{"id":46839,"date":"2018-09-22T13:30:59","date_gmt":"2018-09-22T11:30:59","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=46839"},"modified":"2018-09-23T10:24:51","modified_gmt":"2018-09-23T08:24:51","slug":"cara-varese-cera-una-volta-il-tram","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/cara-varese-cera-una-volta-il-tram\/","title":{"rendered":"Cara Varese, c’era una volta il Tram"},"content":{"rendered":"

\"\"1895-1955. E\u2019 racchiusa in questi 60 anni la storia del tram di Varese. Un racconto che Paolo Ricciardi conosce bene, avendola ricostruita pezzo per pezzo, grazie alla sua curiosit\u00e0, agli aneddoti raccolti, allo sbalorditivo materiale video e fotografico saccheggiato qua e l\u00e0 e mostrato nella serata che ha aperto ufficialmente la nuova stagione del Caff\u00e9 degli Alpini, organizzata da Bruno Vigoni insieme all\u2019associazione Varesevive. Sala gremita, occhi lucidi, mormorii e ricordi incrociati davanti al cospetto di quelle immagini, logore, sdrucite e lontane. E \u00a0proprio per questo toccanti. Per quelle mura, quelle piazze, quei selciati, quelle valli che ancora oggi ci parlano, tentando di tramandare una pagina troppo presto strappata.<\/p>\n

Costruita pezzo per pezzo, nell\u2019arco di qualche decennio, la tranvia vide il suo primo tratto tra la citt\u00e0 e la Prima Cappella. Poi punt\u00f2 sulla sorgente del Vellone, incontrando le funicolari per arrampicarsi al Campo dei Fiori. Nel 1903 lo sguardo volse pi\u00f9 in l\u00e0, verso Luino. La linea cominci\u00f2 a farsi largo nel cuore della Valganna, attraverso Induno raggiunse Ghirla, per poi a sdoppiarsi. Una parte diretta alla citt\u00e0 di Piero Chiara. Un\u2019altra verso Ponte Tresa. Nel frattempo, il tratto varesino si ramificava: Masnago, Bizzozero, Bobbiate ma anche pi\u00f9 a sud, verso Azzate. Mentre un troncone pi\u00f9 marcato faceva rotta su Angera. Nel 1940, complici la guerra i costi sempre meno sostenibili e la lenta ma inesorabile diffusione dell\u2019auto, cominci\u00f2 il graduale smantellamento. Metro per metri, la tranvia venne ridotta,\"\" limata e infine cancellata.Il decesso dell\u2019opera porta la fatidica data del 31 Agosto 1953, ma in sala c\u2019\u00e8 chi ricorda molto bene le ultime corse, tra Sant\u2019Ambrogio e centro storico, proseguite fino al \u201855. In mezzo, ci sono quegli straordinari sessant\u2019anni: di vita, di cambiamenti, di lavoro, di spostamenti continui, sempre pi\u00f9 rapidi, sempre meno romantici: la provincia, nata nel \u201827, si irrobustiva, cresceva, costruiva imprese, negozi, ricchezza e anche turismo, parola chiave di oggi e gi\u00e0 allora, pur coi distinguo del caso, particolarmente vivace, complice l\u2019imponenza degli hotel pi\u00f9 lussuosi e la vicinanza con una Milano che qui, in riva al lago, trovava pace e refrigerio. Senza tralasciare parentesi pittoresche e un po\u2019 macabre, come il servizio funebre, garantito dal tram con tariffe significative: gratis per i sacerdoti, a pagamento per i parenti del defunto. Come tutte le favole, anche quella del tram ha un inizio e una fine. Spiace solo constatare quanto Varese, nei primi anni Cinquanta, si sia mossa in maniera tristemente alternativa e francamente miope.<\/p>\n

Mentre le principali citt\u00e0 italiane tenevano strette le proprie tranvie e i teatri sociali, il nostro capoluogo vedeva bene di sacrificare la prima e abbattere il secondo. Rendendosi conto troppo tardi che il progresso si costruisce migliorando, non distruggendo. E allora, per chiudere il libro dei ricordi, vale soprattutto quell\u2019ultimo gesto, tratto da uno splendido filmato del professor Grancini, medico oculista che balz\u00f2 sul tram per immortalarne il tramonto. Ultima corsa, gi\u00f9 il cappello. Un pezzo di Storia saluta Varese. Per non tornare pi\u00f9.<\/p>\n

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