Paola Mattioli, Fiori per Dorothy Parker, Milano, 1996

Tremezzina (CO) – E’ un moderno carnet de voyage che racconta le infinite traiettorie della fantasia di una fotografa che cerca la poesia nella leggerezza la mostra “Paola Mattioli. Quattro stanze, quattro storie” in apertura dal 18 giugno a villa Carlotta.

L’esposizione, al primo piano dell’edificio, trova gli spazi ideali per raccontare argomenti cari all’autrice che vede l’immagine come l’evocazione di un’emozione profonda e totalizzante, dove la tecnica si cela dietro in un’apparente semplicità, per cogliere l’essenza dell’espressione.

Attraverso 66 foto (60 in bianco e nero e 6 a colori) realizzate dal 1970 al 2019, la storia di un rapporto privilegiato con un oggetto, una persona, con una sensazione che si cristallizza nel momento in cui l’intensità diviene la cifra del suo stile.

La mostra oltre ad essere un tributo a una protagonista della fotografia italiana dagli anni Settanta ad oggi, si propone di raccontare un percorso di ricerca rigorosa e creativa, che la rende testimone originale del proprio tempo attraverso immagini sempre contemporanee nella loro essenziale sintesi.

L’esposizione è scandita da quattro temi chiave della sua carriera:
Fiori per… Le 12 foto (1972-1996) sono un commosso omaggio alla rimembranza, che attraverso l’immagine prende forma oltre la transitorietà dell’esperienza. Gli affetti più cari, che siano personali, letterari o politici, si confrontano con il diaframma fotografico che rende impossibile l’oblio dei ricordi più profondi.

Paola Mattioli, Calesse nel giardino Majorelle, Marrakech, 1986

Il percorso accompagna poi nella sala “Mattioli/Mondino” che in 12 scatti e oggetti d’affezione racconta opere d’arte e album d’appunti (1983-1993), la vicenda artistica di due persone che viaggiano negli spazi della creatività con la stessa passione che li porta a cercare nuovi linguaggi nei segni e nelle immagini del loro mondo poetico.

Statuine è una serie di 10 immagini (1985) omaggio alla bellezza che attraverso la fissità scultorea oltrepassa il tempo. Uno sguardo rivolto all’infinito e un corpo che si pone al di sopra della superficie diventano l’occasione per affrontare l’artificio, quell’esercizio di rendere verosimile il vero attraverso l’imitazione della natura.

Paola Mattioli, Giuseppe Ungaretti, Salsomaggiore, 1970

Ritratti è il tema di una ricerca che inizia con il volto vitale e intenso di Giuseppe Ungaretti nel 1970, e che continua ancora adesso con la stessa curiosità di apprendere che ha spinto Paola Mattioli appena ventenne a frequentare lo studio di Ugo Mulas. 32 fotografie (1970-2019) che ritraggono personaggi famosi del mondo dell’arte e del design, come Emilio Tadini, Luigi Serafini, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Ron Arad, Ingo Maurer; del cinema e del teatro come Peter Ustinov e Angela Finocchiaro, della musica come Milva e Fabio Treves, ma anche amici, intellettuali, persone che hanno arricchito la sua esperienza umana e professionale.

A conclusione della mostra saranno proiettate due interviste video dove la fotografa racconta, con entusiasmo e sincerità, aspetti del suo carattere che ritroviamo negli sguardi della sua ricerca.

La mostra proseguirà sino al 4 settembre e sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10 alle 18. Sabato 25 giugno, 23 luglio e 3 settembre, alle 15, sarà possibile partecipare a una speciale visita guidata alla mostra con l’autrice, Paola Mattioli, e il curatore, Luca Violo. Le visite saranno gratuite, comprese nel biglietto d’ingresso a Villa Carlotta .

Paola Mattioli è nata a Milano nel 1948, ha studiato filosofia e si è laureata con una tesi sul linguaggio fotografico. Il ritratto, l’interrogazione sul vedere, il linguaggio, la differenza femminile, le grandi e le piccole storie (dall’Africa alla Dalmine) sono i temi che affronta con uno sguardo lontano dal classico reportage, con “una sottile distanza” che mette in gioco “con leggerezza e rigore. In ogni sua ricerca emerge la costante riflessione intorno al linguaggio fotografico e ai fenomeni della visione, la domanda sul senso del vedere e del fotografare: un tenace filo rosso che lega gli uni agli altri tutti i suoi lavori”, come ha felicemente condensato un intervento critico.

Tra le mostre e le pubblicazioni principali: Ungaretti (1972); Immagini del no (1974); Ci vediamo mercoledì (1978); Cellophane (1979); Statuine (1987); Donne irritanti (1995); Regine d’Africa (2004); Fabbrico (2006); Dalmine (2008); Una sottile distanza (2008); Altra misura. Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta (2015); Cristina Casero, Paola Mattioli, sguardo critico di una fotografa, Postmediabooks (2016).