{"id":19326,"date":"2009-10-01T07:56:09","date_gmt":"2009-10-01T07:56:09","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-10-02T07:09:24","modified_gmt":"2009-10-02T07:09:24","slug":"seicento-bustese-tra-protagonisti-e-comprimari","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/seicento-bustese-tra-protagonisti-e-comprimari\/","title":{"rendered":"Seicento bustese, tra protagonisti e comprimari"},"content":{"rendered":"<link href=\"file:\/\/\/C:%5CDOCUME%7E1%5Cmanu%5CIMPOST%7E1%5CTemp%5Cmsohtml1%5C01%5Cclip_filelist.xml\" rel=\"File-List\" \/>\n<style>       st1\\:*{behavior:url(#ieooui) } <\/style>\n<style>        <\/style>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Opera di Cerano, G.C.Procaccini, Morazzone\" height=\"200\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/4de4c595fadb560f02a48c3aefbb2aa4.jpg\" width=\"199\" \/><span>Opera di Cerano, G.C.Procaccini, <br \/>Morazzone<\/span><\/div>\n<p><strong>L&#39;arte di casa nel Seicento &#8211;<\/strong> La basilica di San Giovanni gremita per l&#39;incontro tenutosi ieri, mercoled&igrave; 30 settembre, dal <strong>prof. Pacciarotti<\/strong>, storico dell&#39;arte ed esperto di storia locale, sulla pittura del Seicento a Busto Arsizio e nella Lombardia occidentale. La lezione si inserisce nel programma dedicato alla celebrazione dei 400 anni dalla ricostruzione dell&#39;attuale basilica, avvenuta appunto a partire dal 1609 su progetto dell&#39;architetto <strong>Francesco Maria Richini<\/strong>. Busto Arsizio si aggiudic&ograve; dunque una personalit&agrave; di tutto rilievo che ricostruisse la basilica su volere di San Carlo Borromeo che nel 1583 trasfer&igrave; a Busto Arsizio le dignit&agrave; ecclesiastiche della pieve. Ma non solo in ambito architettonico appaiono nomi prestigiosi, bens&igrave; anche nella produzione pittorica commissionata dalle chiese della citt&agrave; e dintorni in quel particolare secolo che fu il Seicento. E&#39; proprio la distinzioni in fasi differenti di quel periodo, il criterio adottato dal prof. Pacciarotti per illustrare le opere pi&ugrave; significative presenti in citt&agrave; e sul territorio.<br \/><strong><br \/>La fase dei Borromeo &#8211;<\/strong> &quot;Gli artisti proposti comprendono sia i protagonisti che i comprimari dello scenario pittorico seicentesco&quot; ci tiene a sottolineare il professore. E se d&#39;altra parte siamo tutti pi&ugrave; o meno avvezzi a sentir parlare dei protagonisti della prima stagione del Seicento, ovvero quella pi&ugrave; rigorosa e austera, quella per intenderci plasmata sui precetti dei due Borromeo, Carlo (morto nel 1584) e il cugino Federico (1595-1631), ci troviamo invece spiazzati di fronte ai nomi meno conosciuti che hanno lavorato sul territorio nella seconda fase, ovvero dopo la peste del 1630 e nell&#39;ultimo periodo di pieno barocco. Inizia cos&igrave; la serie di immagini proiettate su grande schermo: si parte appunto dalle &quot;star&quot; di inizio secolo come <strong>Camillo Procaccini<\/strong>, bolognese, con una pittura impostata sui dettami pittorici emanati dal cardinale Paleotti. Con lui il fratello <strong>Giulio Cesare Procaccini<\/strong>, pi&ugrave; influenzato da Rubens, <strong>Morazzone<\/strong>, il pittore dei sacri Monti, che trapianta da Roma un manierismo enfatico e moralistico, <strong>Cerano<\/strong>, il famoso pittore di San Carlo che realizza i quadroni in occasione della sua beatificazione e santificazione (1602-1610).