L'approfondimento, nel periodo natalizio, di un capolavoro dellʼarte universale è diventato per i milanesi (e non solo) un appuntamento ormai tradizionale e irrinunciabile. 

Quest'anno la sala Alessi di Palazzo Marino accoglie un piccolo quadro di straordinaria raffinatezza: si tratta della Madonna col Bambino e san Giovannino, che il giovane Raffaello eseguì nel 1508 al termine del soggiorno fiorentino, meglio nota come Madonna Esterházy, in prestito dal Museo di Belle Arti di Budapest. 

Ad evidenziare come essa risenta della suggestione di Leonardo, all'opera di Raffaello sono accostati due dipinti di ambito leonardesco milanese: una copia della Vergine delle Rocce attribuita a Francesco Melzi e la Madonna della rosa dalla Casa Museo Poldi Pezzoli, dipinta da Giovanni Antonio Boltraffio.

Nella storia dellʼarte italiana, nel cuore del Rinascimento, cʼè stato un momento davvero particolare: siamo a Roma nel 1508 e, a poche decine di metri di distanza, Raffaello e Michelangelo si avviano a dipingere i loro massimi, rispettivi capolavori, la Stanza della Segnatura negli appartamenti papali, e la volta della Cappella Sistina. 

È "lʼalba del giorno più bello della pittura italiana", per rubare una bella espressione usata dal curatore, Stefano Zuffi. E questo giorno inizia proprio con la Madonna Esterházy. Il dipinto infatti, raffinatissimo e solare, raffigura la Madonna col Bambino e san Giovannino e segna esattamente la conclusione del fondamentale periodo trascorso da Raffaello a Firenze, con la decisione di trasferirsi a Roma. 

Come nella pagina di un personalissimo diario, Raffaello ci mostra questo decisivo passaggio direttamente nel dipinto stesso: la composizione infatti si ispira in modo esplicito a Leonardo, conosciuto e studiato attentamente da Raffaello durante gli anni passati a Firenze; ma sullo sfondo appaiono i ruderi del Foro Romano, a riprova di una conoscenza diretta e di una serena e convinta "immersione" nella classicità. 

Considerando che non se ne conosce un committente o una destinazione antica, tutto lascia pensare che Raffaello lʼabbia sempre tenuta con sé, come la memoria tangibile. La tavola, infine, non è del tutto compiuta, mancando di alcuni ritocchi propri dellʼultima stesura.

La Madonna Esterházy viene messa a confronto in Sala Alessi con altri due dipinti milanesi, simili per soggetto e per epoca: la Vergine del Borghetto, senza dubbio la migliore copia antica della Vergine delle rocce di Leonardo rimasta a Milano, concessa dallʼIstituto delle Suore Orsoline di via Lanzone e attribuita al prediletto allievo Francesco Melzi; e la Madonna della rosa di Giovanni Antonio Boltraffio, prestito del Museo Poldi Pezzoli: sarà così possibile osservare le evidenti affinità nelle espressioni dei volti e nelle pose dei personaggi, ma anche le profonde differenze nella concezione del paesaggio e delle luci, mettendo direttamente a confronto lʼinterpretazione di Raffaello e quella dei seguaci milanesi di Leonardo. 

"Lʼarrivo a Milano di questo capolavoro -ha sottolineato il curatore Zuffi – in cui Raffaello elabora in modo geniale gli spunti ricavati da Leonardo, sollecita necessariamente una riflessione sulla diversa interpretazione degli stessi riferimenti in ambito lombardo".

L'intento di unire queste due opere milanesi a un prestito così importante è di far comprendere la comune origine leonardesca della Madonna di Raffaello e quella di Boltraffio. Muovendosi tra Milano e Firenze, Leonardo ha avuto l'occasione di influenzare tanto la scuola lombarda quanto quella fiorentina, nella quale Raffaello tra il 1504 e il 1508 si trovava. 

Quindi attraverso l'importante copia della Vergine delle rocce, attraverso un dipinto come quello di Boltraffio, paragonabile anche come dimensione alla Madonna di Raffaello, i visitatori potranno vedere come la ricezione dei modelli leonardeschi si sia svolta da un lato nel contesto centro italiano da Raffaello, un marchigiano che studiava a Firenze e che stava per trasferirsi a Roma, quanto nel contesto milanese: affinità e differenze che i vistatori potranno cogliere a palazzo Marino. 

Info.
3 dicembre 2014 – 11 gennaio 2015
Ingresso libero
Orari di apertura al pubblico
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 20.00
(ultimo ingresso alle ore 19.30)
giovedì dalle ore 9.30 alle 22.30
(ultimo ingresso alle ore 22.00)
Chiusure anticipate
24 e 31 dicembre 2014 > chiusura alle ore 18.00
Aperture straordinarie
25 dicembre 2014 > dalle ore 9.30 alle 20.00
1 gennaio 2015 > dalle ore 9.30 alle 20.00