![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_5127-300x200.jpg\")
Una civilt\u00e0 pu\u00f2 essere chiamata tale soltanto a partire dall\u2019invenzione della scrittura, cio\u00e8 esiste, in sostanza, da quando decide di raccontare la propria Storia.\nSulle lapidi dei templi di Angkor Wat, in Cambogia, antica capitale del regno Khmer, ogni imperatore ha voluto che si scrivesse il resoconto delle vicende accadute durante il proprio regno, cos\u00ec da essere ricordato per l\u2019eternit\u00e0.
\nUna civilt\u00e0 finisce quando viene distrutto il luogo dove \u00e8 scritta la sua storia, come \u00e8 accaduto per i Cham, il popolo di M\u1ef9 S\u01a1n, dove, nel marzo del 1968, gli americani bombardarono il sito archeologico risalente al IV sec. d.C. (l\u2019epoca di S. Ambrogio\u2026) sostenendo che in esso vi erano nascosti i Vietcong, che peraltro mai si sarebbero rifugiati in un luogo sacro perch\u00e9 ne conoscono il valore e ne avrebbero avuto grande rispetto.<\/em> All\u2019apice della sua espansione, nel 1100 d.C., la citt\u00e0 di Angkor arriv\u00f2 ad avere un milione di abitanti, in un periodo storico in cui Londra contava meno di 50.000 cittadini. Dai ritrovamenti \u00e8 evidente che le conoscenze ingegneristiche ed in particolare idrauliche di questa popolazione superassero di gran lunga quelle dei contemporanei europei.<\/p>\n
Ta Phrom<\/h3>\n
Sinistre rovine romantiche abbracciate lentamente dalle radici di ficus strangolatori e Tetrameles nudiflora<\/strong>. Tutto avvolto quasi stritolato in un incastro possessivo, indomabile, imprevedibile, forse eterno. Questo tempio ci ricorda che l\u2019ambizione dell\u2019uomo non pu\u00f2 nulla contro la forza insaziabile della natura che si riprende sempre inesorabilmente il suo spazio e il suo tempo_<\/p>\n Il suo nome significa Fortezza delle donne<\/strong> ed \u00e8 dedicato al dio ind\u00f9 Shiva. Noi lo diremmo quasi barocco nello stile ma \u00e8 del 967 d.C. La pi\u00f9 raffinata delle costruzioni dei Khmer era LA BIBLIOTECA.<\/p>\n Occorre seguire con gli occhi della mente le linee che, con rigore geometrico, portano al centro della figura (Bindu), restando in silenzio, con il respiro ritmato, per le ripide scale, contemplando la precisa proporzionalit\u00e0 che traccia con assoluta eleganza l\u2019Armonia, l\u2019equilibrio e il senso stesso dell\u2019Universo.<\/p>\n Il viaggiator Curioso.<\/em> Prologo Una civilt\u00e0 pu\u00f2 essere chiamata tale soltanto a partire dall\u2019invenzione della scrittura, cio\u00e8 esiste, in sostanza, da quando decide di raccontare la propria Storia. Sulle lapidi dei templi di Angkor Wat, in Cambogia, antica capitale del regno Khmer, ogni imperatore ha voluto che si scrivesse il resoconto delle vicende accadute durante il proprio regno, […]<\/p>\n","protected":false},"author":6,"featured_media":55268,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[778],"tags":[],"yoast_head":"\n![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_5180-300x200.jpg\")
Il pi\u00f9 \u201ccinematografico\u201d tra i templi della Cambogia, utilizzato, tra gli altri, come set di Lara Croft [Tomb Raider, 2001].<\/em><\/p>\nBayon<\/h3>\n
![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_5044-300x200.jpg\")
126 enigmatici volti sapientemente scolpiti sembrano colmare un vuoto di secoli lontani. Gli occhi di pietra seguono sempre i tuoi passi, mentre cammini, voltandoti indietro spaesata, forse ti sorridono. Il viso di Jayavarman VII<\/strong>, ripetuto all\u2019infinito su ogni guglia del tempio, confonde ogni direzione, portando con s\u00e9, beffardamente, l\u2019eternit\u00e0 del suo indecifrabile mistero.<\/p>\nBanteay Srei<\/h3>\n
