{"id":53508,"date":"2019-11-09T12:30:00","date_gmt":"2019-11-09T11:30:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=53508"},"modified":"2019-11-08T12:53:23","modified_gmt":"2019-11-08T11:53:23","slug":"traces-of-disappearing","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/traces-of-disappearing\/","title":{"rendered":"Traces of Disappearing"},"content":{"rendered":"

\"\"Venezia – A caratterizzare il Padiglione Croato nell\u2019ambito della 58\u00b0 Biennale di Arte a Venezia \u00e8 il progetto realizzato in un arco temporale di tredici anni, dal 2006 al 2013, da Igor Grubi\u0107 dal titolo \u201cTraces of Disappearing<\/strong>\u201d ( In Three Acts) a cura di Katerina Gregos, con un allestimento strutturato in tre momenti tematici, interconnessi a un filmato di animazione.
\nIl lavoro di Grubi\u0107 indaga i moti di trasformazione che hanno portato il suo paese dal socialismo al selvaggio incedere del libero mercato con conseguenti stravolgimenti economici e sociali tali da falciare quegli usi comuni che sino a poco prima avevano dato forma ad un tessuto sociale improntato sulla comunanza del vivere.
\n\"\"Il percorso fotografico elaborato dall\u2019artista croato documenta la vita di un gruppo di diseredati costretti a vivere in baracche rappezzate con materiali di recupero.
\nMaggiore attenzione \u00e8 stata dedicata ad uno di loro per la creativit\u00e0 con la quale, il soggetto in questione, ha affrontato e risolto il suo disagio.
\nLo sguardo di Grubi\u0107 si \u00e8 posato anche sulle fabbriche abbandonate.
\nCome cattedrali laiche rivelano l\u2019idea di un passato dove i diritti dei lavoratori erano il fondamento umano e produttivo che le animava, dopodich\u00e9 con l\u2019avvento di un capitalismo le cui regole si sono fondate sulla negazione dell\u2019elemento umano sino a tradurlo in soggetto numerico, tale patrimonio solidale \u00e8 stato cancellato.
\n\"\"Ad avvalorare l\u2019intero progetto concorre un video di animazione dove il rapporto generazionale tra padre e figlio, idealmente distante nella prima parte, trova compimento nel momento in cui il genitore, nel silenzio spettrale di una fabbrica dismessa, aziona un vecchio proiettore mostrando immagini del mondo operaio prima dell\u2019avvento post \u2013 industriale.
\nA fronte di tale visione il giovane aiuter\u00e0 il padre a rianimare gli altiforni ridando vita a fuochi che, se pur idealmente, alimenteranno l\u2019intera struttura, conferendo senso simbolico alla trasmissione della memoria, quale linfa vitale affinch\u00e9 la storia di un popolo non vada perduta.<\/p>\n

Grazie alla sua gentilezza e disponibilit\u00e0 abbiamo raggiunto telefonicamente Igor Grubi\u0107.<\/p>\n

\"\"La denuncia espressa in Traces of Disappearing fa sorgere spontanea una domanda diretta: era meglio quando governava Tito?
\n\u00abLe condizioni esistenziali erano sicuramente meglio negli anni \u201980, la morte di Tito e la conseguente guerra hanno annullato quello che era stato considerato da filosofi francesi e svedesi di fama internazionale, un socialismo umano, dove i diritti dei lavoratori erano tutelati arrivando anche a forme di autogestione. La privatizzazione sopraggiunta dopo la guerra ha cancellato, nel peggiore dei modi, ogni precedente forma di tutela\u00bb.<\/p>\n

Il film che accompagna e completa il suo lavoro pu\u00f2 assumere valore salvifico nel momento in cui la memoria di una paese viene tramandata di generazione in generazione?
\n\u00abLe figure del film sono archetipiche, sono figure astratte e allo stesso tempo universali.
\nIl rapporto tra padre e figlio \u00e8 segnato in un primo tempo dal trauma del genitore dovuto alla perdita del lavoro, il loro rapporto muta quando il padre mostra al figlio una pellicola dove emerge il valore solidale tra lavoratori. Oltre a questo mi interessava mettere in evidenza il valore architettonico di strutture industriali ora in disuso\u00bb.<\/p>\n

In alcune immagini, con evidente stridore, emerge la distanza tra la provvisoriet\u00e0 della abitazioni e il simbolo di un fast-food universalmente conosciuto.
\n\u00abCon tali immagini ho inteso sottolineare la distonia tra la fatica del vivere quotidiano e la capillarit\u00e0 della distribuzione di massa insensibile alla scomparsa della piccola distribuzione e della laboriosit\u00e0 artigianale, la cui esistenza garantiva stabilit\u00e0 al tessuto sociale\u00bb.<\/p>\n

A fianco di fotografie di piccolo e medio formato ha elaborato alcune gigantografie una delle quali raffigura un furgone della polizia, quale il motivo di tanta attenzione?
\n\u00abL\u2019attuale funzione della polizia \u00e8 quella di tutelare la classe politica, in realt\u00e0 durante lo stravolgimento sociale che ha pervaso il mio paese avrebbe dovuto tutelate i diritti della gente comune, nel corso di tale mutamento gli unici ad arricchirsi sono stati i politici e la polizia ha assistito e tutelato solo i loro interessi\u00bb.<\/p>\n

Tra tutte le immagini in mostra una si eleva sulle altre: un camminamento formato da tappeti lisi, vecchie lenzuola, materassi sfatti che attraversando un campo conducono da un insieme di baracche all\u2019asfalto, Come un disperato cordone ombelicale unisce luoghi di disagio ad un Mc Donald e a un supermercato Billa.
\nImpossibile non associare a quanto visto e sentito all\u2019ultima scena di “Miracolo a Milano” quando i poveri liberati dalle privazioni quotidiane e dallo sfruttamento messo in atto da avidi speculatori si librano, a cavallo di scope, sopra la citt\u00e0 diretti verso un mondo dove \u00abBuongiorno significa veramente buongiorno\u00bb.<\/p>\n

Igor Grubi\u0107 \u2013 “Traces of Disappearing” (In Three Acts)<\/strong>
\nVenezia, Padiglione Croato, 58esima Biennale d\u2019Arte, Calle della Regina, Ssestiere Santa Croce 2258.
\nFino al 24 novembre<\/strong>
\nOrario<\/strong>: marted\u00ec-domenica 10-18<\/p>\n

Mauro Bianchini<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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