{"id":58412,"date":"2020-12-22T12:30:45","date_gmt":"2020-12-22T11:30:45","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=58412"},"modified":"2020-12-23T11:36:51","modified_gmt":"2020-12-23T10:36:51","slug":"opus-montanum","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/opus-montanum\/","title":{"rendered":"\u201cOpus Montanum\u201d"},"content":{"rendered":"
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Luigi Zanzi (1938-2015)<\/figcaption><\/figure>\n

Hanno visto la luce per le Edizione del Mulino di Bologna nel 2018 i cinque corposi volumi dell\u2019Opus Montanum di Luigi Zanzi e molte persone sicuramente li avranno gi\u00e0 visti e letti, ma a me fa piacere parlarne ancora. Riuniscono ben 102 saggi di questo studioso varesino difficile da incasellare: certo avvocato e docente universitario, prima a Genova e poi a Pavia, ma anche \u2013 e mi verrebbe da dire soprattutto \u2013 \u201cfilosofo e alpinista, pensatore eclettico e scrittore fecondo\u201d, condividendo tutti questi interessi, a seconda, con Ludovico Geymonat, Adolphe Rey e Reinhold Messner.
\nSon volumi questi dell\u2019Opus Montanum non da leggere con sistematico impegno: \u00e8 pi\u00f9 allettante, almeno per me, togliere dal cofanetto che li contiene una volta l\u2019uno, una volta l\u2019altro, scegliendo poi tra i saggi in esso contenuti. In questo modo ci si rende perfettamente conto anche delle straordinarie e multiformi qualit\u00e0 di scrittura di Zanzi, capace di variare, come un provetto musicista o un virtuoso di violino, sul tema sempre affascinante e tanto complesso della montagna.
\nSi potrebbe incominciare magari con \u201cla filosofia del camminare\u201d (III, pp. 391-397), avendo come compagno Goethe per assaporare \u201cla pazienza e la calma dell\u2019indugio osservativo [che] non possono avere altro ritmo che quello del cammino a piedi\u201d o, se si vuol andare all\u2019avventura, Bruce Chatwin, \u201ccon quel senso di libert\u00e0 che fa riscoprire il nostro passato nomade\u201d. E poi, estraendo dal cofanetto il secondo volume, interessarsi della storia dell\u2019alpeggio (pp. 435-479) che non \u00e8 parte solo della civilt\u00e0 rurale ma, in tutto, dentro la<\/p>\n

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Colle del Lys, fotografia di V. Sella<\/figcaption><\/figure>\n

storia della montagna \u201cin silenzio\u2026di cose, di gesti e di opere che hanno lasciato una impronta nel territorio\u2026con reliquie che vanno lentamente disfacendosi nella rovina del tempo\u201d. Avvincente rivivere poi la storia epica (IV, pp. 623-632) di Walter Bonatti-K2: un\u2019eredit\u00e0 ormai inscindibile, dove Zanzi \u00e8 stato parte in causa con Fosco Maraini e Alberto Monticone per ristabilire la verit\u00e0 avversa a quella redatta da Ardito Desio. Diventa un autentico diletto, a cui non si pu\u00f2 rinunciare, conoscere di pi\u00f9, molto di pi\u00f9, delle montagne che ci incantavano fin da bambini (e, perch\u00e9 no?, anche ora) a partire dal Monte Rosa, \u201cuna lama d\u2019aratro che si insinua verso le terre, fertili di grano, di uve e d\u2019ortaggi\u201d della pianura, \u201cun ghirigoro seghettato\u201d, famigliare perch\u00e9 lo scorgiamo ogni giorno dalle nostre case e ci fa star l\u00ec: in silenzio a pensare.
\nTutto da approfondire il primo volume dal titolo Walser: un paradigma dell\u2019invenzione dei montanari, dove Zanzi studia con amore questo popolo in tutta la sua complessit\u00e0 antropologica, culturale, linguistica, giuridica e ambientale. Un popolo, quello dei Walser,<\/p>\n

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Gressoney, fotografia di V. Sella<\/figcaption><\/figure>\n

\u201cprotagonista fondativo e custode di quel grande flusso vitale che gravitava attorno al Monte Rosa lungo il doppio giro della grande via della cornice (con Macugnaga \u2013 Z\u2019Makam\u00e0 \u2013 al centro) ma che da l\u00ec sciamava in altre valli, anche lontane, con le sue regole, le sue tradizioni, la sua spiritualit\u00e0\u201d.<\/p>\n

Una spiritualit\u00e0 rafforzata dai pellegrinaggi verso la vetta dell\u2019Altissimo (V, pp. 275-284), dove entrano in gioco i Sacri Monti \u201clegami di frontiera religiosa, d\u2019ambiente naturale, di paradigma culturale, di cantiere d\u2019arte\u201d. Da leggere le impressioni dei \u201cviaggiatori per diletto\u201d (V, pp. 287-309) sulle faticose salite, di cappella in cappella, confusi tra i devoti che bisbigliano \u201coh bel\u201d mentre guardano gli affreschi spettacolari e le statue coloratissime che le popolano. Certo questo saggio, ma anche quello dove Zanzi scrive del viatico per un pellegrinaggio d\u2019arte e spiritualit\u00e0 ai Sacri Monti prealpini (V, pp. 539-568), una sintesi, certo complessa, ma in tutto illuminante, sulla \u201cinvenzione\u201d di questo paesaggio sacro che trova nell\u2019ascesa al monte la chiave per far distaccare l\u2019uomo dagli affanni e dalle miserie quotidiane, facendolo vivere, almeno per un giorno, \u201cfuori luogo\u201d, in un ambiente dove tutto \u00e8 luminoso e bello, un ambiente che d\u00e0 sicurezza e protezione di cui allora come oggi si sente, forte, la necessit\u00e0.<\/p>\n

Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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