{"id":62775,"date":"2021-09-29T12:00:32","date_gmt":"2021-09-29T10:00:32","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=62775"},"modified":"2021-10-01T10:06:33","modified_gmt":"2021-10-01T08:06:33","slug":"quando-busto-divenne-grande","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quando-busto-divenne-grande\/","title":{"rendered":"Quando Busto divenne grande?"},"content":{"rendered":"

La mancata provincia e la lapide in Sant\u2019Ambrogio<\/strong><\/p>\n

\"\"Busto Arsizio<\/strong> – Con i suoi 83.563 cittadini (dato al 31\/12\/2020) \u00e8 la sesta citt\u00e0 della Lombardia per numero di residenti, la prima tra quelle che non hanno il privilegio di essere capoluogo di provincia, pur contando pi\u00f9 abitanti di Varese, Cremona, Pavia, Mantova, Lecco e Sondrio. Se ci riferiamo all\u2019intero territorio nazionale, Busto \u00e8 la sessantatreesima citt\u00e0 pi\u00f9 popolosa, la terza tra quelle non capoluogo, dopo Giugliano e Guidonia.
\nEppure i bustocchi, quando il governo Mussolini decise il riordino delle circoscrizioni provinciali, avevano sperato che la loro citt\u00e0 potesse essere proclamata capoluogo, accorpando in una nuova provincia alcuni comuni del Circondario di Gallarate, fino ad allora nella Provincia di Milano, con quelli del Circondario di Varese, nella Provincia di Como.
\nFu grande la delusione, quando il 6 dicembre 1926 vennero a sapere che il Consiglio dei Ministri aveva elevato Varese a capoluogo provinciale. Molti pensarono che si trattasse di una sorta di vendetta del duce nei loro confronti, per avergli riservato una tiepida accoglienza il 25 ottobre 1924, allorch\u00e9 arriv\u00f2 in citt\u00e0 per inaugurare la nuova stazione ferroviaria. Ben altro entusiasmo, quel giorno, i bustocchi avevano infatti riservato all\u2019arcivescovo di Milano, cardinale Eugenio Tosi, loro concittadino.
\nUn vero peccato per la citt\u00e0, la cui grandezza industriale avrebbe certamente meritato un formale riconoscimento. Quale parziale consolazione, il governo Mussolini nel 1928 \u201cregal\u00f2\u201d a Busto le frazioni di Sacconago e Borsano.
\nEppure la citt\u00e0 lombarda non fu sempre grande.
\nLa stessa definizione locale di \u201cB\u00fcsti Grandi\u201d serve solo a distinguerla dall\u2019altra Busto, la Busto Piccola (Bispiqual), ovvero Busto Garolfo.
\nIl ruolo di Busto Arsizio, sia in ambito amministrativo sia religioso, \u00e8 andato crescendo nel corso dei secoli, di pari passo con lo sviluppo delle sue attivit\u00e0 artigianali, commerciali e industriali.
\nFin dall\u2019Alto Medioevo Busto ricadeva nel Comitato del Seprio, ma dopo la battaglia di Legnano (1176) e la pace di Costanza (1183) crebbe l\u2019influenza di Milano sul territorio, definitivamente attestata in seguito alla distruzione di Castelseprio (1287) da parte di Ottone Visconti.
\nUna prima testimonianza della crescita bustese fu l\u2019elevazione da locus (luogo) a burgus (borgo), riferita per la prima volta in un documento notarile del 13 dicembre 1243, ma avvenuta presumibilmente gi\u00e0 intorno al 1240.
\nAi tempi del Ducato di Milano Busto fu investita di un importante privilegio, concesso dal duca Filippo Maria Visconti il 1\u00b0 aprile 1440: il borgo, con tutta la pieve di Olgiate, fu sottratto alla giurisdizione del Seprio e della Bulgaria e dotato di un proprio podest\u00e0. Il privilegio fu poi riconfermato da Francesco Sforza il 22 marzo 1451, anche se i conflitti tra il podest\u00e0 di Busto e il Capitano del Seprio di Gallarate, in merito all\u2019esercizio dell\u2019autorit\u00e0 sulla pieve di Olgiate Olona, erano destinati a durare a lungo, tanto che ci volle una terza conferma del privilegio, operata da Bianca Maria Visconti e Galeazzo Maria Sforza con lettera del 4 luglio 1467.
