C'è una testuggine che fa la guardia e un gufo che scruta i passanti. C'è un batuffolo di cotone su cui gli stanchi viandanti possono riposare. C'è un tavolo a forma di stella che sembra appena caduto dal cielo. E poi mobili e credenze con ripiani invisibili e sportelli segreti, divani dalle tinte intense e persino una galassia nella quale tuffarsi, e fluttuare senza tempo.

Sono tutti ingredienti della settimana del Design, che si è chiusa con grande successo in una Varese resa diversa dall'iniziativa di Nicoletta Romano e Silvia Giacometti, che grazie al supporto di tanti spazi, negozi, locali e atelier, hanno trovato il modo di legare a doppia mandata un'artistica e sofisticata virtù varesina con una sua più quotidiana e risaputa vocazione del territorio, quella al commercio e alla piccola impresa.

Connubio impresso magnificamente in quel corpo che giace vestito solo di scontrini fiscali, ricevute e fatture. Ed ecco allora che nella storica pescheria del centro, in mezzo a branzini e crostacei, spicca un misterioso e agile marcingegno. In libreria un assortimento di volumi riposa sulla superficie impalpabile di un grande tavolo trasparente. E mentre due noti parrucchieri provvedono a tagli e messe in piega, nel loro negozio spuntano lampade molleggiate e tavolette luminose.

Buona la prima, insomma, per un'idea nata come una sfida e subito abbracciata e stretta al cuore da una città che ama le cose belle, purché siano vive, pulsanti, accessibili agli occhi e alle emozioni. E purché ci sia il tempo di farsi il vuoto intorno, anche in un affollato sabato pomeriggio, anche in pieno centro, anche nel caos dei clacson e del chiacchiericcio, anche solo per un secondo. Stare lì e dire al Mondo intero: zitti. Sto sognando.