{"id":15512,"date":"2008-07-11T04:15:53","date_gmt":"2008-07-11T04:15:53","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-07-11T05:01:50","modified_gmt":"2008-07-11T05:01:50","slug":"a-lezione-da-yona-friedman","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/a-lezione-da-yona-friedman\/","title":{"rendered":"A lezione da Yona Friedman"},"content":{"rendered":"
\"YonaYona Friedman<\/span><\/div>\n

La storia dell'uomo<\/strong> – Yona Friedman<\/strong> è nato in Ungheria nel 1923, membro della resistenza antinazista ha trascorso alcuni anni a Haifa, ove ha iniziato a teorizzare alcuni punti fermi del suo pensiero, come ad esempio la visione universalista e di fiducia verso l'individuo. Nel 1957 si trasferisce a Parigi, ove vive e già l'anno successivo fonda il Gruppo di Studi dell'Archittettura Mobile<\/strong>, stilandone il Manifesto, che spiega come determinati sistemi di costruzione permettono di determinare all'abitante stesso la forma, lo stile e quant'altro dell'edificio, dell'appartamento, e di cambiarlo, quando lo desidera. Teorizza anche il concetto di Ville spatiale<\/strong>, ossia una struttura sollevata da terra, tridimensionale e organizzata secondo i principi dell'autoregolazione degli abitanti. Oggi, sempre più rivalutata e considerata grazie anche all'interesse suscitato e ripreso da critici ed architetti di fama internazionale, come Stefano Boeri, Bernard Tschumi e Hans Ulrich Obrist.<\/p>\n

Como e il Musée dans la rue di Friedman<\/strong> – Un progetto dapprima è idea, poi diventa progetto, ma senza la sua realizzazione fattiva non si concretizza come realtà fisica, e allora, Como e i suoi abitanti insieme agli studenti – artisti, sono chiamati alla realizzazione del progetto di Friedman, che ha sempre sostenuto la necessità della partecipazione attiva dell'abitante per dar forma all'architettura della città in cui vive. Ogni 'Museo dentro la strada' <\/strong>sarà costituito da un agglomerato di cubi e parallelepipedi di materiale sovrapposti uno sull'altro. Si troveranno in tre spazi pubblici, in Piazza Cavour, a Porta Torre e all'Asilo Sant'Elia di Terragni, luoghi ciascuno con una propria identità storica e sociale. Per esempio, l'Asilo Sant'Elia ospiterà una versione del museo caratterizzato da materiali differenti, quali il plexiglass trasparente, il polistirolo da imballo o il cartone. Friedman, infatti, lo ha interpretato come una palestra di 'improvvisazione e continua creazione', dove saranno coinvolti i bambini nelle diverse fasi della costruzione e dell'utilizzo.<\/p>\n

\"ModelloModello del progetto, 2008<\/span><\/div>\n

Raccolta di oggetti e partecipazione sociale<\/strong> – Dal 10 luglio la Fondazione Ratti<\/strong> promuoverà una raccolta di oggetti di forme, tipologie diverse, che potranno essere portati da ciascun abitante di Como secondo la propria iniziativa personale e partecipativa al progetto di Friedman, alla chiesa di San Francesco, ove saranno inseriti in appositi box. Tali oggetti, raccolti con questa inedita iniziativa collettiva, andranno a costituire il contenuto del museo di Piazza Cavour<\/strong>. Alla sera alle ore 19 ci sarà la conferenza con Marco De Michelis<\/strong>, storico dell'architettura e Preside della Facoltà di design e arti dello IUAV di Venezia. Il titolo dell'incontro è 'Something is Missing' (C'è qualcosa che manca)<\/strong>, una citazione di Bertolt Brecht riproposta da Ernst Bloch in occasione di una discussione con Theodor Wiesegrund Adorno sulla praticabilità della nozione di utopia nel tempo della modernità, irreparabilmente segnato dai disastri della guerra mondiale. <\/p>\n

\tFriedman, improvvisazione e arte<\/strong> – La conferenza intende riflettere sulla \tresistenza di questa nozione nelle sperimentazioni degli architetti – tra i \tquali Yona Friedman – durante gli anni cinquanta\/sessanta e sulla sua \trinnovata emergenza nel dibattito artistico degli ultimi anni. E' sufficiente \tquesta sensazione, che il mondo non è perfetto, per giustificare il sogno \tdell'utopia? Le parole di Friedman spiegano molto del suo modo di vedere l'arte in rapporto con l'individuo. Egli dice: 'L'arte può essere considerata come un'espressione dell'individuo in relazione con la comunità, ed è sempre indirizzata a qualcuno. Un'opera d'arte trasmette un messaggio, senza includere i codici per la sua comprensione. Il messaggio potrebbe essere anche solo per l'artista. Tutti hanno qualcosa da trasmettere, quindi siamo tutti potenziali artisti. Non esiste un oggetto che non possa essere considerato opera. Dobbiamo aiutare chiunque senta il bisogno di diventare artista a trovare un codice tecnicamente semplice per il proprio messaggio e questi codici hanno la caratteristica di essere improvvisati. L'arte inizia con l'improvvisazione, così come l'intelligenza. Durante il seminario Public Improvisations esploreremo l'improvvisazione, le tecniche semplici, che non necessitano istruzioni, disegni o piani complicati, perché l'arte, per essere accessibile al pubblico generale, deve utilizzare tecniche semplici, facili da adottare. L'arte pubblica improvvisata può essere esplorata ovunque negli spazi pubblici: nelle strade, nei boschi, in un atrio, sul lago. Il luogo stesso è parte dell'opera d'arte'. Saper comprendere la contemporaneità è la sfida dell'uomo di oggi, alcune figure, come Yona Friedman, possono aiutarci a riflettere sulla realtà.<\/p>\n

XIV Corso Superiore di Arti Visive
\tVisiting professor Yona Friedman<\/strong>
\tCorso: 1 – 23 luglio 2008
\tSpazio S. Francesco
\tLargo Spallino 1, Como<\/p>\n

\tProssimi appuntamenti
\tPresso la Fondazione Antonio Ratti, Lungo Lario Trento 9, Como, Italia\t
\t15 luglio 2008, ore 19 – Double Shell conferenza dell'artista Massimo \tBartolini
\t22 luglio 2008 – Corso Aperto – mostra collettiva degli allievi del CSAV 
\tSpazio S. Francesco, Como
\tMusée dans la rue – presentazione del progetto a cura di Yona Friedman e \tdegli allievi del CSAV
\tpresso spazi pubblici di Como
\tInfo: www.fondazioneratti.org<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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