\nL\u2019annosa vicenda del conflitto di competenza fu risolta da Gian Galeazzo Sforza il quale, con una lettera dell\u201911 maggio 1488 invitava il podest\u00e0 di Busto e gli uomini del borgo a riconoscere come loro signore e padrone Galeazzo Visconti, al quale il duca aveva concesso il borgo e le pertinenze in feudo, con titolo e dignit\u00e0 di conte, nonch\u00e9 pieno potere di giurisdizione. Busto divenne cos\u00ec contea, staccata dalla diretta amministrazione milanese. Di fatto, per\u00f2, terminavano anche l\u2019era e l\u2019autonomia comunale.
\n\"\"Nel periodo della Repubblica Cisalpina Busto Arsizio fu capoluogo del X distretto del dipartimento dell\u2019Olona (5 vendemmiale anno VII, corrispondente al 26 settembre 1798), salvo essere poi spostata nel IV distretto, con capoluogo Gallarate (23 fiorile anno IX, ovvero 1801).
\nNella ripartizione amministrativa del Regno lombardo-veneto, fu nominata capoluogo del distretto XV (12 febbraio 1816), e successivamente capoluogo del distretto X (23 giugno 1853).
\nCon l\u2019avvento del Regno d\u2019Italia, divenne capoluogo di mandamento, nel circondario di Gallarate, provincia di Milano. Ma soprattutto fu onorata del titolo di citt\u00e0, con Regio Decreto del 30 ottobre 1864.
\nAnche le chiese e il clero di Busto per diversi secoli furono dipendenti dalla chiesa plebana di Olgiate Olona, dove si trovava il fonte battesimale. Nel XIV secolo cominciarono i primi segnali di emancipazione, con l\u2019erezione di un fonte battesimale nella chiesa di S. Giovanni. Busto divent\u00f2 ufficialmente capoluogo della pieve ecclesiastica con decreto dell\u2019arcivescovo Carlo Borromeo in data 4 aprile 1583.
\nSoppresse le pievi, la diocesi di Milano \u00e8 oggi suddivisa in zone pastorali e decanati. Quello di Busto Arsizio, nella zona pastorale IV di Rho, comprende unicamente le tredici parrocchie cittadine.
\nLa grandezza di Busto, evidentemente, non \u00e8 cosa remota, e un dato particolarmente interessante ce lo dimostra: il pi\u00f9 antico documento in cui compare il nome della localit\u00e0 \u00e8 pi\u00f9 recente rispetto a quelli di altri abitati della zona.
\nInfatti, fra tutti i documenti ad oggi conosciuti, il nome di Busto Arsizio viene citato per la prima volta in un atto dell\u2019anno 1053, ben pi\u00f9 tardi rispetto a Vico Seprio\/Castelseprio (715), Peveranza (721), Cairate (737), Legnano (789), Saronno (796), Cislago (807), Lomazzo e Rovate (852) Marnate (892), Carnago e Castiglione Olona (898), Varese e Busto Garolfo (922), Parabiago (963), Sesto Calende (966), Samarate e Lonate Pozzolo (973), Gallarate (974), Solbiate Olona e Solbiate Arno (1017), Castellanza e Fagnano Olona (1045), Gorla Maggiore e Gorla Minore (1046).
\nIl documento del 1053, in cui compare per la prima volta il nome di \u201cBVSTI\u201d, \u00e8 un atto di donazione disposto da tale AVGVSTVS LANTERIVS e da sua moglie VVIDA (Guida) a favore dei canonici della basilica di S. Ambrogio a Milano. Tra i beni oggetto della donazione, disseminati in varie localit\u00e0, vi erano i praedia (terre) posseduti in BVSTI, verosimilmente Busto Arsizio, essendo ritenuto non credibile che il termine possa essere riferito alle localit\u00e0 di Bustes Carulfi (Busto Garolfo), Busticava (Buscate) o a Bosto.
\nIl testo dell\u2019atto di donazione non \u00e8 in formato cartaceo, ma \u00e8 scolpito sui due lati di una grande lapide marmorea, in origine lapide sepolcrale del benefattore, da diversi secoli conservata in S. Ambrogio.
\nSu una faccia della pietra \u00e8 riportato l\u2019elenco dei beni donati ai canonici, sull\u2019altra quello dei beni donati ai monaci benedettini. Entrambi erano officianti in S. Ambrogio, ma spesso in contrasto tra loro tant\u2019\u00e8 che, come pare, a causa di questa rivalit\u00e0 la Basilica dispone di ben due campanili, quello dei monaci e quello dei canonici.<\/p>\n

