andrea ravo mattoni Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/andrea-ravo-mattoni/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 26 Feb 2021 16:20:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png andrea ravo mattoni Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/andrea-ravo-mattoni/ 32 32 Ravo, artista-collezionista che aiuta i giovani https://www.artevarese.com/ravo-collezionista-che-aiuta-i-giovani/ https://www.artevarese.com/ravo-collezionista-che-aiuta-i-giovani/#respond Fri, 26 Feb 2021 15:28:51 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59619 di Cristina Pesaro “Nel salotto del collezionista”, mostra in corso fino al 2 maggio al Castello di Masnago, il visitatore intraprende un appassionante e suggestivo viaggio di scoperta della Varese di fine Otto e inizio Novecento attraverso capolavori di Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Adolfo Wildt. Queste opere furono acquistate […]

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di Cristina Pesaro

“Nel salotto del collezionista”, mostra in corso fino al 2 maggio al Castello di Masnago, il visitatore intraprende un appassionante e suggestivo viaggio di scoperta della Varese di fine Otto e inizio Novecento attraverso capolavori di Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Adolfo Wildt. Queste opere furono acquistate dai importanti collezionisti dell’epoca con lungimirante mecenatismo e profonda visione filantropica.
La rassegna ha suscitato l’interesse dello street artist varesino Andrea Ravo Mattoni che riprende grandi opere del passato, su muro o su tela, usando solo le bombolette spray. Mentre ammirava la Tamar di Giuda di Hayez, ne abbiamo approfittato per parlare del suo lavoro e stimolato le sue riflessioni sull’arte: «A fine gennaio 2021 sono stato in Francia ad Ambois, presso il castello di un mio collezionista dove in dieci giorni ho realizzato dodici dipinti a spray su tela. Lì sono venuti a vedermi 25 miei collezionisti: in quel contesto mi sono sentito un po’ come un pittore di corte in chiave contemporanea. Lì ho realizzato tre traduzioni di Peter Paul Rubens di grandi dimensioni, opere di due metri per tre e lavorato su Caravaggio e Delacroix. Quindi mi sono spostato a Le Mans dove ho lavorato in due dimore e visitato un’abbazia del 1300 che è stata acquisita da un mio collezionista e che diventerà un grande centro culturale dove nel 2022 farò una grande esposizione personale. Nello stesso anno parteciperò invece a una mostra collettiva in un grande museo di Parigi e anche a una personale vicino a Colmar.
In Francia c’è un interesse per la street art da più di quarant’anni e collezionisti che acquistano opere: ecco perché il mio lavoro avviene per il 75% in quel Paese. Collaboro con gallerie d’arte, con privati e anche con enti museali che in Francia acquisiscono opere. La mia opinione è che essere conservato fa sì che il mio pensiero possa essere viaggiare nel tempo e la mia arte amata e rispettata sia in dimore private che in un museo. Mi piacerebbe che ciò avvenisse anche in Italia, che ci fosse la stessa lungimiranza. Gli appassionati sono molto attenti al mercato e guardano al futuro: questo movimento ha raggiunto quotazioni inaspettate ed elevatissime. Basti pensare a Banksy le cui opere valgono dieci milioni di euro. Io in Francia sono tra gli italiani più conosciuti in questo movimento e sono ancora molto accessibile a livello di quotazioni: per le opere di piccolo formato chiunque si può permettere una mia opera.
In Italia eseguo ancora grandi pitture murali ma non c’è ancora per questo tipo di cultura del collezionismo per cui si rischia che queste opere saranno principalmente all’estero. Ho anche galleristi e collezionisti italiani ma numericamente non sono paragonabili quelli francesi, inglesi o americani.
Oltre a essere un artista sostengo e colleziono gli artisti della provincia di Varese, italiani e francesi. Perché invece di acquistare una riproduzione del Bacio di Klimt non compriamo serigrafie di artisti locali che studiano a Brera? Non c’è interesse? Non c’è la cultura per farlo? Come io compro le opere di questi artisti perché non lo fanno altri? Perché non ci sono gallerie che portano avanti avanguardie come la street art?
Io sto combattendo per diffondere la cultura del collezionismo anche in Italia».

