{"id":11837,"date":"2007-01-22T08:42:25","date_gmt":"2007-01-22T08:42:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-03-30T11:35:33","modified_gmt":"2007-03-30T11:35:33","slug":"a-butti-quel-che-di-butti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/a-butti-quel-che-di-butti\/","title":{"rendered":"A Butti quel che \u00e8 di Butti"},"content":{"rendered":"

<\/strong> <\/p>\n

\"LaLa Maddalena al sepolcro, modello in gesso<\/span><\/div>\n

Tre quarti di secolo fa moriva, ottantaquattrenne, nella sua Viggiù, Enrico Butti<\/strong>. Nato nel 1847 da una famiglia di scalpellini, imparò il mestiere a bottega nel paese, perfezionandosi negli studi a Milano, all'Accademia di Brera. Presto si fece notare, negli anni '70 dell'Ottocento, divenendo uno scultore affermato della scuola milanese e lombarda.<\/p>\n

Fu insegnante amato e stimato a Brera dagli anni '90 per tre decenni<\/strong>, sino a quando si ritirò a Viggiù sul pianoro del San Martino, dove aveva studio e abitazione e dove si fece costruire un museo per accogliere la sua gipsoteca.<\/p>\n

Lasciò a Viggiù questi edifici e la raccolta dei gessi, divenuta il civico Museo Butti<\/strong>. La fama di Enrico Butti fu ampia, il carattere dell'uomo fiero e schivo. Del monumento suo più famoso, Il Guerriero di Legnano<\/em>, il partito della Lega Nord ha fatto il suo simbolo. I monumenti ai caduti di Varese e di Gallarate portano la sua firma, opere magniloquenti degli anni '20 del Novecento, troppo frettolosamente "liquidate".<\/div>\n


Nel recentemente riallestito Museo dell'Ottocento, nella Villa Belgioioso di Milano, spicca Il minatore<\/em><\/strong> del Butti in bronzo, opera del 1888, pluripremiata in tutta Europa<\/strong>. Al Cimitero Monumentale di Milano si segnalano almeno due lavori dello scultore viggiutese, la Tomba Besenzanica <\/em>e la Tomba Casati, <\/em>per grandiosità di concezione e per sensibilità.<\/p>\n

Nel 75mo dalla scomparsa, abbiamo cercato Nino Cassani, scultore nonché da un biennio conservatore del Museo Butti di Viggiù, per una considerazione sullo scultore<\/strong>. Se le ricorrenze servono a qualcosa, è giunto forse il momento di riaprire il discorso critico sull'opera di Enrico Butti.<\/p>\n

\" <\/span><\/div>\n

Ci può dare una sua valutazione sull'arte di Enrico Butti?
<\/strong>Occorre collocarla nel periodo storico: Butti è passato dalla Scapigliatura al Simbolismo, optando per una scultura di committenza. Rispetto ai temi sociali coraggiosamente affrontati in una breve stagione – si pensi al Minatore<\/em> – ha realizzato soprattutto monumenti civili e funerari condizionati dalla committenza.<\/p>\n

Dove sta la qualità scultorea del Butti?<\/strong>
Era un grande modellatore, rapido e sicuro nell'esecuzione. Ma era ancora figlio di una concezione dell'arte come mestiere. Se ha sempre dimostrato eleganza, capacità, forza, non è quasi mai uscito da un discorso di ufficialità.<\/p>\n

Quali sono a suo giudizio le sue opere più valide?
<\/strong>Il minatore<\/em>, purtroppo rimasto isolato come filone di ricerca, Il Guerriero di Legnano<\/em>, nel genere monumentale, La morente<\/em>, in quello funerario. Butti ha dato il meglio di sè nel ventennio a cavallo del secolo, ma reputo più innovativi scultori a lui contemporanei come Giuseppe Grandi, Medardo Rosso, Leonardo Bistolfi.<\/p>\n

\"L'aratura,L'aratura, modello in gesso<\/span><\/div>\n

Avete in programma, quest'anno, qualche iniziativa particolare per ricordarlo?
<\/strong>Nel corso dell'anno, qualcosa si farà. Il museo adesso è completo in tutte le sue parti; l'anno scorso abbiamo compiuto due impegnativi restauri: L'Aratura e La Maddalena al sepolcro<\/em>, che era in pezzi, sono tornati nelle migliori condizioni.<\/p>\n

I<\/strong>l professor Cassani ha citato due esempi piuttosto eloquenti del vigore e della fantasia di Enrico Butti<\/strong>, restituiti al pubblico con sforzi non indifferenti da parte di un Comune che non riesce a destinare al Museo Butti le risorse di cui avrebbe bisogno.<\/p>\n

"Fisicamente" – è vero – si sono succeduti negli anni interventi basilari e necessari<\/strong>, ma ancora non si è riusciti a incidere sulla comunicazione del patrimonio e sulla sua sistematica valorizzazione, affidandosi per lo più a manifestazioni estemporanee.<\/p>\n

La figura e l'opera di Enrico Butti sono mature per una globale riconsiderazione<\/strong>. La sua scultura ha una personalità spiccata, che non passa mai inosservata. I suoi contemporanei l'avevano riconosciuta. I posteri, deposte prevenzioni ideologiche fortunatamente oggi insostenibili, è ora che riscoprano uno scultore dalla potente immaginazione, il cui linguaggio plastico attende nuovi studi, confronti e interpretazioni.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

La Maddalena al sepolcro, modello in gesso Tre quarti di secolo fa moriva, ottantaquattrenne, nella sua Viggiù, Enrico Butti. Nato nel 1847 da una famiglia di scalpellini, imparò il mestiere a bottega nel paese, perfezionandosi negli studi a Milano, all'Accademia di Brera. 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