{"id":20330,"date":"2009-12-30T05:31:33","date_gmt":"2009-12-30T05:31:33","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-12-30T12:09:46","modified_gmt":"2009-12-30T12:09:46","slug":"beni-culturali-a-cielo-aperto-il-caso-di-monteviasco","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/beni-culturali-a-cielo-aperto-il-caso-di-monteviasco\/","title":{"rendered":"Beni culturali a cielo aperto. Il caso di Monteviasco"},"content":{"rendered":"
\"VedutaVeduta di Monteviasco<\/span><\/div>\n

Ecomusei eccetera –<\/strong> Ne avevamo parlato a margine di un ambizioso – o meglio, di ambiziosi – progetti di ecomuseo in Varese e provincia. Progetti di qualificati docenti universitari, volenterosi amministratori e coraggiosi studenti universitari che, a partire da aggiornate nozioni di salvaguardia, partecipazione e divulgazione, arrivano ad una moderna cultura del territorio. L'intento è quello di valorizzare, oltre che proteggere, il ricco e variegato patrimonio culturale ed ambientale così capillarmente presente nell'intera Regione. Citato tra i luoghi interessati ad entrare nella rete degli ecomusei, appare anche il nome del centro di Monteviasco <\/strong>(menzionato, lo ricordiamo, anche nella guida Arancione delle piccole città, borghi e villaggi del Touring).<\/strong> Il progetto abbozzato, ma che ci auguriamo abbia un seguito e uno sviluppo, è quello di mettere in rete otto siti distribuiti lungo le valli Cuvia, Ganna e Veddasca,<\/strong> con l'individuazione di centri nevralgici nei comuni di Ganna, Ghirla e Cunardo<\/strong> e la protezione dei beni culturali ed ambientali che si trovano a cielo aperto.<\/p>\n

Non c'è una strada che porti a Monteviasco. <\/strong>Occorre <\/p>\n

\"II caratteristici tetti di Monteviasco
(foto Gruppo Amici Monteviasco onlus)<\/span><\/div>\n

salire a piedi sulla storica mulattiera, o utilizzare la funivia, unica concessione di modernità per questo solitario e straordinario villaggio della Val Veddasca<\/strong>. Con i suoi oltre 900 metri di altitudine e collocato a pochi chilometri da Curiglia<\/strong>, Monteviasco ha una topografia semplice e funzionale. Una sola via che compie un semicerchio seguendo la costa della montagna e altre arterie divergenti, ma quasi mai ad angolo retto, portano verso livelli più alti o più bassi per poi proiettarsi verso i pascoli circostanti. Ci sono la Strada Maggiore,<\/strong> la "piazza" con la fontana, il Borondò, altro slargo, e il sagrato della chiesa. A incorniciare questa compagine, un insieme di case in pietra scistosa, spesso prive di intonaco, salvo che per la parete esposta ai venti. Molte case, inoltre, dispongono della lòbia, la balconata in legno. E la via delle Corti,<\/strong> proseguimento della Strada Maggiore, è ancora in parte coperta con assiti di legno.<\/p>\n

Coinvolgere la popolazione – <\/p>\n

\"SantuarioSantuario della Madonna della Serta
(foto Gruppo Amici di Monteviasco onlus)<\/span><\/div>\n

<\/strong>Il nucleo abitativo conta solo una ventina circa di abitanti residenti, mentre nel XIX secolo ne contava circa 400. Luoghi così remoti richiamano leggende, storie di mitici fondatori. Le numerose pietre incise, rinvenute nei dintorni, parlano di un popolamento antico, da ricercarsi indietro nel Neolitico. Ben si comprende allora l'unicità culturale ed ambientale di questo borgo, bisognoso di una nuova ventata di "programmazione negoziata",<\/strong> ossia di progetti e di una organizzata gestione delle risorse pubbliche per la salvaguardia e lo sviluppo del territorio. Non bisogna, tuttavia, fraintendere il termine di "musealizzazione territoriale" giacché non si tratta di un congelamento fittizio di case, montagne e strade messe in vetrina, ma di un progetto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio. <\/p>\n

Progettare un territorio unico per bellezza –<\/strong> I soggetti protagonisti non sono solo le istituzioni poiché il loro ruolo propulsivo, importantissimo, deve essere accompagnato da un coinvolgimento più largo dei cittadini. L'obiettivo è quello non solo di conservare ma anche di saper utilizzare, per l'oggi e per il futuro, il proprio patrimonio culturale in modo da aumentarne il valore anziché consumarlo. Il territorio, infine, dovrebbe essere inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione che ci vive e dei segni materiali ed immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato. In buona sostanza, occorrerebbe proseguire nel sentiero appena intrapreso di progettazione territoriale, agevolando la partecipazione di quanti più organi competenti possibili nella gestione dello stesso. E la sostenibilità (indirizzata alla tutela e alla valorizzazione), la divulgazione della bellezza del paesaggio e il collegamento con le realtà vicine, manterranno in vita l'unicità di Monteviasco. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Veduta di Monteviasco Ecomusei eccetera – Ne avevamo parlato a margine di un ambizioso – o meglio, di ambiziosi – progetti di ecomuseo in Varese e provincia. Progetti di qualificati docenti universitari, volenterosi amministratori e coraggiosi studenti universitari che, a partire da aggiornate nozioni di salvaguardia, partecipazione e divulgazione, arrivano ad una moderna cultura del […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":20331,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[11,229,40],"tags":[],"yoast_head":"\nBeni culturali a cielo aperto. 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