{"id":45839,"date":"2018-07-04T16:03:44","date_gmt":"2018-07-04T14:03:44","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=45839"},"modified":"2018-07-06T12:16:04","modified_gmt":"2018-07-06T10:16:04","slug":"la-luce-di-emery-che-porta-sollievo-alla-malattia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-luce-di-emery-che-porta-sollievo-alla-malattia\/","title":{"rendered":"La Luce di Emery sopra la malattia"},"content":{"rendered":"

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Le opere di Amleto Emery sono affascinanti, coinvolgenti e capaci di ispirare.<\/strong><\/p>\n

La vita di Amleto Emery \u00e8 stata piena d\u2019arte, ma anche di sofferenza.<\/strong><\/p>\n

Il complesso intreccio della forte pulsione artistica con una realt\u00e0 tanto faticosa, ha dato vita a un percorso creativo che trasporta l\u2019osservatore in un mondo di forme, colori e percezioni intense.<\/p>\n

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Nato a Monza nel 1923 Emery ha studiato pittura e decorazione all\u2019Istituto \u201cPaolo Borsa\u201d alla Villa Reale di Monza, quindi ha iniziato a presentare il suo lavoro in diverse mostre e gallerie.
\nDopo aver vissuto a Milano e a Vigevano, arriva a Gallarate.
\nMa nel \u201976 la sua vita cambia improvvisamente a causa di una forte depressione.<\/strong><\/p>\n

Ettore Ceriani, tra i fondatori dell\u2019Associazione Amici Emery<\/strong>, che dal 2014 rivaluta criticamente l\u2019opera dell\u2019artista e ne mantiene vivo il ricordo organizzando mostre come questa delle Fornaci Ibis e donazioni a musei, ben racconta il dolore e lo spaesamento che la malattia port\u00f2 nella vita di Emery<\/strong>. Tratteggia una terribile esperienza che ci sarebbe pi\u00f9 facile immaginare in secoli bui e lontani.<\/p>\n

\u00abHa fatto 10 anni di internamento<\/strong>, – ricorda – dentro-fuori, dentro-fuori, nell\u2019Ospedale Psichiatrico di Bizzozzero<\/strong>. Emery aveva una depressione fortissima che hanno scambiato per un esaurimento e hanno curato come tale. E allora gli dicevano: \u201c mangia, che se no non va bene!\u201d, \u201cnon ho voglia\u201d e gi\u00f9 botte. \u201cMangia\u201d, \u201cno\u201d e allora elettroshock. E\u2019 andata proprio cos\u00ec. Lo portavano fuori, poi lo riportavano dentro. Finch\u00e9, un giorno, nel 1986, chiamano la moglie e le dicono: \u201cOrmai non c’\u00e8 pi\u00f9 niente da fare, \u00e8 gi\u00e0 una settimana che non mangia. Lo porti via, \u00e8 meglio che muoia a casa\u201d<\/strong>\u00bb.<\/p>\n

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\u00abLei l’ha portato a casa e ha cominciato ad accudirlo<\/strong>. Lo metteva sulla loro piccola terrazza da cui vedeva tutta la vallata fino a Varese, con il Sacro Monte e il Campo dei Fiori. Poi lo nutriva mettendo tanto parmigiano nella pastina, dandogli i biscotti Plasmon e il t\u00e8 con lo zucchero. Cos\u00ec Emery si \u00e8 rianimato un po\u2019<\/strong>, allora la moglie ha avuto un’intuizione: \u00e8 andata nel negozio di un’amica a Gallarate e ha comprato una scatola di gessetti ad olio. Con questi gessetti Emery dipingeva su dei piccoli cartoncini. Ha fatto delle cose di una leggerezza e di una vaporosit\u00e0 incredibili. Ha cominciato piano piano a risollevarsi tornando a dipingere le case a modo suo<\/strong>\u00bb.<\/p>\n

\u00abA questo punto \u00e8 emerso il desiderio di raccontare la sua esperienza<\/strong>. Mi diceva \u201cSai cosa significa essere internati a Bizzozero? Ci mettevano tutti in un salone e non si poteva parlare con nessuno, perch\u00e9 uno diceva di essere Giulio Cesare, l’altro era Napoleone, un terzo ti guardava storto. D\u2019inverno l\u2019unica consolazione era vedere dal finestrone, in alto, un uccellino che si posava su un filo, la luce che penetrava e, magari, la fronda di un albero<\/strong>\u201d. E\u2019 nato cos\u00ec in lui il desiderio di libert\u00e0, di poter dipingere questa aspirazione con il colore, con quella luce che gli era mancata per tanti anni\u00bb.<\/p>\n

Il linguaggio pittorico dei Emery, che prima aveva indagato la tematica della citt\u00e0, muta e si evolve assumendo nuove forme dopo l\u2019esperienza dell\u2019internamento. L\u2019artista dipinge ora seguendo \u201cil segno dell\u2019anima\u201d<\/strong>, come lui stesso definisce la nuova espressione artistica in cui, secondo le parole di Ceriani<\/strong>, \u201csposa lo spirito umanistico del suo lavoro con esisti espressivi di assoluta modernit\u00e0\u201d.<\/p>\n

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E’ l’inizio del ciclo dei lavori denominati \u201cSpazio Luce\u201d in cui l’artista, con personalissima originalit\u00e0, il suo \u201clinguaggio dell’anima\u201d, d\u00e0 vita a \u201cdipinti bidimensionali di registro astratto nei quali luce e colore si compenetrano originando un naturalismo cosmico di pretta origine emotiva<\/strong>\u201d (E.Ceriani).<\/p>\n

\u00abMi sono interessato quasi per caso a questo ciclo di opere, sette o otto anni fa,\u00a0 \u2013 racconta Massimo Conconi, critico d’arte e restauratore<\/strong> –\u00a0 quando Ettore Ceriani mi chiese di restaurarle e rintelarle. Allora mi sono messo a guardarle con attenzione, scoprendo che quasi tutte hanno dietro degli appunti, delle storie e sono realizzate su carta. Infatti a un certo Emery non poteva pi\u00f9 lavorare con l’essenza di trementina \u2013 che \u00e8 tipica del colore a olio – perch\u00e9 aveva delle allergie spaventose, oltre che per il procedere della malattia\u00bb.<\/p>\n

\u00abTrovo che le tele esposte in questa mostra intitolata \u201cSpazio-Luce\u201d abbiano molte assonanze con il Taquisme<\/strong>, una corrente francese di pittura astratta degli anni ’40 e ’50, che va un po’ oltre l\u2019Informale e il suo rifiuto della forma – perch\u00e9 il periodo prima di queste opere era un periodo informale\u00bb.<\/p>\n

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