{"id":61280,"date":"2021-06-21T09:00:18","date_gmt":"2021-06-21T07:00:18","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=61280"},"modified":"2021-06-21T10:05:59","modified_gmt":"2021-06-21T08:05:59","slug":"la-penna-e-il-bisturi-dellarte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-penna-e-il-bisturi-dellarte\/","title":{"rendered":"\u201cLa penna \u00e8 il bisturi dell\u2019arte\u201d"},"content":{"rendered":"

\"\"Roma<\/strong> – E’ stato un precursore, un artista originale nel linguaggio espressivo e compositivo, purtroppo poco compreso dai contemporanei e ricordato da un esiguo numero di cultori dell’arte. Ad Alberto Martini<\/strong> (1876 – 1954), l’alchimista del bianco e nero\u00a0 la Galleria Carlo Virgilio, dedica la mostra “La penna \u00e8 il bisturi dell’arte<\/em>“. Un’occasione per vedere riunito un corpus significativo di disegni a penna di china risalenti agli esordi fino alla prima maturit\u00e0 dell’artista trevigiano,\u00a0 protagonista del Simbolismo europeo<\/strong>. La sua tecnica, unica, raggiunse in Europa una rapida fama grazie al critico Vittorio Pica grande sostenitore di Martini (presente in mostra nel celebre ritratto a penna realizzato dall\u2019artista nel 1912).
\nIl nucleo pi\u00f9 importante dell’esposizione \u00e8 rappresentato dalle illustrazioni per i Tales<\/em> di Edgar Allan Poe: 11 disegni, eseguiti tra il 1906 e il 1908, tra i pi\u00f9 celebri dell’artista, riprodotti ovunque nella bibliografia martiniana e ora ritrovati negli originali. I disegni del ciclo di Poe, rappresentano il suo pi\u00f9 significativo contributo\u00a0 all’illustrazione letteraria europea, di matrice simbolista, dove “un\u2019immaginazione visionaria si lega con il gusto per il simbolo arcano, il macabro e l\u2019ironia grottesca. Non a caso, grazie alla regia delle luci, dei diversi piani e dei dettagli, illustrazioni come queste sono state considerate tra le fonti visive del cinema moderno, nella mostra del 2000 Hitchcock et l\u2019art: co\u00efncidences fatales, Parigi, Centre Pompidou<\/em>“.<\/p>\n

Martini interpreta Poe con segno crudo nell’essenza realistica, fedele al testo nella vena pi\u00f9 \"\"macabra e onirica del poeta. Il percorso poi si muove attraverso una serie di illustrazioni, che tracciano l\u2019evoluzione dello stile martiniano, dalle introduzioni della grafica europea contemporanea e dai riferimenti dureriani, come i fogli dedicati al Morgante Maggiore<\/em> di Luigi Pulci (1895), la Secchia Rapit<\/em>a di Alessandro Tassoni e i disegni per La corte dei miracoli<\/em> (esposti alla Biennale di Venezia del 1897) e per il Poema del lavoro (esposti a Torino nel 1898 e poi a ancora a Venezia, Londra, Monaco di Baviera e Berlino).Testimoniano la fase successiva dell\u2019opera di Martini, le straordinarie litografie del ciclo Misteri<\/em>, del 1914, autoritratti e il ritratto della marchesa Casati.<\/p>\n

In galleria dialogano, con le opere dell’illustratore, un bronzo dello scultore simbolista Adolfo Wildt e un ritratto di D\u2019Annunzio di Paul Troubetzkoy, l\u2019unica versione in bronzo oggi nota, che accompagna la raffigurazione originale eseguita dal maestro trevigiano per l\u2019ex libris dell\u2019opera omnia del poeta.
\nUn’artista da ri-scoprire Alberto Martini,\u00a0 soprattutto dal vasto pubblico, al quale riconoscere un grande talento. Non si ripeta lo stesso errore di un secolo fa quando, per l’ostilit\u00e0 dei critici italiani che ignorarono il suo lavoro, si trasfer\u00ec a Parigi dove trov\u00f2 invece numerosi estimatori. In Italia, occorre sottolinearlo, l’attenzione di artisti e inellettuali dell’epoca, si concentrava ancora attorno al movimento futurista e le innovazioni del disegnatore non venivano colte.<\/em><\/p>\n

\"\"
Ritratto del critico Pica<\/figcaption><\/figure>\n

La\u00a0 materia prediletta dal nostro artista \u00e8 stato l’inchiostro col quale, attraverso il pennino, riusciva a far muovere, in una danza unica e impareggiabile tra linee, ombre e vuoti che, come per magia, in una finissima tessitura di tratti, immagini e figure meravigliose da quelle …. sensuali fino a quelle pi\u00f9 crudeli.<\/p>\n

Chi fosse in zona, dunque, non perda l’occasione di una visita alla mostra, curata da Alessandro Botta, studioso specialista dell\u2019artista, alla quale \u00e8 affiancata un’altra esposizione congiunta, allestita alla Galleria W. Apolloni, di via Margutta, intitolata:\u00a0 Martini. Maschere e Ombre, a cura di Monica Cardarelli. Entrambe le mostre si concludono il 30 giugno. Orari<\/strong>: da luned\u00ec a venerd\u00ec 11.30 \u2013 15.00\/16.00 \u2013 19.00; sabato per appuntamento. E\u2019 gradita la prenotazione.<\/p>\n

Maestro del bianco e nero<\/strong>
\nAlberto Giacomo Spiridione nasce il 24 novembre 1876 a Oderzo (Treviso). La madre Maria dei conti Spineda de Cattaneis, antica famiglia nobile trevigiana; il padre Giorgio, pittore naturalista e professore di disegno. Alberto, secondogenito, sotto la guida paterna, inizia a dipingere e a disegnare continuando cos\u00ec la tradizione familiare. Anche i parenti materni del padre erano noti decoratori e mosaicisti veneziani. Durante gli anni della formazione Martini realizza innumerevoli disegni, rivelando da subito una particolare predilezione per la grafica. Fu un autodidatta. La sua vocazione come pittore fu spesso mortificata imponendosi come \"\"maestro dell’arte del bianco e nero. I temi preferiti sono quelli della campagna trevigiana e dei contadini al lavoro la Natura. Non mancano fiori e conchiglie, che studia in modo dettagliato, ai quali dedica una serie di acquerelli. Alla Pinacoteca Martini a Oderzo oltre alle opere \u00e8 conservato il prezioso e inedito archivio personale dell’artista: documenti e lettere personali (testimonianze di stima ed amicizia) pubblicazioni prestigiose cui l\u2019artista collabor\u00f2 quale illustratore, i colori a pastello e olii provenienti dallo studio parigino, oltre l\u2019ultima opera rimasta incompiuta.<\/p>\n

Dai suoi scritti…una lezione<\/strong>
\nNumerose le riflessioni di Alberto Martini raccolte ne “Vita d’artista” (1939-1940) rivelano la personalit\u00e0 di questo straordinario Maestro che tanto am\u00f2 e soffr\u00ec per l’arte.
\n“Per imparare il disegno a penna, strumento difficile e acuto come il violino, \u00e8 necessario lavorare di giorno e di notte per molti anni; passare notti intere al lavoro arrischiando la vita, per poter rendere sensibili immaginazione e fantasia di uno stile originale, per fermare la vibrazione luminosa e l’espressione plastica pi\u00f9 intensa… Ogni essere e ogni cosa mostrano le stimmate della lotta per la vita. Il vero disegnatore \u00e8 un trageda”.<\/em><\/p>\n

E. Farioli<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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