L’arte con le sue immagini ha sempre rappresentato un momento di dialogo con i fedeli, soprattutto con quelli meno colti. Quali valori doveva trasmettere l’icona del “San Francesco in meditazione” di Caravaggio? Ce lo racconta Sebastiano Fabio Venezia, storico ed esperto della controriforma: «Occorreva che, anche attraverso l’arte, la Chiesa comunicasse i nuovi dettami conciliari, spogliasse l’opulenza, la ricchezza ed essa stessa per come l’avevamo conosciuta nel periodo dell’Umanesimo e del primo Rinascimento. Occorreva che la Chiesa desse una sua proiezione esterna, fondata sui valori della povertà e della sobrietà, attraverso una pittura meno sfarzosa e più umile. Rispetto a questi temi, il santo che più di ogni altro si ergeva come archetipo, come soggetto, per trasmettere questo nuovo pensiero religioso, era proprio San Francesco: il santo dei poveri, il santo della natura, degli animali e dei gesti umili. Caravaggio riesce a ritrarre questo archetipo, che rappresenterà un momento importante, fortemente evocativo, che costituirà fonte di ispirazione per molti altri pittori successivi e coevi».
Daniela Gulino