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Elaborati rilievi dalle sfumature ancora colorate, eleganti intagli, fini incisioni e dettagli di arenaria rossa, nobili, preziosi, rari.<\/p>\nLolei<\/h3>\n
![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/20151024_150816-300x169.jpg\")
Di fianco al tempio di Lolei, sulla cima della collina, ci dicono che c\u2019\u00e8 un monastero. Ci avviciniamo. Alcuni bambini stanno costruendo un muro: si passano di mano in mano cantando le pietre ruvide, impastandole con il fango, quasi come un gioco. Un monaco pi\u00f9 grande ci mostra le altre stanze gi\u00e0 finite: la mensa, i dormitori, la scuola. Poi, orgogliosamente, dietro una tenda di stoffa intrecciata ci fa entrare nell\u2019aula di informatica dotata di una decina di computer, completi di monitor, stampanti e un altro monaco, con gli occhiali, sta spiegando ad alcuni ragazzi come fare le somme in Excel.<\/p>\nAnkgor Wat<\/h3>\n
![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_4935-300x200.jpg\")
Il Paradiso<\/strong>. Il pi\u00f9 vasto edificio religioso al mondo, rappresentazione terrena del Monte Meru, la dimora degli antichi dei dell\u2019Olimpo induista con i suoi oceani misteriosi ai margini della Terra e la Grande Montagna al centro del suo Universo. Espressione massima del genio architettonico e della devozione umana di un popolo oggi completamente scomparso.
\nSe non avessero investito tutte quelle energie per costruirlo, quale memoria avremmo avuto dei Khmer?
\n![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_4895-300x200.jpg\")
Al culmine della scalinata un bassorilievo enorme mostra il mito cosmogonico, di tradizione induista, \u201cdell\u2019Oceano Latteo\u201d, narrato nel Ramayana e nel Mahabharata, che racconta la battaglia degli Ashura e dei Deva (angeli e demoni), impegnati a tendere per la testa e per la coda, in un curioso tiro alla fune metaforico, il serpente Vasuki, avvolto a spirale attorno al monte Mandera. Si tratta della vetta centrale delle cinque del Monte Meru, asse dell\u2019Universo nonch\u00e9 unico sperone di terra che emergeva dall\u2019Oceano di Latte che si estendeva sull\u2019intero globo terrestre, prima della Creazione. Questo moto vorticoso addensa il liquido, come il latte che si burrifica nell\u2019operazione della zangolatura; l\u2019oceano latteo quindi svela le creature che abitano nelle sue profondit\u00e0 dando forma al cosiddetto Mondo Reale. Terminato il combattimento, gli Ashura tornano ad abitare i cieli, mentre i Deva scendono ad occupare le viscere della terra.<\/p>\nEpilogo<\/h3>\n
![\"\"](\"https:\/\/www.artevarese.com\/wp-content\/uploads\/IMG_4867-300x200.jpg\")
\u2026finch\u00e9 nel 1860 arrivarono in Europa i resoconti dell\u2019esploratore francese Henri Mouhot, che narravano di una meravigliosa citt\u00e0 fantasma, divorata dalla foresta e costruita in un tempo indefinito, da un stirpe di cui nessuno aveva pi\u00f9 memoria.
\nIl segno pi\u00f9 grande di una civilt\u00e0, di un re e quindi del suo impero, non sta certo nella quantit\u00e0 di ricchezza accumulata, nei tesori e nell\u2019oro posseduto ma piuttosto in ci\u00f2 che ha saputo realizzare per far scolpire il proprio nome all\u2019interno della Storia stessa. Un palazzo, una citt\u00e0, un tempio o un sepolcro, qualsiasi manufatto che ne abbia tramandato la grandezza, il peculiare gusto estetico, la singolare capacit\u00e0 ingegneristica dei suoi collaboratori oppure la lungimiranza nell\u2019attrarre alla sua corte i pi\u00f9 grandi artisti, scultori, pittori, poeti e cantori dell\u2019epoca che ne narrassero, attraverso le loro opere, le gesta e lo splendore del suo Tempo… quindi, in termini di Economia Gestionale, la grandezza si misura non in quanto un re ha guadagnato, ma in quanto ha speso.<\/p>\n
\nCambogia, Ottobre 2015<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"