{"id":65611,"date":"2022-05-16T10:00:55","date_gmt":"2022-05-16T08:00:55","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=65611"},"modified":"2022-05-20T12:30:36","modified_gmt":"2022-05-20T10:30:36","slug":"dissolution","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/dissolution\/","title":{"rendered":"Dissolution"},"content":{"rendered":"

\"\"Milano – Nicol\u00f2 Baraggioli, Michele d\u2019Agostino, Lorenzo di Lucido, Diego Dutto, Myvanwy Gibson, Francesco Meloni, Sabrina Milazzo e Giulio Zanet sono i protagonisti della collettiva dal titolo \u201cDissoution\u201d in corso alla Manuel Zoia Gallery.<\/p>\n

Il progetto mette in dialogo pratiche artistiche ibride per riflettere sul concetto di dissoluzione in tutte le sue accezioni. La dissoluzione \u00e8 un processo che coinvolge corpi, organismi e materia; ma anche sentimenti, emozioni, divenendo cos\u00ec un mezzo per esplorare da un lato l\u2019interiorit\u00e0, dall\u2019altro, nella sua accezione di disgregazione, \u00e8 un filtro per plasmare e guardare alla contemporaneit\u00e0. Dal latino dissolutio, il termine indica un\u2019azione in corso piuttosto che uno stato.<\/p>\n

La mostra, negli spazi espositivi di via Maroncelli, rimarr\u00e0 in calendario sino al 28 maggio ed \u00e8 visitabile dal mercoled\u00ec a sabato dalle 15 alle 19. Per informazioni: T. +39) 3334914712 info@manuelzoiagallery.com<\/p>\n

Cenni biografici degli artisti:<\/strong><\/p>\n

\"\"Stefano Cescon<\/strong> (1989, Pordenone) vive e lavora a Venezia dal 2017. Ha conseguito il Diploma di 1\u00b0 livello in Arti Visive, specializzazione in Pittura nell’anno accademico 2012\/2013 presso l’Accademia Cignaroli di Verona. Si \u00e8 laureato con lode in Arti Visive, specializzazione in Decorazione nell’Anno Accademico 2018\/19 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
\nLa sua ricerca artistica si radica sul rapporto dialettico di elementi speculari: da un lato l\u2019equilibrio tra forze superficiali (laterali e frontali) e dall\u2019altro i passaggi tonali. Dove la forma \u00e8 costretta o contenuta in una struttura geometrica, la cera \u00e8 un contrappeso capace di restituire morbidezza ed espressivit\u00e0 al risultato finale. La cera, medium e materiale prediletto, viene contaminata da composizioni chimiche come la stearina e la paraffina che la plasmano in maniera differente, rendendola organica e viva. Il fulcro dell’operazione \u00e8 il “processo” inteso come verifica di una tesi volta a rispondere a un problema iniziale. Nelle opere Stefano Cescon stratifica vari livelli di cera, principio fisico e metafora del tempo come co-autore dell\u2019opera. Infatti, \u00e8 il tempo che, come un setaccio, stabilisce i ritmi interni delle sedimentazioni, rapporti variabili che rivelano la loro volont\u00e0 a operazione conclusa. Le diverse fasce cromatiche realizzate dal processo si rapportano anche con le piattaforme online dove ritroviamo quotidianamente un vaso assortimento cromatico. Si instaura anche un dialogo tra una fonte effimera quale \u00e8 la traccia digitale, naturalmente matematica, e la sua trasmutazione in opera fisica, imperfetta e viva,\u00a0 L\u2019artista ha esposto in diverse gallerie e contesti istituzionali, sia in Italia che all\u2019estero, ed \u00e8 vincitore di svariati premi, tra cui il recente Cramum Prize. Tra gli altri: Arteam Cup (2019), Premio Nazionale delle Arti (2019), Combat Prize (2016).<\/p>\n

