{"id":30818,"date":"2014-02-06T11:12:59","date_gmt":"2014-02-06T11:12:59","guid":{"rendered":""},"modified":"2014-02-07T08:12:03","modified_gmt":"2014-02-07T08:12:03","slug":"il-piacere-del-cibo-tra-scienza-e-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-piacere-del-cibo-tra-scienza-e-arte\/","title":{"rendered":"Il piacere del cibo tra scienza e arte"},"content":{"rendered":"
Anche quest'anno la Fondazione Marino Golinelli, in partnership con la Triennale di Milano, allestisce una mostra che cerca di esplorare il rapporto tra gusto e nutrizione e i meccanismi che lo regolano, attraverso un progetto che, ormai da qualche anno con successo, fonde l'aspetto scientifico con quello artistico. La domanda che sta alla base di questa bella esposizione è semplice. Cosa c'è dietro il piacere della tavola?<\/strong> C'è senz'altro l'evoluzione dell'uomo e la sua capacità di adattamento. Ma c'è anche l'emozione, il gusto ai quali partecipano tutti i nostri sensi e il nostro cervello, dandoci una sensazione completa e unica. Ma cibo significa anche cultura alimentare, storia e identità per ognuno di noi. Oggi, però, si assiste a una transizione nutrizionale pericolosa. L'industria riesce a produrre cibi che stimolano in maniera innaturale i meccanismi della gratificazione e del piacere, agendo spesso come droghe sul cervello (pensiamo alla stimolazione delle endorfine e della dopamina) e creando dipendenza. Questo provoca il diffondersi di fenomeni come l'obesità che ha costi sociali molto elevati. Bisogna quindi <\/p>\n pensare a recuperare un atteggiamento più responsabile anche quando ci sediamo a tavola, per orientarci verso una alimentazione più sana.<\/p>\n In questo percorso, che ho tratteggiato in modo assolutamente sintetico, si inserisce il discorso artistico con opere spesso provocatorie come quella di Cleryl Donegan<\/strong>. Un video dove l'artista è filmata mentre beve latte, che sgorga da un contenitore, e, alla fine, lo sputa contro il muro, come in una specie di "action painting", a metà tra ironia ed erotismo.<\/p>\n Da segnalare anche la performance in video di Marina Abramovic<\/strong> che mangia una cipolla cruda, mentre racconta alcuni momenti più difficili della sua vita, soffocando il disgusto che le procura questo pasto e lasciando che sul suo viso scorrano le lacrime che la cipolla (e, forse, certi ricordi) le stanno provocando. nel mondo.<\/p>\n L'arte riesce anche a documentare gli eccessi dell'alimentazione o il cosiddetto cibo-spazzatura, come Martin Parr<\/strong> e le sue fotografie scattate prevalentemente in fast food. E chi, come Christian Jankowski<\/strong>, si impone di mangiare solo ciò che può cacciare con arco e frecce. Ma, siccome è in un contesto moderno, va a scovare… la "selvaggina" in un supermercato, infilzando tutti i prodotti confezionati che poi pagherà alla cassa. La mostra, piena di stimoli e di informazioni utili per cominciare a riflettere sul nostro modo di alimentarci, adatta ai più giovani cui è dedicato anche un apposito laboratorio, resterà aperta alla Triennale di Milano, in viale Alemagna al 6, dal 31 gennaio al 12 marzo. Verrà poi riproposta a Bologna, nell'ambito della manifestazione "Scienza in piazza" dal 28 marzo al 13 aprile.<\/p>\n Orario di apertura: da martedì a domenica dalle 10,30 alle 20,30 e giovedì dalle 10,30 alle 23,00 (lunedì chiuso). Ingresso: 8 euro. <\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Anche quest'anno la Fondazione Marino Golinelli, in partnership con la Triennale di Milano, allestisce una mostra che cerca di esplorare il rapporto tra gusto e nutrizione e i meccanismi che lo regolano, attraverso un progetto che, ormai da qualche anno con successo, fonde l'aspetto scientifico con quello artistico.Le aree tematiche in cui è suddiviso il […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":30819,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45],"tags":[],"yoast_head":"\n
Le aree tematiche in cui è suddiviso il percorso, intitolato "Gola, Arte e scienza del gusto<\/em>", sono cinque: "I dilemmi dell'onnivoro", "I sensi del gusto", "Buono da pensare", "I segreti del cibo-spazzatura" e "La ricostruzione del gusto". In ognuna di esse si affiancano opere ed esibizioni artistiche, a cura di Cristiana Perrella, con interessanti approfondimenti scientifici di taglio divulgativo, affidati a Giovanni Carrada.<\/p>\n
Le opere d'arte, inoltre, si soffermano non solo sul sapore ma anche sul colore dei cibi (Sophie Calle<\/strong>) o sul loro profumo (Ernesto Neto<\/strong>), cercando di riportare alla luce memorie del passato, come Anri Sala<\/strong> (un filmato descrive i gesti rituali per realizzare un piatto tipico dei Balcani). Non manca, una scena di quattro minuti, da un lungometraggio di Jorgen Leth<\/strong>, nel quale Andy<\/strong> Warhol <\/strong>mangia in silenzio un grosso hamburger né il richiamo alla bibita più famosa al mondo, la Coca Cola, di cui Sharmila Samant<\/strong> in qualche modo contesta la pervasività <\/p>\n
Tra le opere da segnalare anche quelle di Boaz Arad<\/strong>, Gabriella Ciancimino<\/strong>, e Hannah Collins<\/strong>, mentre ancora un collegamento esplicito tra sesso e gusto ce lo fornisce il video di Marylin Minter<\/strong>, già utilizzato da Madonna, che mostra una bocca che lecca sensualmente gelatine colorate e caramelle sulla superficie di un vetro.<\/p>\n