{"id":26112,"date":"2012-01-27T07:38:22","date_gmt":"2012-01-27T07:38:22","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-01-27T08:59:25","modified_gmt":"2012-01-27T08:59:25","slug":"quando-i-banchieri-amavano-l-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/quando-i-banchieri-amavano-l-arte\/","title":{"rendered":"Quando i banchieri amavano l\u2019arte"},"content":{"rendered":"
\"L'internoL'interno deala volta decorata<\/span><\/div>\n

Ammirando gli affreschi della splendida Cappella Portinari a Milano, proprio accanto alla figura di S.Pietro martire si può osservare un uomo inginocchiato, a mani giunte, elegantemente vestito. Si tratta di Pigello Portinari, importante banchiere fiorentino, attivo nella Milano quattrocentesca.

Civis Florentiae et mercator Mediolani<\/strong><\/em>.<\/strong> Così nei documenti è citato Pigello, nato a Firenze nel 1421, da una famiglia di mercanti che tra i suoi capostipiti più illustri annovera Folco Portinari, padre della Beatrice dantesca. Iniziò la sua carriera a Firenze, come garzone di bottega dei Medici. Venne poi mandato prima a Venezia, poi a Milano nel 1452 per aprire la nuova filiale del Banco Mediceo voluta da Francesco Sforza.

Non solo denari…<\/strong>Ma l'abilità di Pigello andava oltre la banca. Esperto di bilanci, ma anche di opere d'arte, tessuti, gioielli e manoscritti: al punto che i Medici e gli Sforza lo consultavano per valutare oggetti e per reclutare i migliori artisti.

Firenze nel cuore e nel commercio.<\/strong> Nonostante il ruolo di grande rilievo ricoperto a Milano, Portinari mantenne sempre vivo il legame con la sua Firenze, dove tornava spesso. Così poteva partecipare all'amministrazione dell'ospedale di S.Maria Nuova e fu eletto priore nel Rione San Giovanni. In questo modo costituì il trait d'union fra il mondo milanese e quello fiorentino nell'ambito commerciale e politico, in anni particolarmente difficili per il ducato milanese, in cui l'influenza di Cosimo de' Medici su Milano si stava estendendo.

Pigello e l'arte.<\/strong> Sia su ordine della committenza medicea, sia per propria iniziativa, Portinari fu uno dei promotori del risveglio artistico che caratterizzò Milano nella seconda metà del XV secolo. Un esempio è il Palazzo del Banco, che i Medici acquistarono dalla famiglia Bossi, affrescato dal Foppa. In questa dimora, in sale appositamente adibite a studio e ed archivio della contabilità, Pigello svolgeva la propria attività. Oppure Villa Mirabello, uno dei pochi edifici quattrocenteschi ancora esistenti a Milano.

La Cappella Portinari.<\/strong> La più importante e nota opera attribuita al Portinari, sebbene manchi la documentazione a riguardo, è la Cappella Portinari, all'interno della basilica di S.Eustorgio, destinata secondo la tradizione a divenire la sua sepoltura. La cappella, il cui autore è ignoto, riprende nella sua costruzione a pianta centrale lo schema architettonico della Sagrestia Vecchia di S.Lorenzo a Firenze, ma con una forte influenza del romanico-gotico lombardo. Al tempo stesso la struttura della cappella -dedicata a S.Pietro martire- sembra il modello in scala del tiburio di S.Maria delle <\/p>\n

\"UnUn frammento di affrreschi con
San Pietro Martire<\/span><\/div>\n

Grazie, realizzato anni dopo ad opera di Ludovico il Moro.

Domenicani VS domenicani.<\/strong> Molti studiosi vedono la cappella inserita nel clima di rivalità fra i Domenicani della basilica di S.Eustorgio e quelli della nuova chiesa di S.Maria delle Grazie, la cui costruzione era iniziata alla metà del XV secolo. Costruire una cappella dedicata a Pietro martire, santo molto amato a Milano, significava rilanciare le funzioni dell'antica basilica.

Cappella funeraria?<\/strong> Uno dei quesiti ancora aperti è se veramente Portinari si fece seppellire nella cappella che porta il suo nome. La documentazione a riguardo è scarsa, o viziata da interessi di parte. Un inventario della sacrestia ricorda la costruzione della cappella da Portinari, ma non cita la sua volontà di farvisi seppellire. Inoltre il sepolcro di famiglia dei Portinari era a Firenze, nella chiesa di S.Egidio, dove tutti i membri della famiglia furono sepolti e il legame fra il capoluogo fiorentino e Pigello era molto forte.

Una ipotesi.<\/strong> È un testamento a citare la cappella Portinari, quello di Paolino Brivio, funzionario ducale, che chiede la costruzione in S.Eustorgio, di una cappella dedicata a S.Pietro. Si è dunque ipotizzato che la cappella sia stata costruita per volontà dei Domenicani di S.Eustorgio, in rivalità con quelli di S.Maria delle Grazie, inizialmente con il lascito di Brivio, poi forse chiedendo un prestito al banco Mediceo. Decidere poi di dare alla cappella il nome di Portinari costituiva l'occasione migliore per rilanciare la vecchia basilica.

Lo splendore della cappella.<\/strong> La cappella, un vano cubico coperto da una cupola ombrelliforme su pennacchi emisferici, è impreziosita da un ciclo di affreschi ad opera di Vincenzo Foppa, dedicati alla vita di S.Pietro martire e ad episodi mariani. Si tratta dell'evento simbolo del rinnovamento della cultura figurativa lombarda in direzione rinascimentale. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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