{"id":21887,"date":"2010-06-21T07:36:25","date_gmt":"2010-06-21T07:36:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-06-25T08:22:54","modified_gmt":"2010-06-25T08:22:54","slug":"de-rocchi-non-so-rinunciare-al-vero","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/de-rocchi-non-so-rinunciare-al-vero\/","title":{"rendered":"De Rocchi, “Non so rinunciare al vero”"},"content":{"rendered":"
\"'Paesaggio','Paesaggio', 1932-33<\/span><\/div>\n

Omaggio a De Rocchi <\/strong>– Nella Milano degli anni Trenta, tra innovativi fervori e sguardi al passato, tra le vie della città e i caffè culturali, spicca la nuova visione di un gruppetto di giovani che tempo prima erano impegnati nelle aule dell'Accademia di Brera. Non si sono mai definiti protagonisti di un vero e proprio movimento, non hanno mai avuto un manifesto, ma per qualche anno le loro idee e il loro modo di dipingere il mondo hanno trovato linee comuni. Un primo termine identificatorio del gruppo è stato 'romanticismo impressionista', sostituito da 'chiarismo' nel 1935 per voce di Leonardo Borgese seguito da Guido Piovene. Milano, la città che ha fatto da sfondo a questa realtà culturale, ha voluto rendere omaggio all'arte di Angelo Del Bon<\/strong>, Cristoforo De Amicis<\/strong>, Umberto Lilloni,<\/strong> Adriano Spilimbergo<\/strong>, Renato Vernizzi<\/strong>, Goliardo Padova<\/strong>, Oreste Marini<\/strong> e molti altri. La figura di spicco, mai presentata al pubblico in maniera così esaustiva, è però il saronnese Francesco De Rocchi<\/strong>. L'artista, scomparso proprio a Milano nel 1978, viene ricordato attraverso le sue più significative fasi creative e nella sfera più intima e personale dal ricordo della figlia Pier Rosa De Rocchi<\/strong>.<\/p>\n

Milano, 22 novembre 1930 <\/strong>– Una data simbolo per questi  giovani artisti, il giorno di inaugurazione della mostra promossa da Edoardo Persico alla neo nata Galleria Il Milione. Critico d'arte e saggista napoletano, Persico è ricordato come pioniere nel mondo e nel mercato dell'arte contemporanea, non solo a Milano. Suo il merito di aver visto nella produzione di questi cinque ragazzi un valore aggiunto alla pittura di quegli anni, di aver dato loro fiducia. La loro è un'arte neo-romantica che subentra a quella neo-classica del decennio precedente. In quella prima esposizione erano presenti <\/p>\n

\"'Il'Il Taxi rosso', Birolli, 1932<\/span><\/div>\n

Del Bon, De Amicis, De Rocchi, Lilloni e Spilimbergo. Giovani cresciuti con gli insegnamenti di Alciati: passione per l'Ottocento lombardo, sguardo ai primitivi, attenzione alla luce. "Al primato del disegno vogliono sostituire il primato del colore e della luce – scrive Elena Pontiggia <\/strong>nel testo critico in catalogo – ai valori plastici il senso della superficie, alla sapienza del mestiere il gusto dell'immediatezza, all'oggettività dello stile  la soggettività della fantasia. Perchè per loro il quadro non è costruzione, come pensa Sironi, ma emozione<\/strong>". <\/p>\n

All'epoca del caffè Mokador <\/strong>– Opere tra le più emozionanti di ogni protagonista sono ravvicinate nelle prime sale della mostra, a partire da Il taxi rosso<\/em> di Renato Birolli<\/strong> a Ritratto di un ragazzo<\/em>, Luciana<\/em> e Nudo verde<\/em>, dei primissimi anni '30 realizzate da Luigi Broggini<\/strong>. Una luce nuova è descritta in queste sculture del varesino Broggini, sia nella materia bronzea che nel gesso, ma in particolare nella maestria tecnica nella lavorazione della ceramica di Nudo verde<\/em>, uno dei capolavori dell'artista. Opera simbolo, scelta come sorta di manifesto del gruppo è Lo schernitore<\/em> (1934) di Angelo Del Bon<\/strong>, opera con cui vince il Premio Principe Umberto alla V Sindacale Lombarda. Un ritratto d'atleta che si pone in netta contrapposizione con i ciclisti futuristi, con il mito della velocità e della forza. L'energia è dettata dalla personalità dei singoli artisti: "La pittura di Del Bon può essere chiara, chiarissima e pur è lacerante", scrive nel 1942 Raffaele Giolli.<\/p>\n