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“Sguardo sull’Arte Urbana”: sei artisti per la Street Art https://www.artevarese.com/sguardo-sullarte-urbana-sei-artisti-per-la-street-art/ https://www.artevarese.com/sguardo-sullarte-urbana-sei-artisti-per-la-street-art/#respond Sun, 24 Jun 2018 09:33:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45735 “Spazio ai giovani e alle nuove forme d’arte in questo piccolo spazio che è stato chiuso per settant’anni” inizia con queste parole l’inaugurazione della mostra Sguardo sull’arte urbana, allestita al Teatro Soms di Caldana,  sede della società operaia del mutuo soccorso. La mostra  sulla street art è visitabile il sabato dalle 15.30 alle 17.30, dal […]

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“Spazio ai giovani e alle nuove forme d’arte in questo piccolo spazio che è stato chiuso per settant’anni” inizia con queste parole l’inaugurazione della mostra Sguardo sull’arte urbana, allestita al Teatro Soms di Caldana,  sede della società operaia del mutuo soccorso.

La mostra  sulla street art è visitabile il sabato dalle 15.30 alle 17.30, dal 23 giugno al 10 agosto, ed è la quarta parte, quella più giovane, della rassegna artistica “Il palpito del colore” che vede mostre presso il Museo Bodini di Gemonio, il Museo Salvini di Cocquio Trevisago e la Villa Frascoli Fumagalli di Laveno.

“Questa mostra è l’ultimo tassello della rassegna che affronta l’esposizione delle opere di artisti del territorio varesino attivi nel ‘900” dice la curatrice Chiara Gatti  “il tutto si colloca in tre fasce specifiche: inizio secolo, secondo dopoguerra, artisti contemporanei. All’appello, quindi, mancavano i giovanissimi ed abbiamo così voluto provvedere.”

L’arte urbana su tela, su foglio, su supporti diversi dal muro, ecco quanto è esposto sui pannelli presenti nella sala teatrale, “un modo per esplorare  quasi a trecentosessanta gradi il lavoro ed il mondo degli artisti che lo compongono”, come accenna anche Fabrizio Sarti, in arte SeaCreative, che si è occupato della parte grafica della mostra.

Uno sguardo sull’arte urbana, un nome scelto mettendosi dal punto di vista dell’osservatore che prende visione, quasi da lontano e in silenzio, di una minima parte del grande lavoro, come una semplice macchia di colore su una grande tavolozza.

Esposti a Caldana i lavori di sei artisti ben noti sul territorio varesino: Andrea Ravo Mattoni, SeaCreative, Vine, Sten, Borse, Refreshink. Alcuni noti per grandi opere murarie, altri conosciuti per opere più nascoste, come quelle realizzate sulle cabine semaforiche e le colonnine elettriche.

“La street art viene sempre vista come un’arte da giovanissimi, ma gli artisti che sono qua non sono proprio giovanissimi direi. Ognuno ha già un percorso alle proprie spalle, iniziato tanti anni fa attraverso il discorso della strada e poi attraverso una naturale evoluzione fatta di mostre, gallerie e supporti diversi da quello che è il muro” dice Ileana Moretti dell’Associazione WgArt, che da anni è parte attiva per la promozione dell’arte urbana sul territorio varesino e, in questa occasione, organizzatrice della mostra insieme alla Soms di Caldana.

Si scopre poi dalle sue parole che, oltre all’esposizione, doveva esser realizzata  un’opera muraria all’aperto “Questa mostra doveva essere combinata da quella che è un’opera esterna su muro, che al momento non si è potuta realizzare, ma che speriamo di fare presto, perché l’arte urbana è proprio un qualcosa che viene realizzato ed è fruibile da tutti.”

Il character design di SeaCreative, il design di Vine, il caravaggesco Ravo, il bianco e nero di Borse, il realismo di Refreshink e l’arte del tattoo di Sten. Sei artisti, diverse esperienze, diversa formazione ma, nonostante ciò, ogni loro opera, dalla più piccola a quelle più grandi, è in grado di emozionare anche con il minimo particolare.

 

Ileana Trovarelli

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Stralci di Street Art a Varese e provincia https://www.artevarese.com/stralci-di-street-art-a-varese-e-provincia/ https://www.artevarese.com/stralci-di-street-art-a-varese-e-provincia/#respond Mon, 11 Jun 2018 16:40:29 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45508 Muri concessi, muri privati, muri liberi, zone autogestite, palazzi, centraline. Sono solo alcuni dei supporti dove regna la street art, dove i graffiti prendono vita. Varese e la sua provincia ospitano un quantitativo notevole di opere e, se si volesse intraprendere un tour per questa rete museale urbana a cielo aperto, molti sono gli artisti […]

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Muri concessi, muri privati, muri liberi, zone autogestite, palazzi, centraline. Sono solo alcuni dei supporti dove regna la street art, dove i graffiti prendono vita.

