{"id":23836,"date":"2011-02-24T17:05:54","date_gmt":"2011-02-24T17:05:54","guid":{"rendered":""},"modified":"2011-02-25T09:33:17","modified_gmt":"2011-02-25T09:33:17","slug":"il-vero-volto-di-enrico-butti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-vero-volto-di-enrico-butti\/","title":{"rendered":"Il vero volto di Enrico Butti"},"content":{"rendered":"
Mamma, perdo il treno… –<\/strong> Varese rischia di perdere un appuntamento culturale di grande spessore. In città, complici i tagli alla cultura, poco o nulla si è fatto e si farà dal punto di vista delle rassegne d'arte in questo anno all'insegna del 150° dell'unità. Eppure, nella provincia, ci sono tesori di enorme valore che per essere meglio conosciuti e valorizzati devono sbarcare in altre province italiane. Sono ben tre le opere che dal Museo Butti di Viggiù<\/strong> raggiungeranno il Veneto<\/strong> per la mostra: "Scolpire gli eroi. La scultura al servizio della memoria<\/strong>", un omaggio ai protagonisti più o meno noti del Risorgimento, visti attraverso i bozzetti di monumenti firmati da grandi artisti. Saranno esposti nella mostra di Palazzo della Ragione a Padova, dal 15 aprile fino al 26 giugno<\/strong>, il bozzetto per il Monumento a Giuseppe Verdi<\/strong> (destinato ad essere collocato in piazza Buonarroti a Milano), quello per il Garibaldi a cavallo<\/strong> e la piccola scultura di Giuseppe Sirtori<\/strong>, eroe delle Cinque Giornate di Milano del 1848. Un tris di piccoli capolavori viggiutesi.<\/p>\n La mostra di Padova, curata da Cristina Beltrami e Giovanni Carlo Federico Villa, rientra nelle importanti iniziative nazionali per il 150° dell'unità d'Italia. Dunque, per ritrovare il posto che gli spetta, e cioè quello tra i grandi della scultura dell'800, il nostro Enrico Butti deve partire alla volta di Padova. E mentre Milano mette sul tavolo un poker di eventi al museo del Risorgimento<\/strong>, come la bellissima mostra: "Napoleone III e l'Italia. La nascita di una nazione. 1831-1870<\/strong>", a Varese tutto tace. Niente omaggi a quei grandi maestri dell'arte ai quali <\/p>\n sono intestati musei civici e piazze cittadine e che hanno segnato una pagina importante della storia moderna.<\/p>\n Quella di quest'anno ci sembra possa essere una bella opportunità per riscoprire i maestri italiani di pittura e scultura degli anni '60 e '70 dell'Ottocento, troppe volte relegati negli scantinati dei musei o nei manuali di storia dell'arte, quasi schiacciati e decisamente fraintesi tra i rossi papaveri e le rigogliose bagnanti degli Impressionisti e gli enigmatici Preraffaelliti e Simbolisti. Un'opportunità da non perdere per poter riscoprire gli anni che precedono il 1861 e il decennio immediatamente successivo, fondamentali per il rinnovamento estetico dell'arte italiana, raggiunto – non senza fatica – anche grazie alla costituzione delle scuole locali nel napoletano, in Piemonte, in Toscana e nella "scapigliata" Lombardia<\/strong>.<\/p>\n Noi, intanto, torniamo al Museo Butti di Viggiù a gustarci i rilievi e le sculture del Minatore<\/em>, sfinito sui suoi strumenti di lavoro, del soldato accovacciato che riposa con le gambe raccolte nel gruppo della Tregua<\/em>, della Santa Rosa da Lima<\/em> raccolta in preghiera o del bimbetto stizzoso che frigna.