<\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: right\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"La chiesa di San Giovanni\" height=\"150\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/1c3e5b423d8fe2bb0e7dc7dadf8e70ab.jpg\" width=\"200\" \/><span>La chiesa di San Giovanni<\/span><\/div>\n<p><strong>L&#39;et&agrave; di mezzo &#8211;<\/strong> A partire dal 1620-30 per&ograve; alcuni artisti tentano di reagire a questa pittura cos&igrave; dirompente ed esasperata: <strong>Daniele Crespi<\/strong>, nato probabilmente a Busto Arsizio, che introduce toni pi&ugrave; dimessi, di maggiore quotidianit&agrave; e realismo e i <strong>Fiammenghini<\/strong> che operano in Valtellina e, al contrario,&nbsp; accentuano la portata drammatica, ispirandosi alle incisioni d&#39;oltralpe, per colpire nel vivo una regione a rischio di infiltrazioni protestanti. Tuttavia il linguaggio pittorico elaborato nella prima fase stenter&agrave; a spegnersi presto, come dimostra la Cappella di san Carlo, nella basilica bustese, ancora fedele all&#39;iconografia del Cerano. Cos&igrave; anche gli artisti della generazione successiva si ispireranno ancora ai loro predecessori. Tra questi: <strong>Antonio Maria Crespi Castoldi<\/strong> che si rif&agrave; allo stile del Morazzone, e i <strong>fratelli Lampugnani <\/strong>di Legnano, autori della Pala di San Gregorio, che secondo Pacciarotti costituisce la prima opera entrata in basilica e dedicata a San Carlo. <br \/><strong><br \/>Il tardo seicento e i nomi nuovi &#8211;<\/strong> Dalla seconda met&agrave; del secolo compaiono i primi segnali di un nuovo slancio. Ci addentriamo cos&igrave; nell&#39;ambito di artisti pressoch&eacute; sconosciuti ai pi&ugrave; e affiorati dall&#39;oblio grazie agli studi portati avanti negli ultimi anni. E&#39; cos&igrave; che conosciamo l&#39;opera del pittore gallaratese <strong>Carlo Cane<\/strong> e di <strong>Claudio Feria<\/strong>, a cui &egrave; stata attribuita la pala di San Sabino nella cappella delle Reliquie (post 1649). Ipotizzata dal Pacciarotti anche l&#39;esistenza di una probabile bottega a capo dei due dove si sarebbero formate le maestranze impiegate in citt&agrave; e nei comuni limitrofi. Il distacco definitivo dai modelli precedenti &egrave; ben visibile nei quadroni appesi nella navata centrale della Basilica di San Giovanni: qui troviamo autori come <strong>il Mazzolino<\/strong> che declina Daniele Crespi ma in tono molto pi&ugrave; elegante e sfumato, <strong>Carlo Preda <\/strong>che combina la forza ritrattistica lombarda con il colore ricco di impronta genovese. Nello splendido episodio di Erodiade l&#39;attenzione cade tutta sullo splendore degli abiti, conferendo alla scena un tono totalmente profano e leggero, ormai privo di dramma. Nella stessa direzione muovono <strong>Salvatore Bianchi<\/strong> e il figlio <strong>Francesco Maria Bianchi<\/strong>, ormai rivolti a un barocchetto dai toni setati. Non senza rimpianti vengono, infine, ricordati gli antichi dipinti esterni del <strong>Mortorio<\/strong> adiacente alla Basilica: realizzati negli ultimi decenni del secolo, costituivano l&#39;esempio di un repertorio variegato comprendente le et&agrave; dell&#39;uomo, i vari aspetti della morte, virt&ugrave;, purgatorio<u> <\/u>e angeli piangenti. Si concludeva cos&igrave; il Seicento dai toni cupi e austeri e si apriva la nuova stagione del Settecento.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Opera di Cerano, G.C.Procaccini, Morazzone L&#39;arte di casa nel Seicento &#8211; La basilica di San Giovanni gremita per l&#39;incontro tenutosi ieri, mercoled&igrave; 30 settembre, dal prof. 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