{"id":32650,"date":"2015-05-14T11:19:57","date_gmt":"2015-05-14T11:19:57","guid":{"rendered":""},"modified":"2015-05-15T04:06:46","modified_gmt":"2015-05-15T04:06:46","slug":"quell-edificio-di-via-rossini-a-milano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quell-edificio-di-via-rossini-a-milano\/","title":{"rendered":"Quell’edificio di via Rossini a Milano"},"content":{"rendered":"
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Mi hanno coinvolto il dinamismo delle linee, l'equilibrio della composizione e il gioco dei colori<\/strong>: lentamente mi sono sentita all'interno del loro mondo e poi di uno più vasto. I loro schizzi con colori primari e complementari forti e luminosi trasmettono la positività, il fermento e la grande vitalità culturale di cui era impregnata Milano negli anni cinquanta e sessanta; i tratti decisi a mano libera indicano la fiducia nella libera espressione. Hanno la capacità di far affiorare l'ambiente e l'atmosfera di quel periodo e per questo là loro valenza trascende il campo della sola architettura. <\/p>\n La tecnica mostra con immediatezza il connubio tra arte e architettura, la carta da lucido, a cui siamo soliti associare linee a riga e squadra, china e matita, dialoga con i tratti marcati del carboncino, solitamente usato, da artisti e madonnari, sfumato a mano per creare chiaroscuri ed effetti pittorici su carta ruvida o su asfalto. Il supporto molto liscio e il tratto netto del carboncino sono un adattamento forzato di due pratiche artistiche divergenti che cercano di mettersi l'una al servizio dell'altra e di relazionarsi, palesando l'importanza della pittura nel loro fare architettura. La pratica della pittura è da ricondurre agli anni giovanili della loro formazione all'Accademia di Brera, dove si incontrano e dove scoprono quella passione per il mondo e la pratica dell'arte che li accomunerà sempre e a cui entrambi si dedicheranno in maniera assidua in tempi diversi della loro esistenza. Nella vita privata, inoltre, dichiararono di prediligere più le frequentazioni dei pittori che quelle degli architetti. Interessante è relazionare gli schizzi con gli edifici realizzati che appaiono. di primo acchito, molto distanti tra loro per la diversità dei linguaggi espressivi; in realtà, una analisi più attenta ci mostra la connessione diretta con il progetto esecutivo.<\/p><\/div>\n Il confronto tra gli schizzi della facciata su viale Majno e la soluzione di progetto della stessa facciata datata 20 gennaio 1961 è immediato e molto chiaro. I materiali, gli allineamenti e il ruolo delle differenti componenti della facciata ci appaiono spiegati nello schizzo che ci aiuta a comprendere il processo progettuale. Nel progetto esecutivo, il cui scopo è quello di comunicare alle maestranze i dati tecnici per la realizzazione, è più difficoltoso rintracciare le leggi compositive che hanno dettato il progetto. La pratica dello schizzo iniziale di facciate e di piante costruite come un quadro è il loro modo gestuale e istintivo per fissare con rapidità e forza l'ispirazione. l'idea, la legge compositiva e il linguaggio dei progetti. La valenza cromatica dei colori sostituisce negli schizzi i materiali della facciata (marmo e vetro) che si contrappongono con pesi diversi; i tratti decisi del carboncino nero marcano gli allineamenti e gli slittamenti delle aperture e visualizzano la trama e l'ordito della facciata. Questi disegni astratti che sembrano eseguiti di getto contengono già la consapevolezza dell'inserimento dell'edificio nel tessuto urbano e della funzione che dovrà svolgere. <\/p>\n <\/p>\n L'ingresso sulla strada si struttura con un'apertura centrale più ampia e due aperture laterali divise da colonne. La trabeazione sopra le colonne, che nel palazzo romano nasconde balconcini pieni e dentellati, è riproposta con una fascia frastagliata di balconcini impraticabili in cui il ferro è usato sia per la ringhiera che per l'effimero piano di calpestio, realizzato con piatti in ferro molto distanziati tra loro che visualizzano l'inconsistenza del balcone.<\/p>\n Anche l'atrio d'ingresso ha dei rimandi 'diretti all'antico palazzo: le quattro colonne che disegnano il secondo cortile le ritroviamo all'ingresso; le pareti laterali dell'atrio compaiono in alcuni schizzi come nel progetto originale; il piano curvo della facciata che non poteva essere riproposto su strada lo ritroviamo nel loro edificio in una soluzione in pianta dell'ingresso.<\/p>\n Questo edificio potrebbe apparire a prima vista un'opera meno riconoscibile, ma i documenti originali e l'edificio realizzato ci regalano ancora una volta un'avvincente lezione di architettura e di professionalità".
All'interno della Biennale 2012 Fulvio Irace indaga il tema del "Common Ground" nelle facciate della Milano della ricostruzione. I curatori della mostra, dopo aver visionato vario materiale d'archivio, colpiti dall'impatto emotivo dei disegni scelgono i due schizzi di facciata su viale Majno per mostrare il modus operandi di Asnago e Vender. Da un discorso più generale sulla valenza degli schizzi nell'opera dei due architetti passiamo ad analizzare più approfonditamente il materiale relativo a questo progetto. I primi schizzi di piante risalgono al novembre 1959, mentre gli schizzi per la facciata su viale Majno non sono datati ma sono conformi alle piante del 1959.<\/p>\n