{"id":14178,"date":"2008-02-07T05:05:11","date_gmt":"2008-02-07T05:05:11","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-02-08T03:29:31","modified_gmt":"2008-02-08T03:29:31","slug":"roberta-cerini-la-vita-intensa-di-enrico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/roberta-cerini-la-vita-intensa-di-enrico\/","title":{"rendered":"Roberta Cerini: “La vita intensa di Enrico”"},"content":{"rendered":"
\"EnricoEnrico e Roberta Cerini ph. Gianni Unimarino<\/span><\/div>\n

Irriconducibile a qualsiasi definizione. Il vecchio saggio Gillo Dorfles, presentando la mostra in corso presso la Fondazione Marconi così ha ricordato Enrico Baj: intellettuale, artisticamente parlando, poliglotta, onnivoro, assorbente, dirompente, ma non esattamente catalogabile. Nei giorni della mostra la compagna di una vita Roberta Cerini ha acconsentito a tracciarne un ulteriore profilo, dal suo punto di osservazione privilegiato.<\/p>\n

Le opere in mostra appartengono al quindicennio tra il 1960 e il 1975. Come sono recepite oggi quei lavori densi di carica irrisoria?<\/strong>
"A giudicare dalla gente che va a vedere la mostra credo bene. Mi sembra che ci sia ancora un forte interesse. D'altra parte mi pare che la mostra sia riuscita bene, dia una immagine giusta dell'artista anche nella sua attività grafica". <\/p>\n

Che anni erano quelli per Baj. Particolarmente intensi?<\/strong>
"Tutti gli anni sono stati intensi, ciascuno a suo modo. Senza averli vissuti direttamente credo però che il periodo davvero più intenso sia il decennio dei Cinquanta. Il momento creativo forte, giovanile, dovuto anche al clima culturale in generale. Certo, Enrico non si è mai seduto, ma non ha mai cercato la ripetitività, era un artista sempre in cerca del nuovo, senza mai nessun momento di stasi. E quindi anche quel quindicennio è stato estremamente vitale". <\/p>\n

\"BajBaj – ph. Maurizio Camagna<\/span><\/div>\n

Anche perché era già al centro di rapporti internazionali.<\/strong>
"I rapporti con la cultura francese naquero proprio alla fine degli anni Cinquanta, in quel periodo la capitale francese era una seconda casa". <\/p>\n

Come viveva la dimensione politica Baj in quegli anni di forte critica?<\/strong>
"Una connotazione politica definibile non l'ha mai avuta. Si è sempre sentito anarchico. Un uomo libero, non esattamente il tipo di persona che potesse sopportare le pastoie dei politici e dei partiti. La sua posizione, la sua critica più che politica era di impegno civile. Un discorso contro il potere da qualsiasi parte venisse". <\/p>\n

Baj non mancava di puntualizzare la sua critica verso la pittura realistica sotto l'egida del partito comunista. Eppure sembra che i suoi generali fossero ancora più contestari di certa pittura, anche di Guttuso.<\/strong>
"Erano due visioni creative diverse, ma riconosceva in Guttuso un altro combattente. Tra i due c'era molta stima, hanno anche collaborato. Certo la pittura realista è un genere che non ha mai amato". <\/p>\n

\"BajBaj – ph. Maurizio Camagna<\/span><\/div>\n

Era molto critico anche nei confronti della Pop Art che si andava affermando in quegli stessi anni La definiva la morte dell'avanguardia. I generali e le dame erano in qualche modo una risposta polemica alla nuova arte americana?<\/strong>
"Non era un risposta polemica perché le sue opere precedono l'arrivo della Pop Art in Italia. Qualcuno ha anche detto che anche in Baj c'era qualcosa di pop. Gillo Dorfles, da vecchio saggio, durante l'inaugurazione della mostra da Marconi ha sottolineato il carattere indefinibile della sua opera: non solo surrealista, non solo dadaista, non solo patafisico. Da artista Baj sapeva cogliere gli umori presenti nell'aria, li assorbiva. Ma certo una polemica forte con la Pop Art c'era, a maggior ragione dopo lo scippo alla Biennale di Venezia del 1964". <\/p>\n

Come è stato il rapporto tra Baj e la cultura e il mercato americano? <\/strong>
"Ha avuto proprio in quegli anni alcuni importanti collezionisti, soprattutto nell'area di Chicago, quando Parigi era ancora il centro dell'arte internazionale e molti estimatori guardano all'Europa. Quando venne fondato il Museum of Contemporary Art a Chicago gli venne allestita una bella mostra. Poi negli anni le cose sono un po' cambiate". <\/p>\n

Come funziona l'attività dell'Archivio Baj?<\/strong>
"L'archivio Baj sono io. Ed Enrico finché è stato vivo. Insieme abbiamo realizzato il primo catalogo generale
nei primi anni settanta, poi abbiamo portato a termine un secondo catalogo generale nel 1997 con l'intera sua opera ad esclusione di quella grafica, dei disegni, dei progetti, dei prototipi. Tutto il suo materiale è schedato e fotografato, ancora oggi ricevo segnalazioni che ne vanno ad integrare il corpus". <\/p>\n

L'opera di Baj ha un mercato oggi?<\/strong>
"Non mi occupo di mercato, ma basta andare a controllare i risultati delle aste per rendersi conto di quanto si avverta il suo peso nella storia dell'arte del Novecento". <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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