Villa TovaglieriVilla Tovaglieri

Sorelle, ma non gemelle – Poste una di fronte all'altra, le due ville Ottolini ancora oggi si guardano negli occhi e sfoggiano tutto il loro fascino, ben consce di costituire insieme un'accoppiata vincente nell'ambito degli edifici storici della città. Chi conosce una, insomma, non può non conoscere anche l'altra: i due edifici, infatti, furono costruiti a distanza di una anno dall'architetto Camillo Crespi Balbi per i fratelli Ottolini. Con l'aspetto di un castello e circondata da un immenso parco, la residenza di Ernesto Ottolini, come abbiamo visto, si colloca in posizione leggermente isolata, accanto al Cotonificio di famiglia. Nel 1903 viene costruita la residenza destinata al fratello di Ernesto, Enrico: circondata da un'area verde limitata, l'edificio presenta un carattere maggiormente compatto che la rende più simile ad un palazzotto cittadino che ad una residenza rurale, distinguendosi così dalla vicina villa del fratello.

La nota liberty dei ferri battuti – La villa di Enrico Ottolini colpisce, soprattutto, per la particolarità del rivestimento murario: un paramento rustico in pietra, di spessore progressivamente più fine salendo verso l'alto, a cui fa da contrasto l'uso insistito della pietra bianca per i conci d'angolo, le cornici, i balconi e il colonnato. Proprio questo contrasto cromatico tra bianco e grigio antracite costituisce una delle peculiarità dell'edificio. Ma il suo splendore non si limita a questo aspetto: come per la villa di Ernesto Ottolini, anche qui i cancelli, le cancellate, le inferriate e i parapetti dell'ingresso sono stati realizzati in ferro battuto da Alessandro Mazzucotelli, ricorrendo a decorazioni floreali di chiara matrice liberty. Qui il Mazzucotelli raggiunge l'apice della sua arte nella resa dei particolari naturalistici, di cui esemplari sono le lumache alla sommità dei cancelli, colte nel loro lento strisciare. In ferro battuto sono realizzati anche i lampioni, i parapetti delle terrazze e le lampade all'interno sullo scalone principale.

Il cancello in ferro battutoIl cancello in ferro battuto

Sintesi di tutte le arti – L'interno, appunto, rivela la medesima aspirazione a concepire la villa come opera d'arte totale, data dall'apporto di tutte le forme possibili di arti decorative: dalla scultura che impreziosisce i caminetti, all'arte della vetrata, all'ebanisteria, all'affresco, al mosaico dei pavimenti. Due gli ambienti più preziosi: l'ampio e luminoso spazio d'ingresso a sud e il salone principale, dominato dalla presenza del camino. Altrettanto monumentale è lo scalone che collega il piano rialzato al primo piano, caratterizzato dalla preziosità dei diversi marmi e sovrastato dalla pittura in trompe-l'oeil sul soffitto.

Due su tre – Acquisita dal comune di Busto Arsizio nel 1954, la villa è stata in un primo momento destinata a scuola pubblica. Oggi ospita l'Assessorato alla Cultura ed Educazione e forse per questo motivo è meta soprattutto di utenti che di visitatori interessati ad ammirare la sua bellezza. Certo è che, chiunque varchi la soglia della villa, anche per il più banale dei motivi, non può non fermarsi a contemplare la bellezza ancora pressoché intatta di questo gioiello d'arte che la città possiede. L'unico rammarico? sapere che fosse esistita anche la terza sorella, la villa del fratello Antonio Ottolini,

costruita sempre dal Crespi Balbi e di bellezza non inferiore. La villa si affacciava su via san Michele, ma, purtroppo oggi non ci restano che i progetti e una foto d'epoca.