Un momento di scavo dell’abitatoUn momento di scavo dell'abitato

Un nuovo appuntamento di storia locale, ma questa volta lasciamo il territorio varesino e ci spostiamo in Canton Ticino, vicino a Mendrisio. Qui, da oltre venti anni, si svolge uno scavo archeologico, diretto da Alfio Martinelli e Barbara Cermisoni. Ospiti lo scorso mercoledì del Museo Archeologico di Arsago, hanno raccontato la propria esperienza.

A pochi passi da Mendrisio – Se qualche sabato di sole vi capiterà di passare per Mendrisio, potreste deviare per Tremona e, giunti lì, incamminarvi per la collina dove sorge la frazione Tremona castello, toponimo di per sé già evocativo. Qui, dal 1991, si sta scavando uno straordinario sito, con oltre settemila anni di storia, dal Neolitico fino al Bassomedioevo.

Fu il Prof. Martinelli ad individuare l'esistenza di un sito archeologico sulla collina, che, strana coincidenza, permette di volgere lo sguardo fino al Lago di Varese e a quello di Como. I primi interventi a fine anni Ottanta consistettero in alcune ricognizioni, che permisero, grazie ai ritrovamenti di superficie, di ipotizzare la lunga vita dell'abitato: a una punta di freccia dell'Età del Rame, si affiancavano frammenti di vasi dell'età del Ferro e addirittura oggetti del XIV secolo. A questa fase seguirono la pulizia e il disegno di quanto emergeva, fino ad arrivare a delineare un villaggio, protetto da mura.

La storia della collina di Tremona ebbe inizio già nel

L’area del villaggio medievaleL'area del villaggio medievale

Neolitico antico, come testimoniano reperti litici, punte di frecce, lame, grattatoi, raschiatoi, molto simili ai materiali dell'Isolino Virginia. Più tardi, nel Neolitico Medio, si diffusero i cosiddetti, per via della forma, vasi a bocca quadrata, presenti in Lombardia nella metà del IV millennio. Per l'età del Rame (2800-1800 a.C.), sono attestati in buona quantità i vasi a forma di campana rovesciata.

Un piccolo vuoto e poi, oltre 300 kg di ceramica – Pochi sono invece i dati raccolti in questi anni sull'età del Bronzo. Dall'età del Ferro, che coincide con la Cultura di Golasecca, le notizie divengono più certe e sono giunti nelle mani degli scavatori orecchini in bronzo, spille a grandi coste, frammenti di vasi in ceramica per circa trecento kg. Quasi tutti sono stati recuperati in un crepaccio, molto profondo, non ancora del tutto indagato, usato forse come immondezzaio. Interessantissimi perché testimoniano la presenza di un'attività artigianale, sono i resti di lavorazione del metallo.

Trenta monete e il cimitero dei bambini – Si riferiscono all'epoca romana, testimoniata nel mendrisiotto soprattutto dalle necropoli, trenta monete in bronzo, che coprono il periodo compreso fra il II e il IV sec. d.C. Alcune tombe di VI-VII sec. d.C.a cassetta contengono piccolissimi scheletri di bambini nati prematuri.

Ricostruzione dell’abitatoRicostruzione dell'abitato

Un villaggio medievale – Ma fu il Medioevo che vide il momento di maggiore sviluppo della collina. Infatti in epoca basso medievale, fra X e XII secolo, si andò a sviluppare un villaggio vero e proprio, caratterizzato da una doppia cinta muraria, realizzata in due fasi successive, a cui si appoggiavano gli edifici, e interrotta da tre porte. L'area è ancora in parte da indagare, ma in questi anni di lavoro si sono raccolte moltissime informazioni. Gli edifici sono disposti in due gruppi, separati da un vicolo, presentano un'ampiezza compresa fra i 12 e i 35 mq: alcuni erano case, come confermano le tracce di un focolare, altri invece servivano come luogo di conservazione per le derrate alimentari. Le analisi di laboratorio compiute sui semi ritrovati hanno identificato la presenza di cereali: orzo, segale, frumento duro, avena, sorgo, miglio, panìco e il giamone. Erano presenti anche i legumi, come favino, pisello, lenticchie; ma anche castagne, noci, nespole, mele, forse fichi e pere.

Tra monete e chiavi – Alcuni dati dovranno ancora essere studiati. Ad esempio un tesoretto di oltre ottocento monete, nascosto in un edificio absidato: l'interesse aumenta anche perché le monete sono fresche di conio, cioè non furono mai usate. E poi gli scavi hanno riportato alla luce ben centocinquanta chiavi, un numero eccessivo per meno di quaranta ambienti.

La vita quotidiana – Sono gli oltre 4700 oggetti ritrovati a raccontare la vita di questo insediamento:
ganci di cinghie, zappe, ferri di cavallo, frammenti di tessuto, fusaiole, denti di pettine per cardare la lana. Ma non si deve dimenticare l'aspetto militare: ben 350 frecce dimostrano che il villaggio fu spesso attaccato e parecchie sono le tracce di incendio, segno di una fine violenta e rapida.

E oggi? L'attività di scavo continua, ogni sabato e d'estate. Sono i volontari a scavare con la passione che questi settemila anni di storia esercitano. Molto spazio è dato alla valorizzazione: di anno in anno i giovani studenti delle scuole vengono invitati a frequentare il sito. E ambizioso progetto per il futuro è la creazione di un museo proprio accanto all'area archeologica.