\"\"Della lapide in S. Ambrogio si sono occupati in passato illustri storici, quali Giovan Pietro Puricelli (Ambrosian\u00e6 Mediolani Basilic\u00e6 ac Monasterii hodie Cistertiensis Monumenta, volumen primum, 1645), Serviliano Latuada (Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle Fabbriche pi\u00f9 cospicue che si trovano in questa metropoli, tomo quarto, 1751), Giulio Ferrario (Monumenti sacri e profani dell\u2019Imperiale e Reale Basilica di Sant\u2019Ambrogio in Milano, 1824), Giorgio Giulini (Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della Citt\u00e0 e campagna di Milano n\u00e9 secoli bassi, vol. II, 1854) e Vincenzo Forcella (Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, vol. III, 1890). Questi storici hanno potuto vedere la lapide quando ancora si trovava nella parete destra della cappella del Sacramento, con la parte riguardante Busto rivolta verso la parete e dunque non leggibile.
\nOggi la lapide si trova in altro punto della basilica, incastonata in un\u2019apertura della parete perimetrale in modo da poterne leggere entrambe le facciate. Quella su cui \u00e8 scolpito il nome di \u201cBVSTI\u201d \u00e8 rivolta all\u2019esterno, ed \u00e8 protetta da una robusta grata di ferro.
\nLa frase in cui \u00e8 citata Busto \u00e8 la seguente:
\n\u201cIdem vero Lanterius cum Vvida sua uxore contulit ad canonicam huius ipsus ecclesiae sancti Ambrosii tota praedia quae hubuerunt in Comazo, Iuvate, Vigunzuni, Clariani, Muirago, Qnto, Busti<\/em><\/strong>, Ugobaido, Lourago…\u201d
\nLa donazione era stata disposta con la clausola che non fosse consentito ad alcun arcivescovo o abate infeudare, vendere o cambiare tali propriet\u00e0:
\n\u201cita ut nulli unquam archiepiscopo aut abbati liceat ex eis omnibus alicui aliquid inferare vel per libellum aut cambium seu quovis modo alineare\u201d.
\nL\u2019altra condizione posta dai coniugi ai monaci era quella che \u201cunde ipsi ppetuo sup hoc sepulchru cicendelu accendant\u201c(che sul loro sepolcro tenessero accesa perpetuamente una lampada), e col resto si comprassero le camicie ai religiosi, affinch\u00e9 cantassero l\u2019ufficio per l\u2019anima dei testatori.<\/p>\n

Ma chi erano questi Lanterio e Guida? Erano di Busto?<\/strong><\/p>\n

Lanterio \u201cclarvs homo\u201d (uomo importante) probabilmente era un valvassore senza prole. Quanto alla moglie, il Giulini nel 1854 scriveva \u201cRoperga, detta anche Guida, moglie di Nanterio della citt\u00e0 di Milano\u201d.
\nI due coniugi, come da loro volont\u00e0, furono ricordati in S. Ambrogio per diversi secoli. I monaci cisterciensi, subentrati ai benedettini nella basilica, celebravano ogni giorno la prima messa per Lanterio e Guida. Sotto un portico presso la cappella di S. Satiro furono anche realizzati dei loro ritratti a tempera, oggi perduti.
\nTuttavia, secondo il Puricelli, Lanterio non era di Milano ma apparteneva ai nobili di Cologno, perch\u00e9 tra i lasciti vi era anche un praedium a Colonia; probabilmente si sbagliava, perch\u00e9 non aveva considerato, come invece fece il Giulini, che l’anniversario funebre dei nobili di Cologno si celebrava in S. Ambrogio il 24 ottobre, anzich\u00e9 il 2 gennaio, data della morte di Lanterio.
\nDi sicuro il milanese Lanterio non poteva immaginare, mentre disponeva dei propri beni, che cos\u00ec facendo sarebbe entrato di diritto nella storia di Busto Arsizio.<\/p>\n

Roberto Alb\u00e9<\/p>\n

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