{"id":13482,"date":"2007-11-16T05:55:18","date_gmt":"2007-11-16T05:55:18","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-11-16T06:03:10","modified_gmt":"2007-11-16T06:03:10","slug":"il-manifesto-di-una-nuova-pedagogia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-manifesto-di-una-nuova-pedagogia\/","title":{"rendered":"Il manifesto di una nuova pedagogia"},"content":{"rendered":"
\"Kandinky,Kandinky, 1916<\/span><\/div>\n

Pedagogia e arte –<\/strong> Il manifesto di una nuova pedagogia, verrebbe da dire, quello propugnato con entusiasmo e da tempo dal prof. Angelo Croc<\/strong>i, che vuole sensibilizzare soprattutto gli educatori ad apprendere la complessità e la delicatezza del disegno infantile.
Intuizione, che i grandi artisti del primo Novecento, soliti a redigere manifesti programmatici per le loro nuove istanze artistiche, avevano colto per naturale propensione verso l'osservazione del mondo, compreso quello del bambino.<\/p>\n

\"Chagall\"Chagall<\/span><\/div>\n

Picasso e Maya –<\/strong> Sembrerà strano, ma Picasso<\/strong> colse il valore formale del segno grafico infantile, quando divenne padre di Maya verso la fine degli anni Trenta e comprese, che la bimba ad ogni segno attribuiva un significato preciso. Ogni traccia che lasciava sul foglio era l'interpretazione della situazione che stava vivendo, dell'emozione che stava provando, del conflitto, che la turbava e del momento in cui riusciva a superarlo. Il disegno, quindi è come un'opera d'arte che va interpretata, perché non è imitazione della realtà, ma è interpretazione profondamente interiore del mondo, che il bambino compie in modo innato. Il bambino interagisce dapprima con se stesso, con le sue emozioni, poi con il mondo adulto, la famiglia, con l'universo, naturale, gli animali. Questi, infatti, sono i primi tre elementi che appaiono verso i due, tre anni di vita. <\/p>\n

I segni invisibili –<\/strong> Quando è più piccolo straordinariamente si appropria del mondo con lo sguardo e con la manina, che fluttua nell'aria. Il bambino disegna dei segni invisibili, che poi trasporterà tali e quali sul foglio di carta bianco, che più è piccolo il bimbo più deve essere grande perchè non deve sentirsi costretto entro spazi limitati, la sua immaginazione è immensa: ha un alfabeto di venti scarabocchi, che è in grado di comporre in diciassette modi diversi, è un linguaggio che gli adulti ignorano e tendono a condizionare troppo precocemente a danno del benessere del bambino stesso. Il disegno dell'infanzia ha una valenza terapeutica ed istruttiva per l'adulto, se costui sapesse interpretarlo correttamente, sarebbe in grado di individuare difficoltà o blocchi che il bimbo sta vivendo in quel preciso momento in cui esegue il disegno. <\/p>\n

\"UnUn disegno di un bambino<\/span><\/div>\n

Il paradosso –<\/strong> Paradossalmente, si tende a spingere il bambino a educarlo a fare ciò che vede, mentre lui è portato a rielaborare la realtà e sottometterla a ciò che sente. Man mano che cresce, infatti, perde di spontaneità e d'efficacia comunicativa perché si adatta sempre più ad un linguaggio appreso, quello del mondo adulto, che lo costringe il più delle volte ad una generale omologazione.<\/p>\n

I precursori e il manifesto –<\/strong> Manifesto di una nuova pedagogia, dunque, per nuovi educatori che dovrebbero sentirsi protagonisti e orgogliosi di esserlo, un po' come gli insegnanti ottocenteschi che trasmettevano la fierezza e l'orgoglio di un insegnamento a favore del bambino, un insegnamento come dono reciproco e d'accompagnamento nel rispetto dei tempi del bambino medesimo. Picasso <\/strong>capì il valore formale del segno grafico infantile. Kandisky <\/strong>disse in uno dei suoi scritti dedicati all'arte: "Bisogna essere bambini per tutta la vita"; in modo più profondo Joan Mirò si rifece ai miti dell'infanzia e Paul Klee disse: "Il bambino e colui che dà la preistoria del visibile". Nel 1887 per la prima volta il disegno del bambino è notato e osservato con l'interesse scientifico e amorevole di un medico bolognese, Corrado Ricci. Egli dedicò quattro anni di studio intenso per poi redigere il capostipite dei libri dedicati all'infanzia dal titolo "L'arte dei bambini" e un poeta Reiner Maria Rilke in una poesia evidenziò idealmente la frattura dolorosa che esiste tra il mondo adulto e quello infantile. "Ciò che non è stato ancora fatto, oggi" sottolinea Croci, "… è proprio colmare questa frattura, con l'attenzione verso la cultura infantile, con l'ascolto della voce interiore del bambino, con la capacità di meravigliarsi da parte dell'adulto, con il coraggio di mettere l'opera dell'educare al centro del nostro agire, consapevoli della circolarità dei linguaggi tra mondo adulto e mondo infantile, e che tutto ciò è possibile in forza del rapporto amorevole che li deve contraddistinguere reciprocamente."<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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