{"id":20092,"date":"2009-12-03T09:25:52","date_gmt":"2009-12-03T09:25:52","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-12-04T09:59:03","modified_gmt":"2009-12-04T09:59:03","slug":"piranesi-incanta-inveruno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/piranesi-incanta-inveruno\/","title":{"rendered":"Piranesi incanta Inveruno"},"content":{"rendered":"

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\"L'inaugurazioneL'inaugurazione della mostra<\/span><\/div>\n

Il mito e la malinconia –<\/strong> Nel 1761 Winckelmann,<\/strong> in una lettera a Gian Ludovico Bianconi, parla di Roma come luogo in cui ritrovare, quasi magicamente, quell'immortale Classicità che, dall'antichità, arriva fino agli artisti settecenteschi. La "Città Eterna", nel XVIII e XIX secolo, diventa la tappa imprescindibile di un viaggio verso il recupero, mitico e insieme doloroso, dell'antico, dell' "età dell'oro" ormai trascorsa, offrendo un repertorio sterminato di luoghi, immagini struggenti, monumenti in rovina che evocano un passato ancora tangibile ma perso per sempre. Pochi artisti hanno saputo rispondere al richiamo dell'antichità con tanta profondità e deferenza come Giovan Battista Piranesi<\/strong>. A questo celebre autore, che riassume in sé la maestria grafica e l'innegabile vocazione all'architettura, il comune di Inveruno<\/strong> dedica un'interessante rassegna. Si tratta di un incredibile viaggio attraverso le visioni fantasiose ed eroiche del grande architetto settecentesco, e di una ricca selezione di incisioni tratte dalle serie: "Vedute di Roma", "Antichità romane" <\/strong>e "Carceri d'invenzione"<\/strong>.<\/p>\n

Tra Illuminismo e sentimento Romantico <\/strong>– Fu Goethe a suggerire che l'artista dovrebbe proporsi di trarre dall'antichità ciò che è incommensurabile, quella grandezza e magnificenza dei monumenti, quello stupore e quel fascino che si provano alla presenza incombente dell'Antico. Le incisioni di Giovan Battista Piranesi (Mojano di Mestre 1720 – Roma 1778)<\/strong> rispecchiano tutti questi sentimenti. Architetto veneziano, come egli stesso amava definirsi, fu anche incisore e acquafortista profondamente legato sia all'ambiente veneziano che a quello romano. La grande fama della quale gode è dovuta alla qualità straordinaria della sua attività grafica. Le sue incisioni sono permeate da un'imprescindibile vocazione all'architettura e da un grande amore per l'arte antica, specialmente per quella romana. Le opere in mostra ad Inveruno provengono tutte dalla Fondazione Antonio Mazzotta<\/strong>.<\/p>\n

Vedute di Roma – Il richiamo <\/strong>all'architettura permea <\/p>\n

\"IncisioneIncisione di Piranesi<\/span><\/div>\n

l'opera grafica di Piranesi dall'inizio alla fine della sua attività e in questo senso le "Vedute di Roma"<\/strong> costituiscono l'esempio migliore: iniziate nel 1748, vengono continuamente riprese lungo l'arco della sua vita e pubblicate fino al 1775. Costituiscono l'opera più organica e grandiosa, perché in esse si intrecciano la conoscenza esatta e lo studio dell'archeologia, la precisa strutturazione architettonica, arricchiti dall'inserzione dell'elemento "capriccioso" ottenuto grazie alla tecnica dell'acquaforte, con l'uso di varie morsure dell'acido sulle lastre di rame. Così, alla "veduta secondo verità", Piranesi inserisce inediti scorci ed effetti di chiaroscuro, tali da ottenere un effetto teatrale più spregiudicato.<\/p>\n

Antichità sempre presenti –<\/strong> L'imponente serie delle "Antichità Romane", che conta 216 tavole, testimonia lo studio accurato fatto da Piranesi sui resti dei monumenti della Roma antica, con una precisione metodologica tale da gettare le basi dell'archeologia moderna. Edita nel 1756, la serie è composta da quattro tomi che forniscono il perno principale su cui si incentra l'intera opera piranesiana e il punto di messa a fuoco di un metodo di indagine e conoscenza della città. Le "Antichità<\/strong>" inoltre rappresentano lo sforzo di fornire un quadro unitario e organico, dai tempi dei primi re agli ultimi imperatori romani, attraverso l'individuazione dei monumenti, della cerchia delle mura, della rete di acquedotti, delle porte urbane. Le cloache, i ponti, le strade sono gli aspetti "prosaici" e quotidiani che concorrono a suggerire l'immagine di un corpo vivo e pulsante.<\/p>\n

<\/p>\n

\"LaCatalogo della mostra<\/span><\/div>\n

Fantasia audace – <\/strong>Le sedici tavole delle "Carceri" rappresentano indubbiamente la serie più nota dell'artista, celebrata in modo particolare dalla generazione di artisti Romantici, come Horace Walpole, Coleridge, De Quincey, Théophile Gautier, <\/strong>fino a Victor Hugo<\/strong>, sicuramente influenzato anche nei suoi disegni dalle invenzioni piranesiane. Queste incisioni suggestionarono la costruzione delle prigioni di Newgate del 1770, il Surrealismo, lasciando ampie tracce anche nelle scenografie di diversi film ed ispirando le composizioni del musicista Brian Ferneyhough<\/strong>, e il ciclo Figuralmusik, del compositore Javier Torres Maldonado<\/strong>. Le "Carceri" costituiscono, assieme alle quattro tavole dei Grotteschi (o Capricci secondo l'indicazione moderna), il versante fantasista e d'invenzione del grande incisore, quello che si contrappone idealmente alla ricerca archeologica e storica delle "Antichità Romane<\/strong>", al loro impianto scientifico e analitico permeato di spirito illuminista. Il primo stadio della raccolta risale al 1745. Nel 1761 si arrivò all'edizione definitiva con l'aggiunta di nuove tavole e una profonda rielaborazione delle precedenti, che ha nell'accentuazione del contrasto luce-ombra e nell'uso sempre più ardito ed innovativo della prospettiva le sue caratteristiche più evidenti. Nella produzione immensa del Piranesi, infine, si possono rintracciare la tradizione del "Capriccio" architettonico veneziano (Canaletto, Guardi, Tiepolo<\/strong>) e il richiamo alle invenzioni scenografiche (Bibiena<\/strong>). L'accento sublime di queste fantasie architettoniche, dove reperto archeologico e dimensione visionaria si mescolano liberamente, ha ispirato molti uomini di cultura. Non ultimo Jorge Luis Borges<\/strong>, affascinato da questi "poderosi palazzi che sono anche labirinti inestricabili".<\/p>\n

"Giovan Battista Piranesi – L'opera grafica"
<\/strong>Inveruno, Sala Francesco Virga (largo Sandro Pertini 2)
Fino al 6 gennaio 2010
Orario: martedì 20.30-22.30; sabato e domenica 10.30-12.30\/15-17.30.
Ingresso libero. Chiusa il 25 dicembre e il 1° gennaio.
Visite guidate su appuntamento: tel. 029788121,
biblioteca@comune.inveruno.mi.it;
http:\/\/www.comune.inveruno.mi.it\/<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

L'inaugurazione della mostra Il mito e la malinconia – Nel 1761 Winckelmann, in una lettera a Gian Ludovico Bianconi, parla di Roma come luogo in cui ritrovare, quasi magicamente, quell'immortale Classicità che, dall'antichità, arriva fino agli artisti settecenteschi. 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