Varese e la sua provincia ospitano un quantitativo notevole di opere e, se si volesse intraprendere un tour per questa rete museale urbana a cielo aperto, molti sono gli artisti che ci accompagnerebbero.

Il tour riguarderebbe non soltanto le zone industriali o i luoghi dismessi ma, se imparassimo ad alzare gli occhi dai nostri smartphone, ci accorgeremmo che anche nel centro cittadino, in luoghi in cui non penseremmo mai, l’arte urbana è sempre dietro l’angolo.

Un esempio è proprio la città di Varese che in via Robbioni, a pochi passi dal Comune, ospita opere di Seacreative, Melì e  JooWasHere della Howler Monkey Cru, di notevoli dimensioni. Alcune di queste ornano i muri di Substrato, il locale che ha da poco riaperto i battenti grazie ad Ileana Moretti dell’Associazione Wgart e che per cultura, idee artistiche e street art spezza una lancia in favore e, se all’esterno i nomi citati prima la fanno da padrone, all’interno spicca un’opera di Ravo Mattoni, il writer che insegna la storia dell’arte sui muri.

Altre opere di Ravo e Seacreative sono presenti presso il sottopassaggio che conduce al centro commerciale Belforte, mentre se si vuole uscire dal tessuto urbano, rimanendo comunque in provincia di Varese, Ravo Mattoni allieta la vista dei passanti  con le sue riproduzioni caravaggesche e non a Leggiuno e ad Angera, mentre Seacreative ha da poco realizzato dei murales presso la biblioteca di Ponte Tresa.

Lo stadio di calcio del Varese è in altro dei punti da prendere in considerazione quando si parla di street art locale, lungo il suo perimetro si scorgono opere di writer più o meno noti, come Pao con uno dei suoi pinguini e le scritte gotiche di Ste&Anna; per non parlare poi dei sottopassaggi delle stazioni e di quelli sotto viale Europa o delle colonnine elettriche che hanno preso colore ultimamente, dipingendo la città come fosse una grande tela.

Esistono, poi, i luoghi abbandonati, quelli che un tempo erano il motore dell’industria, quelli che ospitavano migliaia di operai e che oggi rimangono in balia di ruggine e vegetazione. È qui che i writer danno il meglio di sé, utilizzando questi come veri, propri e personali art studios.  È qui che si respira l’odore della vernice, dove si possono scorgere non soltanto i lavori finiti, ma anche qualche schizzo preparatorio, un modo in più per conoscere le anime dietro lo spray.

 

 

Le fornaci di Caldè, la cartiera di Cairate, il centro sociale Telos di Saronno, sono solo alcuni di questi luoghi, dove i muri sembrano anche trovare una sorta di dialogo tra loro, come si scorge tra quelli di Busto Arsizio e  Saronno.

“Sogna, ma non dormire” dice il primo.

“Si crea, non si ricalca” il secondo.

Perché le cinta urbane raccolgono stralci di una vita frenetica , rappresentanti di un’arte che prima urla contro al cielo, incosciente del tempo che le rimane perché un minuto dopo potrebbe essere sparita.

Ileana Trovarelli

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La Street Art: dalla protesta del ’68 a oggi https://www.artevarese.com/la-street-art-dalla-protesta-dal-68-a-oggi/ https://www.artevarese.com/la-street-art-dalla-protesta-dal-68-a-oggi/#respond Mon, 30 Apr 2018 10:38:11 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44618 Street Art. Un’arte nata illegale, che molto spesso viene criticata o additata come atto vandalico. Un’arte che ha il potere di dividere l’opinione pubblica, che genera confusione e di cui non si ha ancora la piena consapevolezza. Ogni qualvolta ci troviamo a camminare per le vie delle città possiamo imbatterci in qualche muro più colorato […]

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Street Art.
Un’arte nata illegale, che molto spesso viene criticata o additata come atto vandalico. Un’arte che ha il potere di dividere l’opinione pubblica, che genera confusione e di cui non si ha ancora la piena consapevolezza.

Ogni qualvolta ci troviamo a camminare per le vie delle città possiamo imbatterci in qualche muro più colorato del solito, decorato con scritte, tag, murales o quant’altro appartenga alla grande famiglia dell’arte urbana.