Michele d\u2019Agostino<\/strong> (1988, Benevento) insegna Fonderia artistica presso l\u2019Accademia di Belle Arti di Brera e Tecniche della scultura presso l\u2019Accademia dell\u2019Aquila. La sua pratica scultorea si ispira alle problematiche della societ\u00e0 contemporanea, sempre perseguendo la volont\u00e0 di indagare l\u2019essenza ultima della realt\u00e0, spogliata di tutto ci\u00f2 che \u00e8 accessorio. A livello estetico, scorci naturali sono presentati ironicamente e modificati con artifici che mettono in campo un effetto straniante in chi guarda. I lavori pi\u00f9 recenti di Michele D’Agostino segnano un ulteriore passaggio, in direzione delle installazioni, volte a coinvolgere, in vari modi il pubblico.
\nTra le mostre personali ricordiamo: \u201cNatura, Uomo, Mutamento\u201d, Gipsoteca di Canova Possagno, a cura di fondazione Canova (Possagno) 2015; \u201cFantasmi nel verde\u201d Rocca dei Rettori (Benevento) 2006 Tra le collettive annoveriamo: The colouring book, Milanoartguide ,mostra online a cura di Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi, 2020; Installazione site-specific opera Ferrari , in Bullona ,hotel For Seasons, Cairo; Fuori Visioni- 5 Festival Arte Contemporanea ,ex chiesa di San Maria della pace, Piacenza, 2019; \u201cPremio d\u2019arte citt\u00e0 di Treviglio, a cura di Sara Fontana, sala crociere centro civico culturale, (Treviglio) 2016; \u201cPremio Suzzara\u201d Galleria premio Suzzara (Mantova); \u201cNoPlace2\u201d Castello di Fombio (Lodi); \u201cNottilucente 2014\u201d, a cura di Culture Attive, Musei civici di Torregrossa, (San Gimignano) 2014; \u201cco.co.co\u201d Mostra finalisti premio, Chiesta sconsacrata di San Remigio (Como); \u201cTrasfigurazioni\u201d Abbazia di San Remigio Cavi a cura di M.Galbiati e K.McManus (Piemonte) 2014;\u201cFeder Culture\u201d Museo Nazionale Terme Diocleziane, (Roma) 2014.<\/p>\n

\"\"Lorenzo di Lucido <\/strong>(1983 a Penne, Pescara) vive e lavora a Milano. Formatosi in un primo tempo come maestro d’arte, si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove nel 2008 \u00e8 tutor della cattedra di tecniche e tecnologie della pittura. Intendendo la pittura come atto e processo creativo, le sue opere si fanno portavoci della pars-destruens. Se la pittura \u00e8 superficie su superficie, l\u2019opera oggettificata \u00e8 dettata da una serie di procedure che, collassando e stratificandosi in un circolo continuo, danno luogo a immagini. Cos\u00ec, il quadro ha in s\u00e9 il processo della creazione ma anche la sua distruzione, eliminando tutto ci\u00f2 che sarebbe potuto essere, nella sua realizzazione ha inglobato altre possibili versioni di s\u00e9. Rappresentare \u00e8 come un piccolo crimine: si deve sempre uccidere o abbandonare qualcosa lungo la realizzazione. L\u2019artista ha esposto in diverse mostre personali e collettive, tra cui: La superficie del tempo, Spazio espositivo Francesco Siracusa, Agrigento, 2018; Non \u00e8 forse perch\u00e9 coltiviamo le nebbie? Yellow, Varese, 2017; L\u2019adult\u00e8re durable, con Valentina Perazzini, Villa Contemporanea, Monza, 2017; Il regime dell\u2019immagine, con Luca De Angelis, Scatolabianca, Milano, 2014; In ragione dell\u2019ombra, con Giovanni Blanco, Spazio FAR Rimini, Palazzo del Podest\u00e0, 2014. Tra le mostre collettive: Selvatico 12 Foresta. Pittura Natura Animale, Palazzo Marcolini, Forl\u00ec, Convento di San Francesco, Bagnacavallo, 2017; Far Off, Fiera di Colonia, 2017; Live Leaves, Studi Festival, Studio di Loris Di Falco, Milano, 2017; Studio Freud, Studi Festival, Studio BG, Milano, 2017; Painters Club, VIR Viafarini-in-residence, Milano, 2017; No Place 2, Catello di Fombio, 2016; Il nocciolo della questione, Museo Bodini, Gemonio, 2016; L\u2019Eroico Manoscritto, Biblioteca Malatestiana, Cesena, 2016; Credere la Luce, Musas, Giulianova, 2016; Imago Mundi, Collezione Luciano Benetton, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2015; Laboratorio di pittura in genere, Omegna, 2015.<\/p>\n

Diego Dutto<\/strong> (1975, Torino) \u00e8 artista visivo la cui ricerca si innesta su conformazioni impossibili e fantastiche. Gruppi scultorei di elementi ossiformi originano creature ibride, conosciute e retoriche, ispirate a un ideale bestiario popolato di animali arcaici. Questa ricerca, quasi meccanica, \u00e8 un modo per addentrarsi nel linguaggio contemporaneo con estrema sintesi e forza comunicativa. Tra le mostre personali e collettive ricordiamo: Art Site Fest, Closeness-Prossimit\u00e0 2021, Neighbors, Palazzina di Caccia di Stupinigi, 2021; Skelton, in collaborazione con Arteam, Traffic Gallery, Bergamo, 2020; Repertum, progetto speciale per Affordable Art Fair, Milano, 2019; Repertum, Museo d\u2019Arte Contemporanea di Lissone, 2018; Italia, 25a Biennale Internazionale della ceramica di Vallauris, Mus\u00e9e Magnelli, Mus\u00e9e de la C\u00e9ramique, Vallauris, Francia, 2018.<\/p>\n

