Una veduta dell'internoUna veduta dell'interno

Pagine di vita bustese – Lo scorso weekend la Sagra di San Gregorio ha animato la città di Busto Arsizio e per l'occasione la protagonista "sacra" dell'evento, la chiesa di San Gregorio in Camposanto, si è presentata con un look d'eccezione: interamente rivestita da impalcature. Nei giorni precedenti, infatti, era stato annunciato da Mons. Franco Agnesi il programma di restauri che vedrà coinvolta questa che è una delle meraviglie dell'architettura sacra cittadina. Seppur piccola, infatti, la chiesa di San Gregorio, situata nel centro storico, custodisce preziosi tesori artistici e la sua costruzione s'intreccia profondamente con la storia di Busto Arsizio, a cavallo tra seicento e settecento.

L'antico cimitero – "La chiesa è composta da due parti distinte: un corpo anteriore seicentesco a pianta quadrata e un corpo rettangolare di epoca settecentesca, realizzato su disegno del canonico bustese Biagio Bellotti" ci spiega l'architetto Augusto Spada, responsabile del progetto di restauro di prossima realizzazione. Conosciuta dai bustocchi come la "chiesa della peste", l'attuale chiesa di San Gregorio sorge, infatti, sulle ceneri dell'antico lazzaretto fatto costruire appositamente per il dilagare della pestilenza che nel 1630 causò la morte di un terzo della popolazione.  Insieme al lazzaretto fu costruito anche il cimitero, una cappelletta (isolata rispetto alle vie circostanti proprio per la sua funzione funebre) e la colonna votiva ancora esistente, seppur demolita e ricostruita in epoca recente (1941). 

La volta del BellottiLa volta del Bellotti

Ricerca di benefattori – Purtroppo la chiesa è poco conosciuta dagli stessi cittadini, non tanto per mancanza d'interesse verso le belle arti, bensì per l'apertura della chiesa limitata al primo lunedì del mese, in occasione della commemorazione dei defunti. "Proprio la chiusura prolungata dell'edificio costituisce la sua prima causa di rovina" spiega l'architetto. "La mancanza di cambiamento dell'aria provoca condensa e quindi infiltrazioni che hanno danneggiato soprattutto il tetto e gli affreschi del Biagio Bellotti. "Tre gli interventi di restauro, ognuno dei quali prevede una spesa di circa 50.000 euro, per un totale di 150.000 euro, in parte finanziati dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto, in parte dai parrocchiani di San Giovanni, ma la cifra totale non è stata ancora coperta totalmente, quindi confidiamo nel buon cuore dei cittadini" dichiara Spada. 

I restauri – L'operazione più urgente è quella che riguarda il tetto: le infiltrazioni d'acqua hanno infatti danneggiato gli splendidi affreschi della volta, realizzati intorno al 1745 da Biagio Bellotti, raffiguranti "L'Ascesa al cielo delle anime purgate". Per quanto riguarda i paramenti interni ed esterni, si dovrà rimediare ad alcuni restauri impropri effettuati negli anni '60, in cui fu utilizzato un tipo d'intonaco molto dannoso, non traspirante, che ha provocato il fenomeno di condensa e così il degrado anche degli affreschi sulla parete di fondo della chiesa, raffiguranti San Clemente e San Jemolo. A subire danni anche la grande pala d'altare dei fratelli Lampugnani (1618) che rievoca l'episodio del miracolo di

La colonna votivaLa colonna votiva

San Gregorio. Ad occuparsi dei restauri pittorici sarà, neanche a dirlo, il Laboratorio Sangregorio, mentre le opere edili verranno realizzate dall'impresa Alfano

Tornare a vivere – "L'inizio dei lavori è abbastanza prossimo – assicura Spada- attendiamo l'autorizzazione della Curia e della Sovrintendenza. Impossibile per ora ipotizzare il termine di conclusione dell'operazione, dipenderà molto dalla generosità dei bustocchi. L'auspicio di questi restauri è proprio quello di restituire loro uno dei gioielli artistici più preziosi della città, facendo in modo che d'ora in poi la chiesa venga vissuta di più dalla città, aprendola più spesso ai fedeli, proprio per non ripetere gli errori commessi in passato".