Busto Arsizio – Un lettino,  una poltrona, un malato e, accanto, qualcuno osserva.  E’ l’immagine dell’installazione che la scultrice Antonella Gerbi presenta  nella personale allestita allo Spazio Arte Carlo Farioli in occasione di Filosofarti. Ispirandosi al tema dell’edizione 2019 del festival di filosofia, dedicato al dialogo, l’artista ha puntato su una  comunicazione silenziosa, senza parole. “Take Care”, questo il titolo dell’opera, che tradotto significa “Prendersi cura”, si concentra su due mondi che si toccano e vivono la medesima sofferenza.

“La figura distesa sul letto – spiega l’artista – è  una schiena alla quale ho dato la forma di una foglia per evidenziarne la fragilità, l’altra scultura sulla sedia che rappresenta una colonna spinale verticale,  simboleggia la solidità. Entrambe sono legate da una cannuccia che unisce i loro destini rendendoli dipendenti l’uno dall’altro. In questo modo intendo esprimere quello che noi siamo in certi momenti della vita: un sostegno per qualcun altro”.

Attorno, altre figure, dalle sembianze simili a quella sul lettino, osservano la scena. Sono sospese, appese ad un gancio, simile a quello usato dai macellai e come spettatori,  in balìa di qualcosa che dovrà accadere guardano la scena. L’atmosfera è tesa e colma di suggestioni differenti: c’è approvazione, distacco, indifferenza, coinvolgimento. Ma è fondamentale il concetto che vuole trasmettere l’artista, ossia quello di prendersi cura dell’altro. C’è sempre una parte più forte e una più  debole. Quella che rimane e quella che se ne va, che deve andarsene… Una scena di dolore, di sofferenza che gran parte dell’uomo, prima o poi, è costretto a vivere: come colonna vertebrale, che vuole e deve sostenere, spesso invano, quella fragile foglia.

E’ in questo momento che si apre quel dialogo senza parole tra le due parti, fatto solo di un silenzio carico di dolore e speranza, di pensieri e di abbandono ….

La ricerca dell’artista nella tematica della comunicazione spazia anche negli ultimi lavori concentrandosi su un aspetto ancor più intimo dell’uomo, o meglio tra la parte più spirituale e quello che lascia apparire esternamente.

“Tra la luce che ci appartiene e quella che manifestiamo  – precisa l’artista. E lo rappresento attraverso l’utilizzo e l’intersezione di materiali diversi, come il plexiglass, al quale affido la parte più profonda, l’anima. Per questo intaglio, incastono e le rifrazioni che si creano evidenziano e meglio manifestano quella luce interiore. Quindi ciò che noi vediamo, sostanzialmente, è quello non c’è. Materialmente, sembra solido, ma in verità è aria, qualcosa che poi svanisce nel nulla”.

Nel tuo lavoro usi  differenti tipi di materiali. Prediligi qualcuno in particolare?

“Per eccellenza il marmo. Del resto, il mio percorso parte dalla scultura tradizionale. Ho lavorato in marmeria e tante esperienze confluiscono all’interno della mia ricerca.  La scultura è un settore dove occorrono dedizione e pazienza perchè è un processo lento. Non c’è niente subito. Spesso lo paragono a un esercizio “Zen” dove ritrovare il gusto dell’attesa. Si lavora per sottrazione. A livello mentale occorre spogliarsi del superfluo: deve rimanere solo quello che è fondamentale. Non è semplice a volte, infatti, ci si lascia prendere dalla bellezza della materia, che ammalia, e ci fa perdere in barocchismi. Invece bisogna avere la forza di dire, mi fermo, perché questo è ciò che voglio esprimere”.

Come vivi  la magia della creazione?

” E’ molto bella all’inizio, è l’impeto dell’opera, quando spezzi la materia. Poi, hai il gusto della definizione. Ma c’e una fase che a me piace tantissimo ed è quando  ti perdi nei pensieri e la tua mano va avanti da sola, sa già cosa fare. E’ un atto interiore e l’opera esce in modo molto naturale. Sei dentro e fuori dall’opera nello stesso tempo, quasi un automatismo, una sensazione particolare, che ti fa capire che stai andando nella direzione giusta”.

La mostra, allestita nella sede di via Silvio Pellico, 15, rimane in calendario sin al 3 marzo nei seguenti giorni e orari: giovedì – sabato 16.30 – 19; domenica 10.30- 12.30 / 16.30-19.

 

Anita Venegoni