\"\"Myvanwy Gibson<\/strong> (1965, Melbourne, Ayustralia), vive e lavora a Milano. Attraverso dipinti, installazioni e sfruttando le possibilit\u00e0 del digitale, riflette sulla relazione tra tecnologia, essere umano e natura. Concependo il digitale come un linguaggio che introduce parametri di fruizione diversi dai linguaggi tradizionali, indaga l’ignoto, il mistico, il nascosto. Evocando \u2013 ma non imitando \u2013 la natura, concepisce un’arte non antropocentrica, in cui il digitale \u00e8 il linguaggio privilegiato per indagare l\u2019ignoto, il mistico e il nascosto. L\u2019artista ha esposto in numerosi spazi privati e pubblici come The Australian Centre of the Moving Image, Melbourne; The International Association of Empirical Aesthetics, New York; e The Autonomous Biennale, a Venezia. Le sue ricerche sono state pubblicate nella rivista Academia Letters e negli atti dell’AIEA di New York e Vienna.<\/p>\n

Francesco Meloni<\/strong> (Italia, 1973) vive tra Cagliari e Milano. Artista poliedrico, utilizza le metafore architettoniche per descrivere la frattura insita nel rapporto tra uomo e natura e per capire il modo in cui la realt\u00e0 ci appare e ci influenza, descrivendo le dinamiche di classe attraverso il richiamo al cantiere e all\u2019edificio tout court. Il cemento, elemento costitutivo della realt\u00e0 urbana e strumento della selvaggia trasformazione di natura e paesaggi, diventa per Meloni il materiale pi\u00f9 adatto a rappresentare la spaccatura tra uomo e natura e lo sfruttamento dell\u2019uomo sull\u2019uomo. Attualmente in residenza presso Viafarini, L\u2019artista ha esposto in numerose mostre personali e collettive, tra cui: #11B Architetture umane, a cura di Camilla Mattola, Artecircuito, Sassari; #11B Block Party, Studio LI-XI, Cagliari, 2016; Catching Fluidity , Tiscali Campus, Cagliari, 2012; \u00e8 inoltre vincitore di diversi premi, tra cui: Biennale di Firenze 2011, Nocivelli Prize, 2014; finalista per Exibart Prize, 2020; Combat Prize, 2012\/2013\/2014; Yicca Prize, 2013.<\/p>\n

Sabrina Milazzo<\/strong> (1975, Torino) \u00e8 diplomata in Pittura presso l\u2019Accademia di Belle Arti di Torino. La sua pratica artistica attinge a immaginari comuni, come personaggi delle fiabe Disney, sottoposti ora a processi di decostruzione. Il loro aspetto \u00e8 congelato nel mezzo di un processo di trasformazione e scioglimento, manifestando la fine dell\u2019incanto e delle illusioni che abitano l\u2019infanzia. Ha partecipato a fiere nazionali e internazionali tra cui MiArt, ArteFiera Bologna e Context ArtMiami. Nel 2011 ha partecipato alla 54\u00b0 Biennale di Venezia, Padiglione Italia a Torino e nel 2013 il suo lavoro \u00e8 stato presentato ad Art Stays, Festival Internazionale di Arte Contemporanea a Ptuj in Slovenia.<\/p>\n

\"\"Giulio Zanet<\/strong> (1984, Colleretto Castelnuovo, Torino) vive e lavora tra Milano e Correggio (RE). La sua ricerca artistica documenta momenti e riflessioni dell\u2019esistenza quotidiana, mettendo in atto processi di astrazione. Idee e forme del mondo, che reiterano meccanismi esperienziali, sono realizzabili attraverso la pittura. L\u2019artista plasma cos\u00ec forme riconoscibili, soggette a poliedriche interpretazioni, evidenziando l\u2019impossibilit\u00e0 di oggettivare l\u2019emozioni.
\nTra le mostre personali, ricordiamo: Some Place, Traffic Gallery, Bergamo, 2021; Una gita fuori porta, Apocryphalgallery, Roma, 2020; La vita \u00e8 un passatempo, Adiacenze, Bologna, 2019; Shapestorming, Casa della Cultura I. Calvino, 2018.
\nTra le mostre collettive, ricordiamo: Altrimenti anche niente, Rehearsal, Milano, 2021; 40 days, a cura di Mattia Lapperier, QuasiQuadro, Torino, 2021; Hole, Adiacenze, Bologna, 2021; Way Out, La Grange Art Gallery, La Grange FR, 2020; Noccioline, a cura di Yellow, Matteo Nuti Studio, Bientina, 2020; Tuttifrutti, stecca 3.0, Milano, 2019; Generation Y, Frankfurter Westend Galerie, Frankfurt, DE, 2019.
\nE\u2019 infine vincitore di diversi premi, tra cui: Premio Cairo, 2017; Premio Lissone, 2012; finalista per il Premio Combat (2009).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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