{"id":54545,"date":"2020-02-13T18:30:54","date_gmt":"2020-02-13T17:30:54","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=54545"},"modified":"2020-02-13T12:46:21","modified_gmt":"2020-02-13T11:46:21","slug":"la-luce-della-candela-la-luce-di-georges-de-la-tour","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-luce-della-candela-la-luce-di-georges-de-la-tour\/","title":{"rendered":"La luce della candela, la luce di Georges de La Tour"},"content":{"rendered":"

Milano – In questi giorni di pazzo inverno si potrebbe andare al Palazzo Reale\u00a0 per vedere la mostra dei quindici La Tour l\u00ec riuniti con una ventina di lavori di artisti coevi, tutti interessati al \u201clumen et umbra\u201d e cos\u00ec si incontrano anche Frans Hals, Gherardo delle Notti, il Bigot e fin il nostro natu\"\"ralista romano Carlo Saraceni. Aperta fino al 7 giugno, la mostra, curata da Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon, \u00e8 stata proposta e voluta dal Comune di Milano (e il sindaco Sala sottolinea in catalogo come ormai Palazzo Reale sia diventato un \u201cpolo espositivo e di ricerca sempre pi\u00f9 accreditato\u201d) e da MondoMostre Skira, avvalendosi di un allestimento, curato da Pier Luigi Cerri, in forte penombra da dove emergono le opere, quasi tutte notturne, rischiarate con magico virtuosismo dalla luce di una candela.
\nSi potrebbe riscrivere a questo punto quel che scrisse Roberto Longhi nel lontano 1935 quando a Parigi si apr\u00ec la mostra dei \u201cPeintres de la Realit\u00e9\u201d: \u201cIn questi giorni se ne leggono delle apologie ingegnosissime. Lei dovrebbe vederlo! \u00c8 un pittore sorprendente. Non abbiamo strumenti per misurarne il genio; ma sento che il talento del De la Tour spezzerebbe pi\u00f9 di un manometro\u2026\u201d. Fu poi sempre Longhi a far conoscere tre opere del maestro di Lun\u00e9ville nel 1951, portandole alla leggendaria \u201cMostra del Caravaggio e dei caravaggeschi\u201d tenutasi proprio a Palazzo Reale, e a scrivere sul catalogo che Georges de La Tour appariva \u201cun caso cos\u00ec affascinante e anacronistico\u201d.\"\"
\nParole che valgono ancora oggi per questo artista dalla evanescente vicenda biografica (ma si sa che nacque a Vic-sur-Seille, in Lorena, nel 1593 e che mor\u00ec a Lun\u00e9ville nel 1652) che non consente di stabilire i suoi viaggi \u201cper vedere\u201d: molto in dubbio Roma, e dunque la visione diretta delle opere di Caravaggio con cui ebbe in comune la ricerca del vero e della luce; pi\u00f9 probabili le Fiandre, non poi cos\u00ec lontane dalla Lorena; certa Parigi dove divent\u00f2 \u201cpeintre ordinaire du Roi\u201d , a quei tempi Luigi XIII. Eppure quanto si faceva lontano dalla sua terra lo conobbe, eccome, salvo poi fare di testa sua, declinando siffatte esperienze in modo autonomo, assolutamente personale, e applicandosi a rendere con la luce creata dal tremulo lume di una candela un mondo di implacabile realt\u00e0 tuttavia non priva di ambiguit\u00e0.
\nIn apertura della mostra viene subito incontro la parata incomparabile degli \u201cApostoli di Albi\u201d dove si avverte la distanza fra i suoi, cos\u00ec umili, cos\u00ec silenti e con gli sguardi a terra, e quelli pieni di vita pur se altrettanto antieroici di Frans Hals. E poi, di sala in sala, ecco la vita misera dei mendicanti e dei giocatori di dadi, tuttavia affrontata con l\u2019identica tensione riservata a un soggetto religioso, opere spoglie, essenziali, sempre dentro un\u2019atmosfera \u201cdiversa\u201d, densa di silenzi e di tenebre che solo un gran regista \u00e8 capace di rischiarare appena con una candela appoggiat\"\"a sulla tavola. Spiccano anche le tele dei due \u201cVecchi\u201d, uomo e donna, o del \u201cSuonatore di ghironda\u201d col suo bastardino accucciato ai piedi, figure davvero monumentali che si ergono a testimoni di assoluta dignit\u00e0 e di forza morale. Un capolavoro di efficacia realistica e di trattamento chiaroscurale il \u201cGiovane che soffia su un tizzone\u201d, sapientemente accostato in mostra all\u2019 \u201cEducazione della Vergine\u201d dove dalle tenebre emergono in contemplativa serenit\u00e0 una mamma e una figlia vestite proprio come gli abitanti di Lun\u00e9ville nel Seicento, nessuna aureola ad aleggiare sopra il loro capo.
\n\"\"Di tela in tela si va verso la conclusione della rassegna incontrando il \u201cSan Sebastiano curato da Sant\u2019Irene\u201d, lui un giovane gracile e per nulla sensuale, lei quasi una dama della corte del duca Enrico di Lorena che amava soggiornare a Lun\u00e9ville, almeno quando non era messa a sacco, e si arriva al \u201cSan Giovanni nel deserto\u201d del museo di Vic-sur-Seille, il paese natale di La Tour. In questo quadro il pittore sembra voler rinunciare a tutto: ambientazione, colore, fin alla \u201csua\u201d luce di candela; in un silenzio arcano il santo, carico di pensieri, offre con gesto lento qualche festuca di paglia all\u2019agnello. Intorno il nulla. Vedendolo mi son venute alla mente le note dell\u2019Andante della Sonata 960 di Schubert. Sono andato a casa a risentirle: vero, in entrambi una sospensione profonda e tutta interiore, in attesa dell\u2019assoluto.<\/p>\n

Giuseppe Pacciarotti<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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