Ma che cos’è la Street Art? Ha un’origine? Una propria storia?

Con questo termine si raccolgono tutti i generi che vengono impressi su parete o su altri supporti tipici del contesto urbano come, ad esempio, i cartelli e le installazioni stradali o le saracinesche dei negozi.

Il lettering, la Stencil Art, la Stickers Art, il muralismo urbano sono solo alcuni dei particolari stili che compongono questa galassia in continua evoluzione. La Street Art non è un movimento unitario, ma un’amalgama di stili sempre in crescita che racconta non solo la realtà che ci circonda, ma rende vivo lo stato d’animo del writer. Un’arte critica che urlando fa parlare di sé generando nello spettatore emozioni e pareri contrastanti.

Il 1968 fu il trampolino di lancio di questa espressione murale che, in linea con la protesta studentesca ed operaia, criticò l’ordine precostituito dell’arte e della cultura. In Francia, in quell’anno, apparve la prima testimonianza di Poster Art grazie alle opere di Ernest Pignon. Queste, realizzate su carta e poi applicate su muri della città, riproducevano a grandezza naturale figure della tradizione, fantasmi della storia, la memoria troppo spesso accantonata. Opere immense che hanno condotto l’artista, classe 1942, ad essere considerato oggi tra i pionieri di questa corrente.

Nella New York degli anni ottanta, Basquiat, Hambleton ed Haring diedero vita ai primi segni iconici su parete affiancando il lettering, che in città andava per la maggiore, ignari che queste raffigurazioni avrebbero reso grande il loro nome portandoli a lavorare in ogni dove. Noto, ad esempio, è il murales di Haring a Pisa.

Nel 1981 la tecnica dello stencil, nota oggi grazie a Banksy, iniziò a manifestarsi sui muri francesi, mentre sul finire degli anni ottanta si iniziò a parlare di Stickers Art con la prima opera di Obey.

 

In Italia il panorama della Street Art e dei writer è vasto come la stessa penisola. Si spazia, infatti, dai murales del marchigiano Blu a quelli di Neve e Cheone; dai progetti murali in collaborazione con comuni e musei di Andrea Ravo Mattoni e Alice Pasquini; dai pinguini di Pao ai Vermi di Rouge; dalla poesia urbana di Ivan Tresoldi a quella dei Poeti del Trullo fino alle stampate del Movimento per l’Emancipazione della Poesia; dagli omini che compongono la famiglia degli ExitEnter a quelli degli UrbanSolid.

Opere che si possono ammirare non solo nelle grandi città, come Milano, Roma, Bologna e Torino, ma anche in piccole realtà come quella di Civitacampomarano, in Molise, che dopo un grave spopolamento dovuto alle limitate vie di comunicazione, ha ripreso colore con numerose opere murali, e anche a Varese negli ultimi anni, grazie a una serie di interessanti iniziative.

Numerose sono poi le riqualifiche di vecchie aree che hanno portato interi quartieri cittadini – Tor Marancia a Roma e NoLo a Milano ne sono un grande esempio –  a divenire musei a cielo aperto.

La Street art non è vandalismo, ma una forma di espressione che si serve della città per dare vita alla sua tela.

 

Ileana Trovarelli

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Con Andrea Ravo Mattoni a Varese riapre Substrato https://www.artevarese.com/con-ravo-a-varese-riapre-substrato/ https://www.artevarese.com/con-ravo-a-varese-riapre-substrato/#comments Tue, 17 Apr 2018 11:30:28 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44306 http://video.artevarese.com/servizi-artevarese/2018/04/16/ravo.mp4   Varese – Substrato riapre i battenti in via Robbioni. E lo fa in grande stile, presentando un’opera maxi di Andrea Ravo Mattoni, l’artista varesino che negli ultimi due anni sta conquistando il mondo grazie al suo nuovo progetto di democratizzazione dell’arte.  Andrea Ravo Mattoni collabora infatti con il Museo del Louvre, con enti […]

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Varese – Substrato riapre i battenti in via Robbioni. E lo fa in grande stile, presentando un’opera maxi di Andrea Ravo Mattoni, l’artista varesino che negli ultimi due anni sta conquistando il mondo grazie al suo nuovo progetto di democratizzazione dell’arte. 

