{"id":27030,"date":"2012-06-01T06:34:30","date_gmt":"2012-06-01T06:34:30","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-06-01T08:03:54","modified_gmt":"2012-06-01T08:03:54","slug":"uniti-nel-segno-del-divisionismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/uniti-nel-segno-del-divisionismo\/","title":{"rendered":"Uniti nel segno del Divisionismo"},"content":{"rendered":"
\"PalazzoPalazzo Roverella a Rovigo<\/span><\/div>\n

É bello, ora che le giornate si fanno lunghe e prima che la calura diventi opprimente, lasciare le nostre città e girare per l'Italia, non solo a scoprire nuove bellezze naturali o artistiche, ma anche per vedere e condividere qualche avvenimento culturale frutto di serio studio e di non lieve impegno. Per questo mi piace suggerire qui un percorso del Divisionismo<\/strong>, da Tortona e Volpedo fino a Rovigo, per riempirsi gli occhi di quella luce e la mente di tanti suoi valori.<\/p>\n

Incominciamo subito da Rovigo<\/strong> dove, fino al 24 giugno, resta aperta in Palazzo Roverella la mostra Il divisionismo. La luce del moderno<\/strong><\/em>. Qui, a cura di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, é stato riunito un congruo numero di opere che di questo movimento offre un'immagine sfaccettata, non limitata ai protagonisti ed ai loro celebrati capolavori, ma aperta anche a dignitosissimi comprimari che in taluni casi prolungarono quel modo di dipingere fino alle soglie degli anni Venti.<\/p>\n

Certo in molti di loro non c'é più la spinta propulsiva ed esaltante che aveva animato all'inizio, nell'ultimo decennio dell'Ottocento, i capiscuola così che i soggetti, trascurando istanze sociali o simbolismi, si assestarono piuttosto su ampi e tranquilli paesaggi, borghesi villeggiature e svagatezze alla moda. Molto di tutto questo si vede appunto nella rassegna di Rovigo che, grazie all'arrivo di opere eccezionalmente prestate da <\/p>\n

\"C.C. Innocenti, Le villeggianti<\/span><\/div>\n

gelosissimi collezionisti, permette di intendere quanto il divisionismo sia stato più diffuso, e amato, più di quel che si pensava e come esso abbia percorso tanti anni cruciali della storia d'Italia ritrovandosi nei momenti lieti o in quelli drammatici sull'onda dei giorni.<\/p>\n

Se a Rovigo fra poco tutte le opere lasceranno le sale di palazzo Roverella, a Tortona<\/strong> invece i quadri resteranno per sempre nel palazzetto medioevale scelto a sede della Pinacoteca voluta dalla Fondazione della locale Cassa di Risparmio<\/strong>. Il nume tutelare qui non poteva che essere Giuseppe Pellizza rappresentato da ben ventisette opere, per la verità non tutte divisioniste; tuttavia l'intento di coloro che si sono impegnati in questo progetto museale non é stato agiografico; piuttosto si é scelto di creare un percorso capace di far intendere tutto lo svolgersi, articolato e complesso, del divisionismo, partendo dagli antefatti della Scapigliatura fino a giungere a qualche sprazzo del futurismo in nascere.<\/p>\n

Ormai i "capolavori" divisionisti sono tutti in altri musei o nelle collezioni dei nuovi miliardari e dunque a Tortona non si deve andare a cercarli, anche se pezzi di alta qualità non mancano affatto, a cominciare dalla Processione <\/strong><\/em>di Pellizza<\/strong> (in comodato con altre opere dal Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano) addirittura poggiata sul suo cavalletto originario scolpito da Ettore Zaccari. A Tortona poi quel che vale é il modo con cui é stata concepita la raccolta, destinata di certo ad ampliarsi, é l'impegno a fare un'operazione culturale, frutto di studio e di ricerca assidui; il successo non sarà magari immediato, ma di sicuro giungerà.<\/p>\n

Per intanto conviene andare ad ammirare in santa pace quel che finora é stato riunito, da Piazza Caricamento<\/strong><\/em> <\/strong>di Plinio Nomellini<\/strong> (già nella collezione del musicista Pietro Mascagni), un quadro denso di proposte, sia di tecnica, <\/p>\n

\"P.P. Nomellini, Piazza Caricamento<\/span><\/div>\n

con la pennellata che da impressionista va facendosi divisionista, sia di significati: verso di noi, quasi a coinvolgerci, i due camalli; più lontano due distinti signori leggono e commentano con interessata attenzione un giornale, fino a Il sole <\/strong><\/em>del tortonese Angelo Barabino<\/strong>, artista che in anni tardi palesa ancora un certo simbolismo avvalorato dalla tecnica divisionista.<\/p>\n

Guidati dal catalogo pubblicato in bella veste da Skira, si indugia volentieri non solo davanti a testimonianze di Grubicy, Segantini, Pellizza, Morbelli, Nomellini e Balla, ma anche di artisti non sempre considerati nelle grandi mostre dedicate al divisionismo. E allora ecco il pastello Lagrime<\/strong><\/em> <\/strong>di Mentessi<\/strong>, dove lo strazio dell'addio non é negli sguardi ma in quei polsi stretti dalle manette serrate da un lustro lucchetto, e poi paesaggi – tanti – di Adriano Baracchini Caputi, Benvenuto Benvenuti, Llewelyn Lloyd, Guglielmo Amedeo Lori e Serafino Macchiati che hanno atteso tanto tempo prima di una meritoria rivalutazione.<\/p>\n

Il giro del divisionismo può concludersi non lontano da Tortona, a Volpedo<\/strong>, ancora avvolta dal silenzio arcano di quando Pellizza dipinse Il quarto stato<\/em>: <\/em>nell'antico palazzetto del Terraglio, accanto ad un'analitica mostra didattica, un video ricostruisce la lunga gestazione di quest'opera così mal disposta nel Museo del Novecento a Milano. A pochi passi lo studio del pittore<\/strong>, tornato all'aspetto originario grazie all'amorevole competenza di Aurora Scotti: dentro ci sono ancora i gessi che Pellizza copiava, tanti libri a testimoniare la vastità dei suoi interessi, veline preparatorie, i ritratti dei genitori illuminati dal vasto lucernario da dove la luce precipitava sulle tele a rendere i colori un pulviscolo immateriale e vibrante.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Palazzo Roverella a Rovigo É bello, ora che le giornate si fanno lunghe e prima che la calura diventi opprimente, lasciare le nostre città e girare per l'Italia, non solo a scoprire nuove bellezze naturali o artistiche, ma anche per vedere e condividere qualche avvenimento culturale frutto di serio studio e di non lieve impegno. 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