\"'Riposo','Riposo', Pio Semeghini, 1932<\/span><\/div>\n

La forza della luce<\/strong> – Il chiarore nelle tinte, la lucentezza delle atmosfere e la pacatezza dei personaggi, sono elementi comuni a queste opere degli anni Trenta. Una tecnica che si avvicina a quella antica dell'affresco: la resa del chiarore sulla tela è data dall'utilizzo del fondo ancora umido al momento della stesura del colore; un metodo di lavoro questo utilizzato da molti di questi personaggi. <\/p>\n

"Diventai pittore pian piano"<\/strong> – Francesco De Rocchi<\/strong> è tra i protagonisti forti del gruppo. Saronno<\/strong>, la città in cui nasce nel 1902, Cislago<\/strong>, paese in cui si trasferisce nel 1930 con la moglie e Milano<\/strong>, dove trascorre l'ultima fase della sua vita, sono gli sfondi in cui De Rocchi colloca i suoi ritratti dal vero, i suoi personaggi, le sue vedute e le scene del quotidiano. L'artista guarda con infinito amore alle figure di Gaudenzio Ferrari, Vincenzo Foppa, Masolino e Bernardino Luini, rivolgendo lo sguardo ai capolavori del passato tra Saronno e Castiglione Olona. La delicatezza di questi maestri, unita all'ammirazione per lo stile degli impressionisti francesi, danno vita alle opere di De Rocchi. Una vita dedicata alla passione per la pittura e la musica, unita alla professione di insegnante anche a Brera.

Unico modello<\/strong> – Il vero è l'unico modello di stile e unico possibile soggetto da ritrarre per l'artista: "Non so rinunciare al vero"<\/strong>, dichiarava. L'unica e insostituibile verità, ciò che si vede e che l'aria che si respira, come i quadri degli anni Trenta che ritraggono la semplicità della vita dei campi, la dolcezza delle contadine, la vita di tutti i giorni a Cislago. Una visione della realtà che si concretizza ancor più dal 1930 quando incontra a Milano Edoardo Persico e condivide con altri giovani la sua arte. Nel 1936 De Rocchi vive nella metropoli lombarda, la sua nuove modella è l'Accademia di Brera e il fermento che si respira nel nelle vie e nei locali frequentati da artisti e letterati. Dall'Autoritratto<\/em> del '24 al Nudo controluce <\/em>concluso nel 1977, la carriera di De Rocchi è ben descritta in mostra; i suoi 'colori dell'aurora', come vennero definiti stupisce e coinvolge l'osservatore trasmettendo la carica della semplicità, nulla di più vero.<\/p>\n

'IL CHIARISMO. OMAGGIO A DE ROCCHI Luce e colore nella Milano degli anni trenta'<\/strong>
dal 16 giugno al 5 settembre 2010
\fVISITE GUIDATE
Aster: 02.20421469
info@spazioaster.it
BIGLIETTI: Intero € 8,00
Ridotto € 6,50 – Ridotto scuole € 4,00
www.comune.milano.it\/palazzoreale
www.ilchiostroarte.it<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

'Paesaggio', 1932-33 Omaggio a De Rocchi – Nella Milano degli anni Trenta, tra innovativi fervori e sguardi al passato, tra le vie della città e i caffè culturali, spicca la nuova visione di un gruppetto di giovani che tempo prima erano impegnati nelle aule dell'Accademia di Brera. 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