{"id":28858,"date":"2013-03-14T06:13:34","date_gmt":"2013-03-14T06:13:34","guid":{"rendered":""},"modified":"2013-03-15T09:57:13","modified_gmt":"2013-03-15T09:57:13","slug":"la-libert-della-pittura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-libert-della-pittura\/","title":{"rendered":"La libert\u00e0 della pittura"},"content":{"rendered":"
\""La"La libertà della pittura. Adolfo
Feragutti Visconti 1850-1924" in
mostra a Bellinzona
<\/span><\/div>\n

Nel 1911 su un elegante fascicolo riproducente le opere vincitrici del Premio Principe Umberto, Virgilio Colombo, critico d'arte del giornale "La Lombardia", riferendosi al grande Ritratto di Eleonora Cottalorda Tellini<\/strong><\/em> di Adolfo Feragutti Visconti<\/strong> (ora alla Galleria d'Arte Moderna di Milano), scriveva che "l'artista, istancabile cercatore del colore, intende soprattutto a liberare il ritratto, che predilige, dalla convenzione dell'ambiente chiuso". Giusta osservazione per segnalare l'indipendenza di questo pittore lontano dai conformismi, come prova anche tutta la sua esistenza oltre che la sua attività artistica durata dal 1868, quando si iscrisse all'Accademia di Brera, fino alla scomparsa avvenuta nel 1924. Un arco di anni cruciali per la pittura, dallo svincolo dalle regole accademiche ai rivolgimenti sempre più incalzanti delle avanguardie; certo Feragutti, nato a Pura,<\/strong> un paesello del Malcantone svizzero, non fu cieco davanti ad essi, ma continuò ad andare avanti secondo il suo sentire, dentro uno stile che si rivela suo e solo suo, in fervida evoluzione, sempre al passo coi tempi e mai fermo su esiti che pure lo avevano visto in gran considerazione del pubblico e dei critici.<\/p>\n

Si può ora conoscere o approfondire la pittura di Adolfo Feragutti Visconti in una mostra che nell'avvio dell'intitolazione La libertà della pittura<\/em><\/strong> <\/em>ribadisce ed esalta questa sua tenace indipendenza. L'ha curata con passione e competenza assolute Giovanna Ginex<\/strong>, coadiuvata da Anna Lisa Galizia, riunendo a Villa dei <\/strong><\/p>\n

\""La"La libertà della pittura. Adolfo Feragutti Visconti
1850-1924" in mostra a Bellinzona
<\/span><\/div>\n

Cedri di Ravecchia<\/strong>, appena fuori dal centro di Bellinzona, più di ottanta opere che illuminano anche sulle sue innegabili capacità pittoriche e sull'ampia varietà dei soggetti affrontati.<\/p>\n

Girando per le sale, luminose e silenziose, della villa si può intendere perché le sue Nature morte<\/strong><\/em> ottenessero ampio riconoscimento presso la ricca borghesia milanese e non: nei suoi brillanti grappoli d'uva la materia appare davvero corposa e vibrante ed esaltata in tutti i suoi passaggi cromatici. Se poi Feragutti si metteva a ritrarre un Gallo appeso<\/strong><\/em>, lo faceva con pennellate impetuose e dense, guizzanti in fremiti di rimandi luminosi tanto che il povero uccello sembra palpitare e vivere ancora.<\/p>\n

Pittura libera, e già presto lungo il percorso, anche nei ritratti, altro genere per cui fu, ai suoi dì, alquanto ricercato. Così é un piacere notare come essi perdano, via via col passare degli anni e delle esperienze, quel tono seriosamente borghese prediletto dalle persone che tenevano ad ostentare il prestigio e la dovizia acquisiti da poco (e la signora Cottalorda ne é esempio calzante) per approdare a soluzioni dove il pittore giunge a delineare con mano lieve e ritrosa una materia di <\/p>\n

\""La"La libertà della pittura. Adolfo
Feragutti Visconti 1850-1924"<\/span><\/div>\n

segreta inquietudine. Quando già andavano a profilarsi gli anni del "ritorno all'ordine", la diafana Signora delle ortensie <\/em>(1921) sta lì a dimostrarlo (e, in mezzo, il Ritratto di bambino <\/em>del 1899 fa intendere perché Arturo Tosi avesse grande attenzione per Feragutti, anche se poi scelse altre strade).<\/p>\n

A provare ancora la libertà della pittura del maestro ticinese due esperienze mi sembrano più che mai indicative. La prima é compresa fra il 1904 e il 1905, allorchè l'artista s'accostò al simbolismo dilagante, svolgendolo tuttavia in modo tutto suo nel ciclo delle Maghe persiane<\/em> ispirate da Le mille e una notte<\/em>: un bel gruppo di lavori a pastello che ricevette apprezzamenti non solo alla Secession <\/em>di Monaco, ma addirittura da Vittorio Emanuele III che ne acquistò una, ancor oggi al Quirinale.<\/p>\n

L'altra é il sorprendente momento di quando andò in Argentina<\/strong> – tra il 1906 e il 1907, ma vagheggiando di tornarvi nuovamente in seguito – , non solo nella Buenos Aires popolata di emigranti, ma giù giù fino ad Ushuaia, nella Terra del Fuoco, per scoprire in quei luoghi dove pochi si avventuravano un mondo inaspettato fatto di paesaggi strabilianti per colori corruschi e popolato da uomini forgiati da una vita grama ad una fiera dignità. Davanti a cieli infuocati, a paesaggi quasi primordiali si impongono con forza lancinante figure senza sorriso e senza illusioni<\/strong>. Feragutti Visconti ne rimase stregato e ritraendo quel mondo giunse ad una impressionante identificazione degli stati d'animo con la natura<\/strong>.<\/p>\n

Anche solo per vedere queste opere, così libere, così "moderne", vale la pena di fare una scappata a Bellinzona. Nelle sale di Villa dei Cedri si scoprirà un autentico artista.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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