15:40","modified_gmt":"2022-08-23T15:15:40","slug":"il-teatro-della-pittura-giuseppe-flagini","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-teatro-della-pittura-giuseppe-flagini\/","title":{"rendered":"Il teatro della pittura: Giuseppe Flagini"},"content":{"rendered":"

\"\"Milano – A 60 anni dalla scomparsa di Giuseppe Flagini, palazzo Pirelli organizza, dal 7 ottobre al 10 novembre (inaugurazione gioved\u00ec 6 ottobre, alle 18), una mostra antologica dedicata a uno dei maestri che ha contribuito a scrivere la storia dell\u2019arte del Novecento.<\/p>\n

Un pittore prolifico, Flangini, con pi\u00f9 di un migliaio di opere pittoriche catalogate e molte altre ancora da individuare. L’artista intrattenne relazioni importanti con i maggiori esponenti del mondo artistico e intellettuale della sua epoca. Nel 1963, a due anni dalla prematura \"\"scomparsa, un gruppo di artisti capitanato da Carlo Carr\u00e0, chiese e ottenne dal Comune di Milano una mostra commemorativa che si tenne a Palazzo Reale nel 1967. \u201cVorremmo che la sua arte venisse degnamente ricordata \u2013 scrivevano nell\u2019appello a Palazzo Marino \u2013 per rendere onore alla sua memoria e per testimoniare quanto originale e caratteristica fosse la sua pittura\u201d.<\/p>\n

Nato a Verona nel 1898, a lungo vissuto a Milano e morto a 63 anni durante un breve soggiorno nella citt\u00e0 natale, nel 1961, per avvelenamento da colore, con la sua pittura Flangini ha lasciato il segno nella storia dell\u2019arte europea. La mostra in programma a Milano \u00e8 organizzata dall\u2019Associazione Flangini presieduta dalla nipote dell\u2019artista, Cristina Flangini Renso, in collaborazione con Regione Lombardia.<\/p>\n

Pi\u00f9 di 60 le opere in mostra, provenienti da tutta Italia e dall’estero, prestiti da collezioni private, da Musei, Enti e gallerie dove sar\u00e0 anche eccezionalmente visibile un nucleo di ritratti e paesaggi degli anni \u201820 e \u201830 difficilmente riproponibili. Il percorso espositivo propone dipinti a olio rappresentativi delle varie fasi artistiche dell\u2019autore.\u00a0 I ritratti della moglie (la pittrice Gina Zandavalli), del figlio, le maschere, i lavoratori di una societ\u00e0 preindustriale prima, industriale poi; le citt\u00e0, i paesaggi agricoli, marini e lacustri, la pianura. Una ricca produzione concepita soprattutto in Italia, ma anche in Belgio, Olanda, Francia in cui oltre al sentimento, \"\"al suo \u201cguardare con il cuore\u201d, Flangini ha saputo anche narrare l\u2019epopea della migrazione dei lavoratori italiani nelle miniere del Belgio.<\/p>\n

Flangini \u00e8 uno degli artisti italiani del XX secolo pi\u00f9 proposto in mostre internazionali. Tra le molte mostre alle quali prese parte, la Biennale Nazionale di Arte di Verona dal 1921 al 1959; l\u2019Esposizione Nazionale Quadriennale d\u2019Arte di Roma, le ininterrotte partecipazioni al Palazzo della Permanente di Milano dal 1948 al 1961. E poi, dopo il decesso, ancora una lunga serie di mostre in Italia e all\u2019estero (Amsterdam, Ostenda, Monaco, San Paolo del Brasile), circa un\u2019ottantina, culminata nella partecipazione in Belgio all\u2019International Europalia 2003, dove Flangini fu scelto dal Ministero degli Esteri per rappresentare l\u2019arte italiana in occasione del semestre italiano di presidenza dell\u2019Ue, ricevendo il patronato del Presidente della Repubblica e del Re del Belgio. Di grande rilievo anche la mostra nel Complesso del Vittoriano voluta dal Comune di Roma nel 2008 e quella organizzata a Washington nel 2012, promossa dal Ministero degli Esteri italiano e dall\u2019Accademia internazionale di Belle Arti. Il Comune di Milano dedic\u00f2 all\u2019artista due mostre, nel 1967 a Palazzo Reale e nel 1970 all\u2019Arengario, oggi Museo del Novecento.<\/p>\n

La mostra a Palazzo Pirelli, a cura di Elena Pontiggia (e con intervento critico in catalogo di Antonio d\u2019Amico, conservatore del Museo Bagatti Valsecchi), rimarr\u00e0 in calendario sino al 10 novembre nei seguenti orari: luned\u00ec-gioved\u00ec 10-18.30; venerd\u00ec 10 14.30. Per i visitatori sar\u00e0 possibile la visione del cortometraggio presentato dal Ministero degli Esteri a Europalia 2003 \u201cIl teatro della pittura\u201d, sulla vita e le opere di Flangini, realizzato dal regista Francesco Pireddu su sceneggiatura di Luigi Meneghelli, con musiche originali composte dal maestro Stefano Gueresi e interpretato dai mimi Quelli di Grock.<\/p>\n

