Oropa – Oggi si arriva in macchina o su fiammanti moto; tempo fa con una sferragliante tramvia in partenza da Biella che già faceva presagire una giornata speciale. Prima ancora il pellegrino il faticoso percorso lo faceva a piedi, in mezzo a faggi e castagni, avendo come compagni i rumori del bosco. Qualche cappelletta dedicata ai santi più amati e venerati, a segnare le tappe di un cammino che alleggeriva, e alleggerisce, dalle cose di ogni giorno e fa sentire più prossimi al cielo, alla sua luce, al suo mistero.

Il complesso visto dall’alto

Alla fine di un lungo spiazzo delineato da brevi obelischi si rivela finalmente la monumentalità austera degli edifici a cornice del santuario della Madonna Nera di Oropa  di remota fondazione e di amplissima devozione.
La chiesa non svetta e nemmeno si impone, anzi si presenta in rigorosa semplicità nel quadrilatero solenne dei portici, quasi un arioso, amplissimo chiostro. Salda con i suoi blocchi di pietra ben tagliati, con il tetto a piode caratteristico

Il piazzale del Santuario

delle valli alpine, non è nemmeno disposta in posizione preminente. Eppure tutti si dirigono lì, subito, senza esitazione, certi di ritrovare quel fervore spirituale che ciascuno ha dentro di sé e che si ridesta in questo spazio di silenzio e riflessione.

Quando poi si torna sul piazzale ci si sente più sollevati e in pace e allora il guardarsi intorno diventa quasi stupore di fronte alla sequenza armoniosa e solenne dei portici sovrastati da ampi finestroni barocchi. Essi lasciano immaginare all’interno lunghi corridoi solcati un tempo da canonici in preghiera ma anche da duchi e madame reali devote e pie di casa Savoia che di Oropa aveva fatto il suo santuario di elezione.
È bello indugiare, soprattutto sul far del tramonto, seduti sotto un’arcata, davanti alla vista del quieto paesaggio dominato dal Mucrone. Allora ci si può perdere nei pensieri che si affastellano e si perdono nel silenzio appena rotto dal cadenzato scendere dell’acqua nel Burnèl; si provano momenti di emozione profonda, quasi leopardiana, e un senso di irrealtà che non ci lascia facilmente.

Lo scalone e la Porta Regia

Poco serve a questo punto scrivere di quel mastodonte che è la Chiesa Nuova messa a fondale del lungo percorso prospettico dove, tra il primo e secondo piazzale, si deve apprezzare l’eleganza profana dell’armonioso scalone, quasi da villa reale, alla fine concluso dalla Porta Regia, bell’esempio di barocco piemontese progettato da Pietro Arduzzi “ingegnere di S.A.”.
Oropa possiede altro e non si può lasciarla senza aver prima dato uno sguardo a due altri luoghi di arte e di fede che accompagnano la lunga storia del santuario.

Innanzitutto il Sacro Monte  che si avvia su un pendio erboso a fianco del piazzale d’arrivo; le cappelle, in ordine sparso, non

Il Sacro Monte

affacciate come a Varese su una Via Sacra, meritano di essere viste una ad una anche se per la maggior parte sono in abbandono come del resto le statue modellate con espressività efficace dall’Auregio Termine nel loro interno: amputate, decapitate, franate.
Da una, con lieve deviazione, si può entrare nel cimitero monumentale, l’ultima dimora del ministro Quintino Sella e degli imprenditori biellesi che per essa proprio non badarono a spese pur che diventasse il blasone delle loro acquisite ricchezze.

Il bassorilievo di Leonardo Bistolfi

Sotto un’arcata di sinistra, nello spazio tombale della famiglia Canepa, Leonardo Bistolfi figurò in fluttuanti cadenze liberty il dolore e il compianto di chi resta. Su un gradone del lato opposto spicca tra i faggi uno spoglio cilindro in marmo rosa: in questo originale avello hanno pace Riccardo e Cesarina Gualino, i signori del castello di Cereseto: chi volesse conoscere la loro avventurosa storia può andare su ArteVarese del 14 agosto 2022 dove se ne è scritto.

 

Giuseppe Pacciarotti