{"id":47958,"date":"2018-11-22T11:55:28","date_gmt":"2018-11-22T10:55:28","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=47958"},"modified":"2018-11-22T11:58:07","modified_gmt":"2018-11-22T10:58:07","slug":"il-ritmo-dellindustria-giovanni-giudici-a-poetando","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-ritmo-dellindustria-giovanni-giudici-a-poetando\/","title":{"rendered":"Il ritmo dell&#8217;industria: Giovanni Giudici a Poetando"},"content":{"rendered":"<p><iframe loading=\"lazy\" width=\"696\" height=\"392\" src=\"https:\/\/www.youtube.com\/embed\/nvWiNPNd-zI?feature=oembed&#038;enablejsapi=1&#038;origin=https:\/\/www.artevarese.com\" frameborder=\"0\" allow=\"accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture\" allowfullscreen><\/iframe><\/p>\n<p><strong>Varese<\/strong> &#8211;<strong> Giovanni Giudici<\/strong> nasce in Liguria nel 1924. Nasce in un luogo governato dal <strong>ritmo della natura<\/strong>, dove la vita si svolge in una condizione di assoluta lentezza. Il Giudici bambino <strong>vive bene anche se con poco<\/strong>, orfano di madre, nelle sue poesie si sente spesso come l&#8217;abbia segnato il fatto che il <strong>padre fosse sempre rincorso dai creditori<\/strong>. La miseria, la situazione economicamente precaria della famiglia, lo spingono a desiderare qualcosa di pi\u00f9, una vita in cui non avrebbero avuto debiti, in cui potevano avere non solo quello che era necessario ma anche tutto ci\u00f2 che \u00e8 superfluo ma che ci fa vivere meglio. E proprio questo \u00e8 stato uno dei motivi per cui ad un certo punto Giudici decide di lasciare il suo paese, la sua piccola casa in campagna, le sue abitudini e di <strong>trasferirsi a Milano<\/strong>. Qui cambia la storia, perch\u00e8 a quella dell&#8217;uomo si aggiunge quella del poeta. Giudici si ritrova quindi nella Milano dello sviluppo industriale, nel <strong>centro nevralgico di questo sviluppo<\/strong>. La vita qui si svolge seguendo un <strong>ritmo diverso<\/strong>, che non \u00e8 pi\u00f9 quello della natura ma quello <strong>della fabbrica<\/strong>. Un ritmo che Giudici chiamer\u00e0 <strong>alienante.<\/strong> Alienante rispetto alla realt\u00e0, ed \u00e8 semplice capirne il motivo soprattutto attraverso la lettura di quegli autori che erano contemporanei a Giudici e che con lui condividevano idee e ribellioni. <strong>Volponi<\/strong>, ad esempio, ci spiega come l&#8217;ingresso nella fabbrica aveva qualcosa di inquietante e questo sentimento gli proveniva dall&#8217;enorme orologio che scandiva il passare di ogni minuto, di ogni ora, di ogni momento lavorativo. Le ore di quell&#8217;orologio non passavano allo stesso modo di quelle al di fuori delle mura della fabbrica e, una volta uscito, si trovava spaesato perch\u00e9 la gente camminava, parlava, viveva, ad un altro ritmo. La fabbrica quindi faceva perdere a questi scrittori, ma non solo a loro, il contatto con la realt\u00e0.<br \/>\nTorniamo a Milano, Milano \u00e8 la citt\u00e0 delle luci, dei rumori, della gente che cammina sempre di fretta. Il poeta descrive spesso quello che vede all&#8217;interno delle sue poesie raccontandoci <strong>lo stupore, l&#8217;agitazione, la paura<\/strong>.<\/p>\n<p>Giudici \u00e8 quindi a Milano e qui fa un<strong> doppio lavoro<\/strong>, il primo \u00e8 quello del <strong>poeta<\/strong>, che per\u00f2 non gli permette di vivere e quindi \u00e8 costretto a <strong>lavorare anche nella fabbrica<\/strong>.<br \/>\nNella sua testa si mischiano <strong>nostalgia e senso di colpa<\/strong>. Nostalgia della sua vita passata, del suo essere un bambino spensierato nella campagna, senza troppi impegni, senza troppa fretta, anche senza troppi soldi \u00e8 vero ma come si stava bene, anche senza una bella casa, anche senza andare al cinema, anche senza fermarsi al caff\u00e8. Dall&#8217;altra parte il senso di colpa, questo era molto forte e lo sentiamo all&#8217;interno delle sue poesie, un senso di colpa dato dal suo essere un poeta, un uomo che non ci stava e che scriveva tutto il brutto e tutto il male di questo nuovo modo di vivere ma che, nel frattempo, faceva tutti i giorni esattamente quello contro cui combatteva. Ed essendo Giudici, prima che un poeta, un uomo, man mano che lavorava si rendeva conto di avere sempre pi\u00f9 desiderio di ottenere quei beni superflui che solo grazie al suo lavoro in fabbrica poteva ottenere. Questo desiderio \u00e8 il colmo del senso di colpa, quel momento in cui Giudici smette di considerarsi un poeta eletto che comprende l&#8217;alienazione della fabbrica e la combatte e inizia a considerarsi un lavoratore della fabbrica, come tutti, come nessuno.<\/p>\n<p>In realt\u00e0 Giudici non \u00e8 mai stato un semplice lavoratore, era un intellettuale e questo gli permetteva di avere cariche diverse all&#8217;interno della fabbrica di quelle del semplice operaio. Aveva la possibilit\u00e0 di fare da mediatore tra i padroni e i dipendenti, vedeva gli uni e gli altri, ascoltava i lavoratori e comunicava con i padroni. Il suo lavoro era quello che oggi definiremmo pubbliche relazioni, all&#8217;interno della fabbrica aveva il compito di fare i colloqui per i nuovi assunti e di classificare tutti i lavoratori secondo particolari criteri, di ascoltarli e promettere che avrebbe trasmesso le loro lamentele affinch\u00e8 li ascoltassero e li aiutassero. Tutto questo non aiuta il povero Giudici che vorrebbe soltanto eliminare il meccanismo per cui ormai la fabbrica si sostituisce alla vita.<\/p>\n<p><strong>Giudici dice: &#8220;io tornavo a casa e scrivevo, scrivevo poesie per tornare nella realt\u00e0, scrivere non era una scelta, era necessario&#8221;<\/strong><\/p>\n<p>Scrivere per questi autori non \u00e8 un vezzo, una presunzione, <strong>non possono proprio farne a meno se non vogliono impazzire rimanendo incastrati nella fabbrica<\/strong>. Ed ecco quindi che il Giudici Uomo e il Giudici Poeta si mischiano, di giorno il Giudici Uomo vive e di notte il Giudici Poeta scrive quello che ha vissuto, e porta avanti la sua ribellione.<\/p>\n<p>Veronica Pagin<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Varese &#8211; Giovanni Giudici nasce in Liguria nel 1924. Nasce in un luogo governato dal ritmo della natura, dove la vita si svolge in una condizione di assoluta lentezza. 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