L'interno di MalpensaL'interno di Malpensa

L'hub antropocentrico – "Umanistica (…) di una Italia che insegue una cultura dedicata all'uomo". Così Ettore Sottsass, o meglio Sottsàss, il geniale designer spentosi l'ultimo giorno del 2007, descriveva un'opera capitale tra le tante realizzate nella sua lunga carriera: Malpensa 2000, l'hub varesino, al centro oggi di questioni politico-economiche-finanzarie cruciali, ma solo qualche anno luogo fisico in cui si andava riaffermando la vocazione forte anche del gusto oltreché della innovazione lombarda ed italiana. Venne scelto, per il suo disegno, per il suo interior design, proprio uno dei designer-architetti principi italiani, benchè nato ad Innsbruck nel 1917. Un maestro della scuola italiana, benché da sempre aperto alle contaminazioni internazionali.

Proporzioni e spaziature
– Quel luogo di transito ma anche di stasi, approdo episodico di un mondo via via più frenetico, per lui doveva avere le cifre di una immediata riconoscibilità. Non solo di una cultura a misura d'uomo. Ma soprattutto di una cultura profondamente radicata alle sue origini culturali. "Un grande luogo interto opaco. Capace di rifarsi – per misura, proporzione, ritmo, spaziature, geometrie, silenzi – anche all'impassibilità del nostro paesaggio". Materiali antiriflettenti, in grado di assorbire dolcemente luci e distorsioni foniche. Un disegno semplice, lineare, una gamma cromatica terrosa, ma di terra lieve. Un luogo insomma, in cui il viaggiatore, specie se proveniente dall'estero, entrasse immediatamente in una dimensione particolare, in una idea di Italia "non affannata, non presuntuosa, ma dedita alla cultura dell'uomo".

Ettore SottsassEttore Sottsass

Dalla parte del Mac – Avewa novant'anni Sottsass, una laurea al Politecnico di Torino nel 1939, esperienze nel cruciale studio Pagano a Milano, dove concentra gran parte della sua attività a partire dal 1947. Per sessant'anni è stato riconosciuto tra i maestri del design; sebbene non si sia limitato a questa solo branca del fare per migliorare anche esteticamente la qualità di una Italia che ripartiva dalla guerra. L'esperienza di Malpensa è tra le ultime di una vocazione all'architetttura, all'urbanistica, ma anche alle più normali discipline espressive. La fotografia, ad esempio, ma anche la pittura in anni giovanili, quando il Nostro aderiva al nascente Mac, stando dalla stessa parte della barricata con Dorazio, Dorfles, Fontana, Munari, Perilli, Soldati, Veronesi contro il realismo figurativo, politicamente indirizzato, e a favore invece di una espressività stilisticamente più libera; per quanto non meno decisa a propugnare un'etica del ruolo dell'artista. Lui intanto già   progetta case popolari ed edifici scolastici.

L'America 'in casa'
– Nel suo caso specifico, poi questo si traduce, nell'arco della sua attività preponderante, nell'introdurre il suo stile nel campo degli oggetti applicati anche al mestiere dell'artista. La sua macchina da scrivere Valentina, tra le altre è esposta nella sezione permanente del MoMa di New York, il suo progetto per

Libreria CarltonLibreria Carlton

un computer, "Elea", vince il Compasso d'oro nel 1959. L'America lo onora; anche con la mostra, al principio degli anni settanta: "Italy: the new Domestic Landscape". Sottsass è già tra quanti incarnano con proprie specificità il Made in Italy, ma un pezzetto di America, l'architetto-designer l'aveva già in casa. La sua prima moglie è una promettente traduttrice di letteratura statunitense, la stessa che lo aiuta a disertare in piena Repubblica Sociale: Fernanda Pivano. Anche grazie alla sua vicinanza Sottsass si avvicina con più pertinenza alle nuove ricerche artistiche d'oltreoceano.

Castelli di carte
– I frutti li trarrà successivamente, quando la Pivano non sarà più la compagna e, nel frattempo, anche i sodalizi professionali saranno cambiati. Come nella libreria Carlton, 'tirata su' da Sottsass, allora già fondatore del gruppo Memphis, come un castello di carte, a metà tra un totem e un pupazzo, ludica, istrionica, coloratissima, cosi come, tra le tante altre, Casa Wolf, in Colorado. trasposizione nel campo architettonico di una sempre più fiduciosa adesione ad una architettura emozionale, ugualmente accesa di cromatismi, tra strutture aree e quasi sospese. Negli ultimi anni hanno preso corpo, tra i suoi disegni, progetti di "città ideali". A suo modo anche la 'mediterraneità umanistica' di Malpensa 2000, lo è.