{"id":15235,"date":"2008-06-10T04:09:59","date_gmt":"2008-06-10T04:09:59","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-06-13T08:55:12","modified_gmt":"2008-06-13T08:55:12","slug":"con-marino-marini-dalla-terra-alla-scultura","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/con-marino-marini-dalla-terra-alla-scultura\/","title":{"rendered":"Con Marino Marini dalla terra alla scultura"},"content":{"rendered":"
\"'Miracolo','Miracolo', 1946<\/span><\/div>\n

Marino e la Toscana<\/strong> – E' Pistoia<\/strong> la città che vede nascere nel 1901<\/strong> Marino Marini<\/strong>, è l'Europa che lo vedrà crescere come uomo e come artista. Dopo la formazione d'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, e un primo periodo di attività nella sua terra, Marino si trasferisce nel 1929<\/strong> a Milano<\/strong>. "Milano è la città italiana più legata all'Europa. Ha lo stesso colore dell'Europa, lo stesso modo di vivere, lo stesso modo di lavorare. Per me, essere a Milano è vivere nel cuore dell'Europa", affermava l'artista. 10 anni, dal 1929, che approfondiscono l'esperienza didattica dello scultore; in questo periodo Marino è infatti impegnato all'ISIA di Monza, dove prende il posto di Arturo Martini<\/strong> alla cattedra di scultura. Una delle sue serie fortunate nasce dopo il viaggio nel '34 in Germania dove vede la statua equestre di EnricoII (XIII secolo); un cavaliere che diventerà per lui fonte di ispirazione e modello fondamentale. Nel '42 viene distrutto dai bombardamenti il suo atelier di Monza e la casa di Milano. Marino si rifugia con la moglie a Locarno. <\/p>\n

Dopo i 'Miracoli' <\/strong>– Dal 1943<\/strong> prende vita il suo omaggio alla figura umana; le sue 'pomone' ricalcano quell'essenza primordiale di valori e pensieri che hanno poco a che fare con la contemporaneità, ma che riflettono sull'esistenza. Questo accade in un periodo profondamente segnato dal dramma della guerra. 'Arcangelo', è l'opera che segna l'inizio della serie dei 'Miracoli'. Al rientro a Milano, nel 1948 <\/strong>Marino ottiene notevole prestigio: alla Biennale di Venezia gli viene dedicata un'intera sala. Tra le altre grandi personalità che hanno segnato il suo cammino da artista, quest'anno avviene l'incontro con Henry Moore<\/strong>. Il lavoro dell'artista diventa in questo periodo interesse da parte del mercante Curt Valentin <\/strong>e di Peggy Guggenheim<\/strong>, che acquista un esemplare in bronzo dell''Angelo della città' istallandolo davanti al museo omonimo sul Canal Grande a Venezia. Negli anni a venire Marino Marini è impegnato in manifestazioni artistiche in Italia e all'estero, tra Germania, Inghilterra e Svizzera. Risale al 1977<\/strong> l'ultima sua opera scultorea, il ritratto a Oskar Kokoschka, iniziato nel 1976. Marino Marini muore il 6 agosto 1977<\/strong> a Viareggio, all'età di 79 anni.<\/p>\n

\"'Piccolo'Piccolo cavaliere', 1944<\/span><\/div>\n

Leggere la sua arte<\/strong> – Il titolo della mostra rispecchia l'anima intrinseca delle opere di Marino Marini. Un legame con le origini, non solo personali, ma dell'umanità intera. "La Toscana<\/strong> è per me un punto di partenza, cioè qualcosa che è in me, fa parte della mia natura e perciò, senza accorgermene, manifesto nel mondo qualcosa che a questa regione appartiene, perchè sono in questa terra", confessava l'artista. Quelle terre che un tempo appartenevano all'Etruria<\/strong>, quel senso lontano dell'arte che si legge ancora oggi nella materia utilizzata dallo scultore, nella terracotta in particolare. Il tutto è estremizzato in quel sapore di eternità delle sue figure di donna, quelle 'pomone' a significare la ciclicità delle stagioni, la fecondità della terra. Quel valore antico, ancestrale che si ritrova anche nel primo esempio scultoreo dedicato alla figura del cavallo; quel magnifico esemplare di 'San Giorgio e il drago', proveniente dai Musei Civici di Monza. Un soggetto che ripercorre le origini dell'iconografia cristiana e che diventa nel trascorso dell'artista figura simbolo dell'età contemporanea in cui vive. <\/p>\n

\"'Ritratto'Ritratto femminile', 1943<\/span><\/div>\n

Da tre a due dimensioni <\/strong>– Come per la mostra di Adolfo<\/strong> Wildt <\/strong>dello scorso anno, tornano anche con Marino Marini<\/strong> gli esperimenti grafici eseguiti dall'artista e che l'hanno accompagnato in tutto il cammino creativo. Come scriveva nel 1959 Douglas Cooper<\/strong>, 'uno dei rari artisti (…) che riuscì ad armonizzare l'espressione scultorea con i lavori a due dimensioni. E non soltanto per la scelta dei soggetti analoghi e temi ricorrenti. Ma per la trasposizione perfetta, dalla materia alla carta e viceversa, degli stessi ritmi compositivi, dello stesso straordinario senso di rappresentazione. Tutto ciò lasciando sempre e comunque che ogni creazione risultasse autosufficiente'. Sono i primi anni '40 quando il toscano sperimenta la litografia, partendo da prove fortemente elaborate, passando da linee pulite con un senso geometrico, per arrivare, sul finire della sua carriera, a soluzioni caratterizzate da ampie campiture cromatiche, a ricercare un gusto più decorativo seguendo le richieste del mercato d'arte. Come in passato, anche questa mostra trova sede in duplice luogo; a Milano, in Banca Ponti<\/strong> sono esposti solamente esempi grafici della serie 'Personnages du Sacre du Printemps', del 1974.  <\/strong>A Gemonio <\/strong>esempi <\/strong>grafici legati ai temi principali dell'artista, 'cavallo', 'cavaliere', 'cavallo e giocolieri', 'miracolo'.<\/p>\n

Per conoscere Marini <\/strong>– Il catalogo della mostra approfondisce tutti gli aspetti legati all'artista, grazie al contributo di esperti di storia dell'arte che hanno affrontato ognuno una sfaccettatura mariniana. A Daniele Astrologo <\/strong>il compito di dare uno sguardo generale dell'esposizione, definendo il titolo della mostra e l'aspetto che di Marino Marini si è voluto sottolineare. Alberto Montrasio<\/strong>, sempre vicino agli artisti, ha fornito una diretta testimonianza della poliedricità che caratterizzava Marini, nella Milano anni '60. Il periodo trascorso all'ISIA di Monza e la crescita artistica che ne deriva, è analizzato da Alberto Crespi<\/strong>. 'Dagli scritti di Marino: la sua figura umana, l'opera tra primordio e fine del mito', è il contributo dello storico Stefano Crespi<\/strong>, a evidenziare il profondo strato di artista che scaturisce non solo dalla materia, ma anche dalle parole di Marini. Altri due aspetti, quello delle commissioni pubbliche e monumentali, e quello prettamente grafico, sono analizzati da Sara Fontana<\/strong> e Chiara Gatti<\/strong>. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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