{"id":13378,"date":"2007-11-08T06:41:23","date_gmt":"2007-11-08T06:41:23","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-11-09T07:26:05","modified_gmt":"2007-11-09T07:26:05","slug":"ambrogio-pozzi-il-designer-graffitaro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/ambrogio-pozzi-il-designer-graffitaro\/","title":{"rendered":"Ambrogio Pozzi, il designer ‘graffitaro’"},"content":{"rendered":"
\"'Gemelli'Gemelli neri'<\/span><\/div>\n

Occasione-<\/strong> È stato invitato a rendere omaggio a Faenza, città in cui si è formato, Ambrogio Pozzi<\/strong>, una delle figure di maggiore rilievo nel campo del design italiano del secondo dopoguerra. L'occasione rientra in un programma che prevede un ciclo di mostre a cadenza annuale che offrano l'opportunità di conoscere il Laboratorio Giocare con l'Arte<\/strong> del Museo Internazionale delle Ceramiche<\/strong> e istituti scolastici cittadini quali l'Istituto Superiore Industrie Artistiche e l'Istituto Statale per la Ceramica "Gaetano Ballardini", attraverso il coinvolgimento di significativi designer, come lo stesso Ambrogio Pozzi, in workshops e conferenze.<\/p>\n

Disponibile, con la semplicità e la linearità tipica delle sue forme, Ambrogio Pozzi<\/strong> si racconta, si abbandona con piacere ai ricordi del passato e afferma la sua volontà costante di ricerca che porta un antico mestiere dall'artigianato all'arte pura. Come gli stimoli possono diventare grandi idee e come la farina per fortuna, ma soprattutto per bravura, non è stata bruciata.<\/p>\n

Cosa prova ad esporre a Faenza, a rendere omaggio alla città in cui ha svolto la sua formazione?<\/strong>
"In realtà non è la prima volta che espongo a Faenza; già nel 1987 ho presentato un' antologica curata da Alamaro<\/strong>. Lo spazio era di circa 600 metri quadri e le opere erano appoggiate su altari posizionati nella sala; i visitatori dovevano inginocchiarsi su dei cuscini posti davanti agli altari per vedere le opere da vicino. L'allestimento un po' azzardato prendeva spunto dalle idee di quel periodo, in cui il design era visto come qualcosa di sacrale. In quell'occasione Bruno Munari<\/strong> scrisse un testo critico in cui diceva che complicare è facile, semplificare è difficile; e aveva perfettamente ragione".<\/p>\n

\"'Korea'\"'Korea'<\/span><\/div>\n

Come sarà invece la mostra imminente?<\/strong>
"Con questa mostra viene un po' dissacrato il Mic perché è in museo prettamente ceramico; infatti esporrò ben 140 pezzi per dimostrare il percorso che ho fatto indipendentemente dal design. Ci saranno ceramiche ma anche teatrini, cristalli, pittura e disegni con tecnica mista. Indipendentemente dal mio lavoro in cui predominano il bianco e il nero, perché il mio interesse è legato soprattutto alla forma, in questa mostra si incontreranno anche micro-strutture colorate, conseguenza di un workshop con altri ragazzi. In realtà io ho comunque sempre pensato alle forme come se fossero bianche".<\/p>\n

Sarà quindi un'esposizione dalle grandi dimensioni…<\/strong>
"Si, a una prima osservazione veloce potrà sembrare una mostra caotica, in realtà non è così. Il pensiero cresce e si sviluppa nella ricerca; a me piace la ricerca, pur mantenendo fede alle mie ideologie che sono quelle legate al graffitismo. Penso sempre alle mie forme proiettate nella grande dimensione; vedo alcune forme di ceramica come sculture in marmo alte 4 metri, ma purtroppo la grandezza è connessa a problemi legati direttamente alla mia attività professionale e alle sue esigenze, oltre che al lato economico".<\/p>\n

\"'Culla'Culla natalizia'<\/span><\/div>\n

Che ricordi ha degli studi a Faenza?<\/strong>
Ho passato i miei anni di studio a Faenza cercando di "rubare" più che potevo, non copiando ma osservando cosa facevano i grandi maestri. Ero avversato da alcuni miei amici, invidiosi perché avevo la possibilità di sperimentare nel laboratorio di mio padre. Dicevano che è bello fare il pane quando si ha la farina, ma io rispondevo sempre che la farina si può bruciare".<\/p>\n

La mostra ha come titolo Storie di Forme: c'è una forma a cui è rimasto particolarmente legato negli anni?<\/strong>
"Una delle forme che mi ha dato più soddisfazione è il Cono, creato per Pierre Cardin<\/strong> ad edizione limitata; è esposto al museo arti decorative di Parigi ed è la forma ancora oggi più richiesta. Per non parlare del servizio Alitalia e delle sue importanti caratteristiche tecniche. Un'altra forma a me cara è il servizio Prima Luna, ispirata alla superellisse di Piet Hein<\/strong>, con cui ho vinto un premio al Moma di New York".<\/p>\n


Ambrogio Pozzi. Storie di forme<\/strong>
Dall' 11 novembre 2007 al 3 febbraio 2008
Inaugurazione sabato 10 novembre ore 17.00
A cura di Franco Bertoni
Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Viale Baccarini 19 – 48018 FAENZA (Ra)
Orari: dal martedì al giovedì 9,30-13,30
dal venerdì alla domenica e festivi 9,30-17,00\t\t\t
Catalogo Giornale di Mostra rivista D'A
Gruppo Editoriale Ediemme s.r.l.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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