Andrea Ravo Mattoni collabora infatti con il Museo del Louvre, con enti pubblici, privati e città in Italia e ormai in tutto il mondo. Nei prossimi giorni sarà a Parigi per realizzare un nuovo grosso lavoro, poi in Normandia, a Londra, a San Pietroburgo, Mosca, a Miami, e di ritorno a Novara, Varallo Sesia, Covo.

 

Quest’opera a Substrato è un omaggio a quello che è stato l’inizio del mio progetto “Recupero del classicismo nel contemporaneo” che ha avuto inizio con il Caravaggio al sottopassaggio dell’Iper alla fine di viale Belforte” (“La cattura di Cristo”) – racconta Andrea Ravo Mattoni. Da lì è iniziato tutto, nel 2016.

Nello spazio di Substrato in via Robbioni a Varese Ravo ha appena realizzato in grande scala The happy violinist di Gerrit van Honthorst, olio su tela del 1624 dalle dimensioni originali di 83 x 68 cm, oggi conservato nel Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid. Nessuna aggiunta, nessuna “creazione”, nessuna nuova immagine. L’artista si definisce più un direttore d’orchestra che un compositore.

Questa idea di omaggiare l’arte classica attraverso l’utilizzo delle bombolette, creando un ponte tra la strada e le istituzioni museali con una sorta di riculturalizzazione dal basso è sempre stato il mio obiettivo. I musei si sono accorti di questo e infatti adesso sto lavorando con il direttore del Louvre, che venne a trovarmi nell’agosto 2017. Dopo Roma, Milano, Messina, anche Brebbia, Leggiuno, Busto Arsizio e molte altre città mi propongono muri. Mi interessano le grandi aree urbane ma anche moltissimo i piccoli centri che custodiscono tesori inimmaginabili, come Varese con il Morazzone e Bernardino Luini, Varallo Sesia con Tanzio da Varallo e Gaudenzio Ferraris. L’intenzione è quella di riportare all’attenzione sui dipinti che hanno fatto la storia dell’arte, per riscoprire il classicismo in tutte le sue espressioni. Ogni opera ha un legame con il territorio in cui viene riprodotta.”

Andrea Ravo Mattoni ama mettere in luce quadri classici dal Quattrocento all’Ottocento attraverso un sapiente uso della bomboletta, che utilizza come un artista allo stesso tempo antico e contemporaneo, realizzando il fondo color mattone e sovrapponendo in seguito i pigmenti necessari. “Questo lavoro si affaccia in una prospettiva di arte sociale, il contatto con la gente è importantissimo”, spiega Ravo, “ingigantendo i capolavori dell’arte italiana sono le opere ad andare dalle persone. In un’epoca così frenetica questo può fermare il tempo per un attimo.

Ho iniziato nel 1995. Facevo graffiti in cui scrivevo il nome che mi ero dato,“Ravo”. Il writing nacque nel 68 a New York dove dei ragazzi del Bronx iniziarono a scrivere il proprio nome sulla metropolitana per farlo arrivare a Manhattan, come gesto di ribellione e di protesta nei confronti della società. Io feci la stessa cosa a Varese sui treni che andavano a Milano con il nome Ravo. 

Vissuto in una famiglia di artisti (padre artista comportamentale e concettuale e illustratore, nonno pittore e zio illustratore) che lo ha sempre incoraggiato a trovare nuove strade, Andrea Ravo Mattoni si è poi iscritto all’Accademia d’Arte di Brera, dove si è poi appassionato al figurativo. “Tornai al muro con una presa di visione differente. L’utilizzo della bomboletta venne trasformato.” E così, dopo un percorso di ricerca artistica in cui il lavoro in strada è stato frammentato in favore di un approfondimento in studio, capace di evidenziare la capacità ritrattiva e di disegno (“Veri Nobili”), Ravo torna alla storia dell’arte ma con una visione nuova, quella urbana, che si trasforma poi nell’attuale progetto “Recupero del classicismo nel contemporaneo”.

Prima opera di questa svoltà è proprio il Caravaggio alla fine di viale Belforte a Varese del 2016, nato grazie al progetto Urban Canvas, promosso dall’associazione Wg Art animata dalla brillantissima e irrefrenabile Ileana Moretti, promotrice anche della riapertura di Substrato.

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.
È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore” (Peppino Impastato) Una frase, questa, molto cara ad Andrea Ravo Mattoni, che ne orienta gli sforzi e che riporta anche sul suo sito internet.

 

Alessia Zaccari

 

 

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