Biografia<\/p>\n

\"\"Giuseppe Flangini nasce a Verona il 12 ottobre 1898 da Silvio e Maria Sterza, insegnante, figlia di Alessandro Sterza, insigne matematico e inventore della lampada ad acetilene, medaglia d\u2019oro all\u2019Exposition di Bruxelles del 1897.
\nPrimo di cinque figli, conseguito il diploma alla Scuola Normale \u201cA. Manzoni\u201d di dovendo mantenere la madre e i fratelli inizi\u00f2 la professione di insegnante elementare che continu\u00f2 anche dopo la fuga a Milano, avvenuta forse nel 1943, a seguito di una breve prigionia nelle carceri fasciste per motivi politici: aveva infatti collaborato con il Corpo Volontari della Libert\u00e0.
\nRealizz\u00f2 manifesti e copertine di libri, come illustratore collabor\u00f2 con il Corriere della Sera, il Corriere d\u2019Informazione, la rivista teatrale \u201cControcorrente\u201d. Come autore di drammi, di cui cur\u00f2 spesso anche la regia creando le scenografie e l’intera immagine coordinata, ottenne premi e riconoscimenti che lo resero molto noto nel circuito del teatro filodrammatico.
\nL\u2019arte per Flangini era oggetto di vivaci scambi epistolari e di animate discussioni con gli amici del Gruppo degli Artisti di Corso Venezia- Il Caff\u00e8 San Babila. Negli anni cinquanta frequent\u00f2 Carlo Carr\u00e0 a Forte dei Marmi e, negli anni di collaborazione con la famosa Galleria La Colonna, Migneco e Sassu.
\nI primi viaggi all\u2019estero di Flangini iniziarono nel 1922, per conoscere i parenti della giovane moglie, la pittrice Gina Zandavalli, emigrati in Belgio per ragioni politiche. Ma solo nel 1946 incominci\u00f2 il suo personale wanderung, fino ad allora limitato all\u2019estate, nei musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali.
\nNel ritrarre il paesaggio ebbe particolare attenzione per l\u2019ambiente caratterizzato dall\u2019acqua: numerose opere hanno infatti come soggetto i paesaggi marini, del mediterraneo e dei mari del nord Europa, fluviali e lacustri. L\u2019ambiente montano fu quasi esclusivamente trentino, ricordo della prima guerra mondiale alla quale partecip\u00f2, del campo di prigionia (quasi due anni in Austria) e di due stagioni particolarmente felici, le estati del 1959 e del 1961.
\nTorna invece frequentemente il paesaggio urbano e industriale, la rappresentazione del lavoro dei minatori in Belgio – allora quasi solo italiani – dei pescatori, degli scaricatori, degli allevatori, dei sabbionai, degli agricoltori.
\n\"\"A partire dal 1950 approfond\u00ec la matrice espressionista della sua pittura, soprattutto dopo l\u2019incontro con Vincente Minnelli, regista del film su Van Gogh Brama di vivere. Flangini, al seguito della troupe come pittore \u201cufficiale\u201d, disegn\u00f2 e dipinse attori, comparse e ambienti vangoghiani. Durante una delle permanenze estive in Belgio, a Ostenda aveva stretto amicizia con Ensor con il quale si trov\u00f2 spesso a discutere d\u2019arte. Quadri come le Kermesse, cio\u00e8 la rappresentazione delle feste popolari mascherate, sono l\u2019ideale omaggio al maestro oltre che l\u2019approfondimento di un tema, quello della maschera, molto caro a Flangini, uomo di teatro.<\/p>\n

Gli ultimi anni dell\u2019artista, dal 1959 al 1961, furono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. In opere come Campagna a Charleroi (1961), Mulino a vento a Hetchel (1960), Paesaggio a Gilly (1961) \u201ctraspare una visione pi\u00f9 serena della vita \u2013 scrive Alba Di Lieto -, che si esprime oltre che nei temi anche nei toni gialli, ocra rossastri e bruni, vivaci e accesi in un\u2019atmosfera tersa e pulita. Faro di Ostenda (1961) e soprattutto Mulino a Bruges, ultima opera dell\u2019artista rimasta incompiuta sul cavalletto del suo studio alla sua morte, restano come testimonianza del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale\u201d. Nell\u2019agosto del 1961 Flangini, dopo una breve malattia, mor\u00ec improvvisamente a causa di un avvelenamento da colore.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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