{"id":44901,"date":"2018-05-10T15:00:27","date_gmt":"2018-05-10T13:00:27","guid":{"rendered":"https:\/\/www.artevarese.com\/?p=44901"},"modified":"2019-10-02T12:21:30","modified_gmt":"2019-10-02T10:21:30","slug":"il-viaggio-e-i-no-di-paolo-masi-al-maga","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-viaggio-e-i-no-di-paolo-masi-al-maga\/","title":{"rendered":"Il viaggio e i no di Paolo Masi al MA*GA"},"content":{"rendered":"

\"\"I cartoni, i tombini, le polaroid, gli specchi, i plexiglass, la faesite e le tele cucite. Paolo Masi<\/strong> ha 85 anni ed \u00e8 un ragazzo<\/strong> in continua ricerca. Il viaggio<\/strong>, gli incontri, la scoperta sono la cifra stilistica del suo lavoro, il fulcro attorno al quale si snoda tutta l’avventura della sua arte.<\/p>\n

Dal 6 maggio al 16 settembre il Museo MA*GA di Gallarate ospita l\u2019antologica di Paolo Masi dal titolo “Doppio spazio”.<\/strong><\/p>\n

\"\"Il progetto, fortemente voluto dalla direttrice Emma Zanella<\/strong> e curato dal critico d’arte\u00a0Lorenzo Bruni<\/strong> in stretta collaborazione con il MA*GA e con la galleria fiorentina di Simone Frittelli<\/strong>, offre una lettura della ricerca affrontata dall’artista dalla fine degli anni ’50 a oggi, proponendo opere che rappresentano i passaggi chiave della carriera dell’artista che ha affrontato, decennio dopo decennio, i limiti e le potenzialit\u00e0 dell’oggetto quadro, della pittura astratta e dell’arte come atto politico. Non \u00e8 semplicemente un’antologica, ma \u00e8 un artista che lavora su se stesso. Non una mostra cronologica, ma un percorso emozionale.<\/p>\n

L’aspetto pi\u00f9 sorprendente di questa esposizione \u00e8 l’intervento, sia nell’allestimento che nel corso dell’inaugurazione, del suo protagonista, Paolo Masi.<\/p>\n

Al pubblico del Maga racconta quando una volta, in officina, il suo meccanico gli chiese: \u201cMasi, ma voi… quando lavorate?\u201d<\/strong> Risate. Poi l’artista fiorentino racconta come il lavoro sia in realt\u00e0 ovunque, in aeroporto, in stazione, in una citt\u00e0. \u201c<\/strong>Guardare le persone, incontrarle, conoscerle, questo \u00e8 essenziale per la mia ricerca artistica.<\/strong> Non potrei stare chiuso in uno studio a dipingere e basta, ho bisogno del mondo e della sua vita.\u201d<\/i><\/p>\n

\"\"Poi, certamente, il momento dello studio arriva anche per Masi e qui lo spirito \u00e8 sempre quello dello sperimentatore: \u201cHo provato ad accostare due specchi in un profilato di alluminio per vedere i fili di luce e questo… ed ecco cosa \u00e8 venuto. Sono rimasto meravigliato e l’ho portato perch\u00e8 mi piacerebbe che vi meravigliaste anche voi<\/i>.\u201d<\/p>\n

\"\"E’ il senso della meraviglia<\/strong>, dello stupore, dello scoprire e dello sperimentare ancora che accompagna Masi nel portare alla luce alcune intuizioni, nel mettersi a cavallo tra pittura e scultura. La libert\u00e0, di azione, di pensiero, la libert\u00e0 di osare e anche quella di dire di no sono sempre stati un faro nell’opera dell’artista.<\/p>\n

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Paolo Masi, opera tattile presentata alla Biennale di Venezia del 1978<\/figcaption><\/figure>\n

Nella Biennale di Venezia del 1978<\/strong> Masi ricorda di aver rifiutato di partecipare a un’installazione collettiva proprio perch\u00e8 distante dal proprio sentire e di aver voluto presentare invece un’opera che rappresentasse veramente se stesso, la propria visione. “La pittura non andava per la maggiore, ma io ho voluto lo stesso presentare questo insieme di colore, geometria e corde<\/em>.”<\/p>\n

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